Come ci è finito il direttore della testata nel gruppo Signal dove si è discusso dell’operazione militare contro gli Houthi in Yemen? Cosa è stato comunicato nella chat? The Atlantic pubblica le chat dopo le critiche e le minimizzazioni dei funzionari della Casa Bianca
La storia della fuga di notizie alla Casa Bianca, che ha coinvolto il direttore di The Atlantic Jeffrey Goldberg, si fa sempre più ampia. La testata ha deciso di pubblicare gli screenshot dei messaggi inviati tra i funzionari dell’amministrazione di Donald Trump all’interno del gruppo Signal chiamato «Houthi PC small group», dove per errore è stato inserito Goldberg e nel quale si discuteva degli imminenti piani di attacco in Yemen.
La rivista spiega di aver deciso di mettere online i messaggi perché «c’è un chiaro interesse pubblico nel divulgare il tipo di informazioni che i consiglieri di Trump hanno incluso nei canali di comunicazione non sicuri, soprattutto perché le figure di spicco dell'amministrazione stanno tentando di minimizzare il significato dei messaggi che sono stati condivisi».
Prima di pubblicare i messaggi la rivista ha contattato la Cia e vari dipartimenti governativi, chiedendo se fosse problematico rivelarne i contenuti. La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha replicato: «Come abbiamo ripetutamente dichiarato, non c’erano informazioni classificate nella chat. Ma come il direttore della Cia e il consigliere della sicurezza nazionale hanno detto oggi questo non significa che incoraggiamo la pubblicazione della conversazione. Si trattava di discussioni interne e private tra personale di alto livello e sono state discusse informazioni sensibili. Per queste ragioni obiettiamo alla pubblicazione».
La chat
Il 24 marzo, Goldberg ha raccontato in un lungo articolo di essere stato inserito per errore in una chat dove si discutevano i dettagli di un’operazione militare statunitense in Yemen, realmente avvenuta lo scorso 15 marzo. Sarebbe stato inserito nel gruppo l’11 marzo e dopo giorni di dibattiti e discussioni su cosa fare, alla fine i funzionari prendono la decisione di attaccare.
Poche ore dopo aver letto i messaggi, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno coordinato i raid contro i ribelli Houthi filorianiani, che da mesi attaccano le navi mercantili nel Mar Rosso in risposta agli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza.
La fuga di notizie ha fatto il giro del mondo in pochissimo tempo. Il presidente Trump ha cercato di fa rientrare il caso minimizzando l’accaduto e difendendo il suo consigliere per la Sicurezza nazionale, Michael Waltz, il primo imputato della vicenda.
Ma cosa c’era scritto in quelle chat? Erano informazioni militari classificate? Come è stato possibile che un giornalista è stato inserito nel gruppo? E ancora, perché dati sensibili e su un’operazione di quel tipo venivano divulgati attraverso una comune App di messagistica?
L’indecisione sull’attacco
Nel suo articolo, Goldberg spiega: «Sapevo due ore prima che esplodessero le prime bombe che l'attacco sarebbe potuto arrivare. Il motivo per cui lo sapevo è che Pete Hegseth, il segretario della difesa, mi aveva inviato un messaggio con il piano di guerra alle 11:44. Il piano includeva informazioni precise sui pacchetti di armi, gli obiettivi e i tempi».
Il direttore del The Atlantic racconta che è stato inserito da Michael Waltz, il consigliere sulla Sicurezza di Trump, in un gruppo su Signal nel quale si discutevano dei piani militari.
La discussione è iniziata con uno scambio di pareri con il vicepresidente JD Vance che ha scritto nel gruppo: «Team, sono fuori per la giornata per un evento economico in Michigan. Ma penso che stiamo commettendo un errore. Il 3 per cento del commercio statunitense passa attraverso Suez. Il 40 percento del commercio europeo lo fa. C'è un rischio reale che il pubblico non capisca questo o perché è necessario. La ragione più forte per farlo è, come ha detto Potus (presidente degli Stati Uniti ndr), inviare un messaggio».
E ancora: «Non sono sicuro che il presidente sia consapevole di quanto ciò sia incoerente con il suo messaggio sull'Europa in questo momento. C'è un ulteriore rischio che assistiamo a un picco moderato o grave nei prezzi del petrolio. Sono disposto a sostenere il consenso del team e a tenere queste preoccupazioni per me. Ma ci sono forti argomenti per ritardare questo di un mese, fare il lavoro di comunicazione sul perché questo è importante, vedere dove si trova l'economia, etc».
