Stamattina un tribunale britannico ha respinto la richiesta di estradare negli Stati Uniti il celebre whistle-blower australiano, accusato di avere hackerato i sistemi informatici e di avere infranto la legge che vieta la pubblicazione di atti segreti sulle operazioni militari, forniti dall’ex militare Chelsea Manning. Dagli albori all’arresto, ecco la sua storia
Oggi il giudice inglese Vanessa Baraister ha negato la richiesta di estradizione negli Usa di Julian Assange, il celebre whistle-blower australiano da anni nel mirino della giustizia statunitense. La sentenza è stata motivata con il pericolo per la salute psico-fisica del giornalista, che a causa della sua lunga reclusione che va avanti dal 2012 soffre di disturbi mentali e con un trasferimento rischierebbe il suicidio.
La sua storia ha diviso il mondo sia all’epoca della nascita di Wikileaks, sia quando – ormai quasi nove anni fa – Assange ha chiesto e ottenuto asilo politico all’ambasciata ecuadoriana a Londra. L’anno scorso, poi, l’arresto da parte delle forze di polizia britanniche. Una storia, la sua, che parte da molto lontano e che oggi lo vede accusato di avere hackerato i sistemi informatici americani e di avere infranto la legge che vieta la pubblicazione di atti segreti sulle operazioni militari degli Usa.
Gli inizi
Alla veneranda età di sedici anni Julian Assange già era in grado di scrivere programmi informatici. Figlio di due produttori teatrali, fin da bambino si è trovato a girare il mondo, sviluppando una sensibilità per temi sociali e politici che lo avrebbe portato poi a fondare Wikileaks.
Assange si definisce un cypherpunk dalla vena libertaria, convinto che attraverso l’uso della tecnologia si arrivi a cambiamenti concreti nel mondo reale. I suoi problemi con la giustizia iniziano con l’attività di hackeraggio per il gruppo “International Subversives”. Nel 1991, a soli vent’anni, la polizia australiana lo accusa di essersi infiltrato nel sistema informatico del Dipartimento della difesa americano. Dopo il pagamento di una multa e la buona condotta ritorna libero.
Il fenomeno Wikileaks
Nel 2006 fonda insieme ad altri attivisti e giornalisti il sito Wikileaks, un archivio documentale online dove vengono pubblicati file sensibili riguardo a pratiche e attitudini non etiche di governi, personaggi politici, banche e multinazionali. Tra i dossier più incisivi pubblicati ci sono quelli sulle condizioni di detenzione dei prigionieri di Guantanamo, documenti riguardo operazioni di riciclaggio da parte di banche e multinazionali e la diffusione di migliaia di mail di Hillary Clinton a ridosso delle elezioni presidenziali del 2016.
Wikileaks balza agli onori della cronaca mondiale nel 2010, con la pubblicazioni di leak riguardo le attività militari statunitensi in Afghanistan e in Iraq. Il materiale, fornito dall’ex militare Chelsea Manning, rivela gli abusi perpetrati dai soldati americani e le uccisioni di civili durante le due guerre. Emergono anche i rapporti tra Iran e Pakistan in favore dei talebani e la copertura da parte degli apparati militari statunitensi di alcuni comportamenti dei suoi soldati.
Le indagini
Il Governo statunitense decide di aprire in un’indagine per violazione dello Spionage Act che porterà poi all’accusa formulata nel 2019 contro Julian Assange, per aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale pubblicando oltre 500mila documenti segreti.
Non soltanto spionaggio. Il tribunale di Stoccolma nel 2010 emette un mandato di arresto per violenze sessuali nei confronti dell’hacker australiano dopo i rapporti consenzienti avuti con due donne. Agli occhi di attivisti e difensori della libertà di stampa il mandato di arresto internazionale della Svezia è visto come un pretesto per estradare Assange negli Stati Uniti. In attesa del parere definitivo sul ricorso presentato contro la sua estradizione in Svezia, Assange si avvicina ai russi conducendo un programma televisivo per Russia Today. Nell’aprile del 2012 pubblica la prima puntata, ripresa dai maggiori media internazionali, con ospite il leader politico libanese Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah.
Pochi mesi più tardi la Corte Suprema britannica rigetta il ricorso e il giornalista australiano decide di rifugiarsi nell’ambasciata ecuadoregna a Londra, in cerca di un asilo politico che gli sarà concesso dal governo socialista di Rafael Correa. La sua permanenza in ambasciata è stata considerata dalle Nazioni Unite come una detenzione arbitraria e illegale.
Nel 2019 con il cambio di ambasciatore Assange non è più protetto, gli agenti londinesi, con il consenso del governo ecuadoregno, trasferiscono il giornalista nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh.
A dieci anni di distanza dalla pubblicazione dei documenti segreti che hanno messo in imbarazzo l’apparato militare statunitense Assange è accusato di aver violato l’Espionage Act, mentre le accuse di molestie sessuali sono state archiviate per mancanza di prove.
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