Il processo comincerà il prossimo 27 luglio. Dieci gli imputati, tra cui i finanzieri Raffaele Mincione e Gianluigi Torzi. Il porporato avrebbe interferito nelle indagini ancora prima di essere coinvolto. Secondo l’accusa ha cercato di far ritrattare monsignor Perlasca e in un sms avrebbe scritto: «Serve organizzare una campagna mediatica per screditare i magistrati».
Il presidente del tribunale Vaticano ha disposto la citazione a giudizio del cardinale Angelo Becciu e di altri nove imputati nell’ambito della vicenda legata agli investimenti finanziari della segreteria di stato a Londra. Il processo avrà inizio all’udienza del prossimo 27 luglio.
La richiesta di citazione a giudizio è stata presentata nei giorni scorsi dall’ufficio del promotore di giustizia, nelle persone del promotore Gian Piero Milano, dell’aggiunto Alessandro Diddi e dell’applicato Gianluca Perone e riguarda il personale della segreteria di stato, tra cui l’ex sostituto, cardinale Angelo Becciu, e figure apicali dell’allora autorità di informazione finanziaria, oltre che i finanzieri Gianluigi Torzi e Raffaele Mincione.
Tutti coinvolti nell’operazione di vendita di un immobile che si trova in Sloane avenue a Londra, i cui proventi sono finiti in operazioni poco chiare e che secondo gli inquirenti ha portato a una perdita per le finanze vaticane di 18 milioni di euro. Per quella vicenda Becciu, fino a settembre prefetto della congregazione per le cause dei santi, ha presentato le sue dimissioni a papa Francesco. Ora le carte giudiziarie fanno emergere anche l’utilizzo di 454 milioni dell’obolo dei poveri a garanzia di operazioni speculative. E inoltre delineano un ruolo assai più centrale del cardinale.
Il ruolo di Becciu
Secondo i magistrati infatti Becciu avrebbe interferito nelle indagini ancora prima di esservi coinvolto. In un sms all’ex gestore delle finanze vaticane a Crasso avrebbe scritto: «Serve una campagna stampa per sbugiardare i magistrati».
Inoltre l’accusa del reato di subornazione è dovuta al fatto che secondo l’accusa Becciu avrebbe tentato di fare ritrattare monsignore Alberto Perlasca, ex capo dell'ufficio amministrativo della segreteria di stato vaticano.
Le parole di Becciu
La segreteria di stato vaticana si costituirà parte civile e sarà difesa dall’avvocato e ex ministro della giustizia Paola Severino. L’ex sostituto della segreteria vaticana da parte sua continua a dichiararsi vittima di una macchinazione e secondo quanto riportano le agenzie di stampa ha aggiunto di essere vittima anche di una «gogna mediatica» e di stare «soffrendo in silenzio».
Le accuse
La lista dei rinviati a giudizio include, René Brülhart, ex capo dell’authority finanziaria vaticana, al quale l’accusa contesta il reato di abuso d’ufficio, mentre l’ex direttore della stessa authority, Tommaso Di Ruzza, è accusato dei reati di peculato, abuso d’ufficio e violazione del segreto d'ufficio. L’ex gestore delle finanze vaticane Enrico Crasso, dovrà invece rispondere di peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio, truffa, abuso d’ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata.
Il cardinale Becciu è stato rinviato a giudizio per peculato, abuso d’ufficio anche in concorso, e subornazione, cioè in sostanza è accusato di aver promesso denaro a un testimone o a un perito o a un interprete, per indurlo a dichiarare il falso.
Il ruolo di Marogna
A monsignor Mauro Carlino, ex segretario di Becciu, l’accusa contesta i reati di estorsione e abuso di ufficio, mentre Cecilia Marogna, imprenditrice definita la “dama” del cardinale è accusata di peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio.
Arrestata il 14 ottobre scorso a Milano dalla guardia di finanza su mandato mandato dell'Interpol in base a una richiesta della magistratura vaticana, negli ultimi tre anni la donna sarebbe stata beneficiaria di bonifici per almeno 500 mila euro da parte della prima sezione della segreteria di stato per non meglio specificate operazioni umanitarie.
Il legale Nicola Squillace è accusato di di truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio; il membro laico della segreteria, Fabrizio Tirabassi, risponde di corruzione, estorsione, peculato, truffa e abuso d’ufficio. Poi ci sono i finanzieri, Gianluigi Torzi, accusato di estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio e Raffaele Mincione.
Le quattro società
Infine, sono state rinviate a processo per truffa anche tre società riferibili a Crasso, HP Finance LLC, la Prestige Family Office SA, la Sogenel Capital Investment, e per peculato la società di Marogna riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa; la Logsic Humanitarne Dejavnosti, D.O.O.
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