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Questo è un nuovo numero di Weilai, la newsletter di Domani sulla Cina.
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Questa settimana ci occupiamo di tre crisi che potrebbero appannare l’immagine di Xi Jinping in vista del XX congresso del partito che l’autunno prossimo dovrebbe attribuirgli un inedito terzo mandato a guidare la Cina. Anzitutto il rallentamento dell’economia cinese che, secondo uno studio del Lowy Institute, potrebbe essere molto marcato. Poi c’è la questione della posizione di Pechino sulla guerra in Ucraina e, infine, la nuova ondata di contagi di Covid-19 nel paese.
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L’economia cinese è entrata in una fase di accentuata incertezza a causa di una serie di fattori concomitanti: l’aumento dei prezzi delle materie prime, la crisi del settore immobiliare, il boom di contagi di Sars-Cov-2 (con relativo rallentamento della domanda interna) e la guerra in Ucraina. Gli economisti già dubitano che sarà possibile raggiungere l’obiettivo di crescita del Pil, stimato per il 2022 «intorno al + 5,5 per cento». Per far fronte a questo quadro in peggioramento mercoledì 16 marzo si è riunita la commissione per la stabilità finanziaria e lo sviluppo, presieduta dal vice premier Liu He, che ha annunciato «misure sostanziali» a sostegno della crescita.
- Perché è importante
L’organismo governativo ha deciso una serie di provvedimenti (qui il resoconto dell’agenzia Xinhua) per stimolare la crescita e fronteggiare i rischi finanziari associati al crollo delle vendite di immobili. Il ministero delle Finanze ha reso noto che per quest’anno sarà sospesa la sperimentazione della riforma delle tassazioni sugli immobili. Il governo ha fatto autocritica sulle raffazzonate misure “regolatorie” nei confronti delle big tech cinesi che, nel corso del 2021, hanno bruciato oltre mille miliardi di dollari di valore di mercato: gli sforzi per “rettificare” queste aziende d’ora in avanti verranno condotti attraverso trasparenti regolamenti ad hoc. Presto potrebbe essere annunciato un taglio dei tassi d’interesse e dell’obbligo di riserva delle banche.
- Il contesto
Il Lowy Institute in questo studio contesta radicalmente le previsioni più ottimistiche sulla crescita cinese dei prossimi anni.
Lunedì 14 marzo il valore delle azioni di molte compagnie cinesi è crollato dopo che JP Morgan ha qualificato come “uninvestable” (cioè ad alto rischio) nei prossimi 6-12 mesi ventotto grandi società cinesi, tra le quali il numero uno del commercio elettronico Alibaba, il colosso di internet Tencent e la piattaforma di consegne a domicilio Meituan. Lo stesso giorno e il martedì seguente il giudizio negativo della banca d’affari statunitense ha scatenato vendite massicce alla borsa di Hong Kong.
Fattori interni e internazionali stanno acutizzando la crisi delle big tech cinesi che, dall’inizio del 2022, hanno già perso altri 566 miliardi di dollari di valore di mercato. Secondo JP Morgan molti investitori internazionali stanno riducendo la loro esposizione nelle compagnie tecnologiche cinesi.
Pechino difende la sua “politica di pace indipendente”
Con un articolo pubblicato sul Washington Post, l’ambasciatore cinese a Washington, Qing Gang, ha chiarito la posizione di Pechino sul conflitto in Ucraina, dopo che la Cina si è astenuta sulle due risoluzioni di condanna dell’invasione russa delle Nazioni Unite; si è opposta alle sanzioni contro Mosca; e prova a bilanciare la partnership strategica “senza limiti” sottoscritta con la Russia il 4 febbraio scorso, con la sua difesa dei principi di “sovranità”, “integrità territoriale” e “non ingerenza” di cui Putin sta facendo strame in Ucraina. Qing ha sostenuto che Pechino non era a conoscenza del piano di Mosca di invadere l’Ucraina; che la Cina porta avanti una sua politica di pace indipendente e che ha il diritto a tutelare i suoi interessi economici opponendosi alle sanzioni.
- Perché è importante
Questa settimana la stampa anglosassone ha riportato indiscrezioni d’intelligence – smentite da Pechino – secondo le quali la Cina avrebbe offerto la disponibilità a sostenere lo sforzo bellico russo, e con un cablogramma Washington ha informato di questa presunta disponibilità gli alleati della Nato e quelli asiatici. Il 14 marzo a Roma il consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden, Jake Sullivan, ha incontrato il presidente della commissione affari esteri del partito comunista cinese, Yang Jiechi, che ha avvertito che ci sarebbero «sicuramente conseguenze» nei confronti di chi «compensasse le perdite subite dalla Russia a causa delle sanzioni economiche». La rivalità strategica con gli Usa rende difficile – come analizzato in questo articolo – un protagonismo diplomatico cinese.
- Il contesto
Nel corso di un colloquio in videoconferenza tra il presidente cinese, Xi Jinping, quello francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, la Cina si era offerta come mediatrice del conflitto, assieme all’Europa, in un contesto multilaterale. Dopo l’incontro Sullivan-Yang, Pechino rischia di essere associata a Putin, se non prenderà le distanze dall’invasione russa. Per l’immagine internazionale della Cina (già accusata da Trump di aver diffuso il coronavirus) sarebbe un altro duro colpo.