Presto arriva la risposta del segretario della Difesa Pete Hegseth: «Capisco le tue preoccupazioni e ti sostengo pienamente nel sollevare la questione con Potus. Considerazioni importanti, la maggior parte delle quali è difficile sapere come si svilupperanno (economia, pace in Ucraina, Gaza, ecc.). Penso che inviare messaggi sarà dura in ogni caso: nessuno sa chi sono gli Houthi, motivo per cui dovremmo concentrarci su: 1) Biden ha fallito e 2) l’Iran ha finanziato».
Il dibattito poi prosegue con Hegseth che riporta le sue motivazioni su come anche un eventuale rinvio dell’operazione di un mese non cambierà i calcoli. Secondo lui l’importante è «ripristinare la libertà di navigazione», che si tratta di un interesse nazionale fondamentale e «ristabilire la deterrenza che Biden ha distrutto».
La conversazione prosegue con il consigliere della Sicurezza, Michael Waltz: «Che sia adesso o tra diverse settimane, dovranno essere gli Stati Uniti a riaprire queste rotte di navigazione. Su richiesta del presidente, stiamo lavorando con il Dipartimento della Difesa e lo Stato per determinare come compilare i costi associati e addebitarli agli europei».
L’attacco all’Europa
JD Vance si lascia convincere e lancia la sua frecciatina ai partner europei: «Se pensi che dovremmo farlo, andiamo. Odio dover salvare di nuovo l'Europa».
Il riferimento è al fatto che l’amministrazione Trump sostiene come l’Ue traggano vantaggio economico dalla protezione delle rotte commerciali da parte degli Stati Uniti. Hegseth rincara la dose: «Condivido pienamente il tuo odio per il parassita europeo. È patetico. Ma Mike ha ragione, siamo gli unici sul pianeta (dalla nostra parte del libro mastro) che possono farlo».
A questo punto interviene anche Stephen Miller, il vice capo dello staff della Casa Bianca. «Come ho sentito, il presidente è stato chiaro: via libera, ma chiariamo presto all'Egitto e all'Europa cosa ci aspettiamo in cambio. Dobbiamo anche capire come far rispettare tale requisito. Ad esempio, se l'Europa non remunera, allora cosa? Se gli Stati Uniti ripristinano con successo la libertà di navigazione a caro prezzo, ci deve essere un ulteriore guadagno economico estratto in cambio».
Gli F-18
Nelle ore successive il segretario della Difesa, Pete Hegseth ha pubblicato un post contenente i dettagli operativi di imminenti attacchi allo Yemen, tra cui informazioni sugli obiettivi, sulle armi che gli Stati Uniti avrebbero schierato e la precisa sequenza di attacco. Questi messaggi non erano stati diffusi in un primo momento, ma solo successivamente in un secondo articolo nel quale il The Atlantic ha deciso di pubblicare parte delle chat dopo le critiche e le accuse ricevute dai membri dell’amministrazione di Donald Trump.
Nei messaggi vengono esplicitati il numero di raid aerei degli F-18 e gli orari in cui verranno compiuti. Gli attacchi con i droni Mq-9 e con i missili Tomahawk.
Dopo i raid aerei, in chat esplode l’auforia.
Reazioni
Donald Trump ha minimizzato l’accaduto, mentre per il suo vicepresidente JD Vance il The Atlantic ha «ingigantito» la storia. La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha scritto su X che «The Atlantic ha ammesso: quelli non erano “piani di guerra”. Tutta questa storia è un'altra bufala scritta da un odiatore di Trump, noto per la sua retorica sensazionalistica».
La pensano diversamente alcune fonti del Pentagono citate dalla Cnn, secondo cui le informazioni condivise sul gruppo Signal sono «altamente classificate». «Questi sono piani operativi che sono altamente classificati per proteggere i militari», ha detto una delle fonti.
«Va da sé che qualunque militare verrebbe portato davanti alla corte marziale per una cosa del genere. Noi non trasmettiamo informazioni di tale livello su sistemi non classificati, perché dobbiamo proteggere la vita e la sicurezza dei militari che conducono questi attacchi. Se lo facessimo, saremmo del tutto irresponsabili. Anche gli analisti più giovani lo sanno».
Altra questione da sciogliere riguarda la motivazione del perché sia stata scelta l’app Signal e non i canali classificati. In commissione al Senato, il direttore della Cia John Ratcliffe ha detto che «ipoteticamente, i dibattiti prima della decisione di attaccare dovrebbero essere condotti attraverso canali classificati».
Per il momento, il Consiglio di sicurezza nazionale ha dichiarato in un comunicato che ha aperto un’indagine per cercare di capire come sia stato possibile che il numero di cellulare di Goldberg sia stato inserito nel gruppo.
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