Dopo che le testate giornalistiche spagnole hanno riportato il caso di un presunto respingimento a danno di un minore marocchino, la procura ha deciso di aprire un’inchiesta per verificare se il governo abbia rispettato i protocolli.
A dieci giorni dalle immagini che ritraevano migliaia di migranti marocchini intenti ad arrivare in Spagna, ora la procura iberica apre un’inchiesta per verificare sui respingimenti autorizzati dal governo del socialista Pedro Sanchez.
Nei giorni scorsi alcune ong spagnole hanno denunciato che tra le persone respinte dall’enclave spagnola di Ceuta, una cittadina che conta poco più di 85mila abitanti, ci fossero anche dei minori. Le associazioni hanno presentato il caso di un ragazzo di 16 anni che ha raggiunto Ceuta a nuoto galleggiando su delle bottiglie di plastica vuote e una volta sul posto è stato intercettato dai militari. Qualche giorno più tardi il quotidiano El Pais si è messo sulle sue tracce ritrovandolo a Casablanca in Marocco. Se effettivamente fosse stato respinto, le autorità spagnole avrebbero violato la legge nazionale che prevede i cosiddetti respingimenti “express” soltanto nei confronti dei cittadini maggiorenni ma soltanto dopo un processo di identificazione per ogni singola persona.
Il governo spagnolo ha fin da subito affermato di aver rispettato tutti i protocolli in vigore, ma secondo le ong il caso del 16enne marocchino non è l’unico. Ce ne sarebbero altri tra gli oltre tremila migranti respinti dal territorio spagnolo dallo scorso 18 maggio, quando a Ceuta ne arrivarono 7.800 e il primo ministro Pedro Sanchez definì gli arrivi come un’emergenza. Per cercare di vietare alle persone di entrare in Spagna vennero schierati circa 200 agenti tra polizia e membri dell’esercito.
Secondo i dati del ministero dell’Interno spagnolo nel 2020, 2.228 persone hanno attraversato le due enclave di Ceuta e Melilla per arrivare in Europa. Mentre nell’anno pre pandemia la cifra ha raggiunto il picco di 7.899 persone.
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