La convention dem al terzo giorno entra nel vivo. Dopo due giorni di discorsi, anche di alto livello come quelli di Barack e Michelle Obama, è arrivato il momento di Tim Walz, il numero due del ticket dem scelto un paio di settimane fa da Kamala Harris, che è stato il protagonista della serata.

Prima di lui, il segretario ai trasporti Pete Buttigieg e l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi, che hanno parlato sul tema della «lotta per le nostre libertà», un tema su cui si dividono da decenni progressisti e conservatori e sulle cui trasformazioni ha dedicato un libro lo storico Eric Foner intitolato Storia della Libertà Americana.

C’è anche stato spazio per l’ex presidente Bill Clinton, che in un discorso non particolarmente memorabile ha messo in guardia dal “caos” che verrebbe da una seconda presidenza Trump E senza che questo fosse previsto, c’è stato anche un breve intervento di Oprah Winfrey: la conduttrice televisiva, registrata come elettrice indipendente, ha incitato i suoi concittadini a esercitare il diritto di voto, usando anche la sua notorietà presso il grande pubblico per sostenere Kamala Harris.

Walz, attualmente governatore del Minnesota e per un decennio deputato al Congresso, è finora molto poco conosciuto dal grande pubblico: secondo una recente rilevazione soltanto il 13 per cento dei votanti lo conosce abbastanza per esprimere un’opinione su di lui, buona o cattiva che sia.

L’intervento

Il suo discorso, dunque, è stata un’occasione unica per confermare quell’immagine sostanzialmente positiva di bonario padre di provincia con un passato da militare e da insegnante di liceo. E di fatto è stato così: introdotto dalla senatrice Amy Klobuchar, già candidata alle primarie presidenziali democratiche nel 2020 e da alcuni studenti che aveva allenato durante i suoi anni di servizio nella scuola pubblica, il governatore ha voluto confermare quelli che possono essere stereotipi da applicare a un profilo politico tutto sommato tradizionale, ma con peculiarità.

Al centro del discorso di accettazione della nomination, da lui definita «l’onore della sua vita», Walz ha cominciato citando la sua storia familiare e la sua formazione avvenuta in un paesino di 400 abitanti in Nebraska, dove «nessuno» dei suoi compagni di classe alle superiori «è andato a Yale», evidente frecciata al candidato vicepresidente dei repubblicani J.D. Vance.

Ha proseguito parlando del percorso con cui lui e la moglie Gwen hanno superato l’infertilità, non attraverso la fecondazione in vitro, attaccata da alcuni repubblicani perché causerebbe la distruzione di embrioni fecondati nel processo, ma attraverso altri trattamenti sui quali comunque ha invitato i repubblicani a «pensare ai fatti loro» senza impicciarsi delle vite altrui.

Poi ha continuato tracciando un contrasto tra le sue politiche di governo, dove ha collaborato coi repubblicani per implementare il welfare per i veterani e i sostegni a chi vive nelle aree rurali e altri stati dove «si cancellano i libri» controversi dalle biblioteche pubbliche, mentre nelle scuole del Minnesota che il governatore ha ben conosciuto nella veste di insegnante si lotta anche contro la fame degli studenti più poveri.

Prima di giungere alla conclusione c’è stato il riferimento ai suoi anni da coach di football liceale, a cui facevano cenno i numerosi cartelli con scritto “Coach Walz” che si vedevano tra il pubblico, nel momento in cui ha attaccato il Project 2025, il corposo vademecum per il primo anno di governo Trump scritto in veste non ufficiale dalla Heritage Foundation e da altre organizzazioni conservatrici: «Fidatevi di un coach, se qualcuno si è preso il tempo di scrivere un progetto, è perché vuole attuarlo».

Ha poi concluso rimanendo nel mood, affermando che pur non essendo abituato a discorsi grandiosi del genere, ha una certa consuetudine con l’incitamento della squadra e ha incitato perciò i sostenitori dei dem dicendo di essere «nel quarto tempo della partita» e di «dare tutto sul campo» anche grazie una telefonata, una chiacchierata e una piccola donazione alla volta, prima di concludere tra gli applausi dell’assemblea.

Walz, come accennato poco prima, porta anche in dote un invidiabile record progressista come governatore, implementato grazie alla maggioranza conquistata nel 2022 in entrambe le camere statali, quando è stato eletto per un secondo mandato. Con questi nuovi poteri, infatti, ha realizzato diversi punti di programma che fino a qualche anno fa erano soltanto nel libro dei sogni della sinistra americana: tasse più alte sulle fasce di reddito più elevate, pasti gratis nelle scuole statali, una legge costituzionale per proteggere il diritto di aborto nello stato, un piano di rafforzamento delle infrastrutture e infine il college senza oneri di spesa per i figli di famiglie meno abbienti.

Cambiare stile

Quello su cui Walz sta però facendo la differenza in queste settimane è il cambio di tono dei dem nel rispondere agli attacchi sguaiati di Trump e dei suoi alleati. A partire dal 2016 era prevalso il mantra coniato da Michelle Obama «when they go low, we go high». Letteralmente «quando loro usano argomentazioni basse, noi voliamo alto». Una strategia che però non ha funzionato molto, anzi, sembrava che gli assalti trumpisti non ricevessero risposta perché incontrovertibili agli occhi del loro elettorato che percepiva il partito democratico come un’entità elitaria urbana più a suo agio nei campus universitari che non nelle vie principali delle cittadine che compongono la cosiddetta “America di mezzo”.

Già Biden aveva incrinato questo dogma durante il primo dibattito delle presidenziali del 2020 quando aveva apostrofato il tycoon con un’espressione forte: «Quanto chiuderai il becco?».

Con Walz si è passati a rispondere colpo su colpo, a cominciare da un epiteto che descrive le posizioni estreme di Trump e del suo candidato vicepresidente J.D. Vance: “weird” ovverosia “strano” ma con un’accezione che vira verso l’assurdo. Un insulto che è inaspettatamente efficace. Non solo: Walz ha anche alluso alla diffusissima bufala secondo cui J.D. Vance avrebbe fatto sesso con un divano in più di un’occasione.

Un’autentica rivoluzione del linguaggio dei dem che però aiuta molto nel decostruire l’immagine elitista che era rimasta incollata al partito in questi anni, motivo per cui è stato scelto rispetto ad altri candidati più blasonati come il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, troppo urbanizzato e politico di professione ma anche rispetto al governatore del Kentucky Andy Beshear, popolare in uno stato profondamente conservatore ma a sua volta figlio di un altro governatore. Non proprio un segno di vicinanza alle classi basse della società. Certo Walz ha i suoi problemi, come la tendenza a descrivere in modo impreciso gli anni durante i quali era sotto le armi nella Guardia Nazionale del Minnesota, ma di certo le gaffe sono un problema minore quando il tuo avversario è un mentitore seriale come Donald Trump.

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