Gli alleati sono sempre più scettici sulle possibilità di uno sfondamento prima di ottobre, quando arriverà il periodo delle piogge. Se non ci sarà una vittoria prima che le strade diventino un pantano, gli ucraini sono pronti alla guerra totale per aria e per mare
Le previsioni del tempo sono implacabili e a ottobre, come ogni anno, l’Ucraina riceverà la visita del “generale fango”, la stagione delle piogge che contribuirà a rendere le strade del paese un pantano insormontabile e a complicare qualsiasi manovra militare almeno fino alle prime ghiacciate.
È quella che i russi chiamano rasputitsa e gli ucraini bezdorizhzhia, che fermò prima gli eserciti di Napoleone e poi quelli di Hitler. Oggi sono gli ucraini a temere che il fango blocchi le loro manovre, proprio mentre sono passati all’attacco ed hanno bisogno più che mai di una vittoria sul campo.
Per quest’anno, i meteorologi prevedono un forte imparto del Niño, che nel nord dell’Europa porterà un tempo più freddo e secco e temporali improvvisi e violenti. Ma anche se il generale fango dovesse rivelarsi più clemente che in passato, la famigerata controffensiva ucraina ha comunque le settimane contate, con le riserve di uomini e munizioni che si stanno esaurendo giorno dopo giorno.
Gli alleati ormai sono sempre più scettici sulle speranze di uno sfondamento prima dell’inevitabile pausa autunnale. «Anche se gli ucraini continueranno a combattere per le prossime settimane, se non hanno ottenuto uno sfondamento in due mesi, che possibilità ci sono che riescano a rompere le linee russe con forze indebolite?», si domandava un alto funzionario di un paese Nato interpellato pochi giorni fa da Cnn insieme ad altri militari occidentali che esprimevano in forma anonima i loro dubbi sul futuro della controffensiva.
Ma Kiev ha già pronto un piano B di cui queste settimane hanno già mostrato un’anteprima: una guerra totale, per aria per mare, contro le città russe e la navigazione nel Mar Nero, nella speranza che la pressione indiretta riesca dove gli attacchi frontali fino ad ora hanno fallito.
Il fronte
Nel corso del fine settimana, Kiev ha lanciato un forte attacco con mezzi pesanti e artiglieria sul fronte meridionale, impegnando parte delle sue riserve ottenendo «significative avanzate tattiche», ha scritto il ministero della Difesa in un comunicato. Un nuovo villaggio sul fronte di Zaporizhzhia, Urozhaine, sarebbe in procinto di essere liberato e Kiev ha diffuso immagini che mostrano soldati russi in ritirata sotto il tiro di bombe a grappolo.
Ma salvo sorprese nei prossimi giorni, anche questo terzo attacco non riuscirà a ottenere l’atteso sfondamento. Dall’inizio della controffensiva è la terza volta che gli ucraini lanciano un assalto di questo tipo, ma i territori liberati si contano in appena decine di chilometri quadrati mentre le truppe russe continuano a infliggere pesanti perdite agli avversari per ogni metro di terreno ceduto.
Di fronte alle perdite e alla difficoltà impreviste gli ucraini sono stati costretti a impiegare le loro riserve faticosamente accumulate. La controffensiva è cominciata con l’impiego di due corpi d’armata: il Nono, che aveva il compito di sfondare la linee di difesa, e il Decimo, che avrebbe dovuto sfruttare la breccia. Falliti gli attacchi di giugno, gli ucraini hanno lanciato in battaglia parte della loro riserva, ma senza ottenere i successi sperati. Negli ultimi giorni, un’altra parte del Decimo corpo d’armata è stata impegnata in combattimento. Gli ucraini non comunicano quante truppe di scorta hanno ancora a disposizione, ma le loro forze sembrano ormai agli sgoccioli.
Guerra totale
Se la controffensiva fallirà nel produrre un risultato significativo, Kiev non ha intenzione di restare con le mani in mano né di aprire negoziati di pace, che il Cremlino comunque non sembra intenzionato ad accettare al momento. Se carri armati e cannoni dovessero fallire, gli ucraini hanno dimostrato di essere in grado di portare il conflitto in Russia con mezzi non convenzionali, sia per aria che per mare.
Nelle ultime settimane, gli attacchi sul territorio russo e sulle regioni occupate con droni e sabotatori sono divenuti quotidiani. Sabato, 20 droni ucraini hanno attaccato la Crimea, seguiti da altri 17 droni nella giornata di domenica. Altri droni sono stati abbattuti sulla regione di Belgorod, mentre Mosca viene ormai attaccata ogni settimana.
Kiev ha anche dichiarato che tutte le navi dirette ai porti russi sul Mar Nero sono ora considerate un legittimo bersaglio militare. Nell’ultima settimana una petroliera e un trasporto truppe sono stati danneggiati dai droni marini ucraini. Da questi porti passa circa il 10 per cento delle esportazioni di petrolio russo e bloccare o limitare questo traffico sarebbe per Mosca un grave colpo.
Rimane da vedere come il Cremlino reagirà a questa potenziale escalation. L’Ucraina fino ad ora è riuscita a superare attacchi e bombardamenti di un ordine di grandezza superiore a quelli che può lanciare Kiev. A Putin inoltre non mancano i mezzi per inasprire ancora di più la sua guerra contro i civili ucraini in risposta agli eventuali successi dei suoi avversari.
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