La vicenda dimostra i limiti della diplomazia cinese, che probabilmente è stata incapace di decifrare le mosse di Putin – col quale Xi ha sottoscritto una partnership strategica “senza limiti” alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina, e la cui candidatura a far parte di una mediazione ora è messa seriamente in discussione da parte degli Stati Uniti.
Yuan, di Lorenzo Riccardi
La crescita rallenta, ma gli investimenti esteri continuano a crescere
Durante i lavori dell’Assemblea nazionale del popolo (il parlamento), il premier cinese, Li Keqiang ha stimato la crescita per il 2022 «intorno al + 5,5 pur cento». Il dato è superiore alla stima del Fondo monetario internazionale, che nel suo report di gennaio ha previsto la crescita del Pil cinese per l’anno in corso al 4,8 per cento, e della Banca mondiale che ha stimato per la Cina un + 5,1 per cento, una crescita globale del 4,4 per cento, degli Stati Uniti del 4 per cento, e dell’area area euro del 3,9 per cento.
Il dato della crescita cinese del 2021 è stato confermato al + 8,1 per cento, in linea con le previsioni pubblicate da vari enti internazionali; inoltre il premier Li ha posto l’obiettivo di undici milioni di nuovi posti di lavoro nei centri urbani per il 2022, di una disoccupazione al 5,5 per cento e controllo dell’inflazione con un consumer price index (Cpi) al 3 per cento.
Negli ultimi anni la Cina ha introdotto diverse misure per agevolare gli investimenti dall’estero e per ridurre l’impatto dell’emergenza sanitaria. Nonostante la pandemia, nel 2020 la Cina è diventata la principale destinazione di Fdi (foreign direct investments) e il 2021 si è confermato anno positivo per gli investimenti esteri in Cina: in base ai dati rilasciati dell’ente statistico e dal ministero del Commercio, nel 2021 con nuovi investimenti esteri a + 24 per cento rispetto al 2020. In termini di capitali, i flussi di Fdi dall’estero sono stati pari a 173 miliardi di dollari, + 20 per cento rispetto al 2020.
Nel 2020 è entrata in vigore la nuova legge sugli investimenti esteri, che uniforma il trattamento delle entità con capitale straniero a quelle con capitale nazionale, con un impatto significativo sull’operatività delle joint-venture, la cui governance sarà molto più simile alle tradizionali Wfoe (wholly foreign owned enterprise).
Altre misure sono inoltre la riduzione dei settori inclusi nelle liste negative, per esempio nel settore automotive e l’introduzione di misure finalizzate a ridurre l’impatto fiscale. Ad esempio, Pechino ha esteso la non imponibilità di alcune allowances percepite da lavoratori stranieri, ha introdotto fiscalità al 15 per cento per talenti stranieri nelle province del Guangdong e di Hainan, una aliquota speciale per società tecnologiche e regional hub per grandi realtà multinazionali.
Omicron non si ferma, Pechino rivede strategia
La Cina si trova a fronteggiare l’ondata di contagi di Sars-Cov-2 più massiccia dopo quella che – tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020 – ha sconvolto Wuhan e la provincia dello Hubei. I nuovi contagiati oggi sono stati 2.400 a livello nazionale, dopo i 3.000 nuovi casi di ieri e i 5.100 di martedì 15 marzo, quando è stato registrato il maggiore aumento delle infezioni giornaliere dalle prime fasi della pandemia nel 2020.
- Perché è importante
Di fatto contro la variante Omicron la strategia “contagi zero”, che il governo continua ufficialmente a perseguire, non è in grado di fermare la trasmissione del virus ma soltanto di rallentarla. I nuovi casi infatti sono distribuiti in tutto il paese, anche se la maggior parte è concentrata nella provincia nord orientale di Jilin (il 60 per cento del totale nazionale). La Cina non è ancora riuscita a commercializzare un vaccino con tecnologia mRNA, in fase di sperimentazione, e i suoi vaccini in uso si sono dimostrati meno efficaci di quelli occidentali.
Questa ondata di Omicron, con i conseguenti lockdown in tante metropoli del paese, rischia di avere ulteriori pesanti ripercussioni sull’economia.
- Il contesto
Le autorità sanitarie hanno annunciato un sostanziale allentamento della strategia “contagi zero”. I casi lievi non saranno più ricoverati negli ospedali, per evitare sprechi di risorse in questa fase di espansione dei contagi da Omicron, molto meno letale. Tali casi dovranno ancora isolarsi presso strutture alternative designate dove saranno monitorati. Il valore di ct (che stabilisce la carica virale) è stato abbassato: prima si era considerati positivi con un ct da 40 in su, ora con un ct a partire da 35. La durata della quarantena per i guariti è stata dimezzata, da due a una settimana (a casa).
Dall’inizio di marzo, più di 18mila persone hanno contratto il Covid-19 nella Cina continentale, con cluster in rapida crescita nelle province di Jilin, Shandong, Guangdong e Hebei, nonché nella municipalità di Shanghai.
Consigli di lettura della settimana:
- Attention America: Gua Sha is so Much More Than a Skincare Routine
- China-US cooperation is the key to peace
- Ukraine War Should Slow But Not Stop the U.S. Pivot to Asia
- Wang Jixian: A Voice from The Other China, but in Odessa
- Chinese state media reinforces Russian disinformation about the war in Ukraine
Per questa settimana è tutto. Per osservazioni, critiche e suggerimenti potete scrivermi a: exdir@cscc.it
Weilai vi invita a seguire il futuro della Cina su Domani, e vi dà appuntamento a giovedì prossimo.
A presto!
Michelangelo Cocco @classcharacters
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