Dopo le esercitazioni congiunte di Seul e Washington, arrivano da Pyongyang due nuovi lanci di razzi diretti verso il mar del Giappone. Durante la riunione del Consiglio di sicurezza Onu scontro tra Stati Uniti, Russia e Cina
Continuano le esercitazioni delle due Coree che prevedono il lancio di missili diretti nel mar del Giappone. Nella notte ne sono partiti altri due balistici a corto raggio dal Nord, lanciati dalla zona tra Pyongyang e Samsok. Si tratta del sesto test missilistico nordcoreano in due settimane.
Secondo il regime, si tratta di «misure di contrasto giustificate» dopo le esercitazioni congiunte di Corea del Sud e Stati Uniti, il «ricorso ingiustificato» di Corea del Sud e Stati Uniti all’Onu e il ritorno della portaerei americana Ronald Reagan come si legge in una dichiarazione del ministero degli Esteri nordcoreano.
Il nuovo lancio
Il primo dei due razzi ha percorso un tragitto di 300 chilometri, raggiungendo un’altezza di cento, mentre il secondo, con una traiettoria più irregolare, ha toccato un’altezza massima di 50 ed è volato per 800.
Secondo gli osservatori i lanci servono a ribadire l’avanzamento tecnologico dell’esercito nordcoreano e approfittano di un momento di instabilità globale per provocare senza problemi i propri vicini senza dover temere ulteriori sanzioni.
Per oggi è previsto un colloquio telefonico tra il premier di Seul Yoon Suk-yeol e quello giapponese Fumio Kishida. Il lancio di missili balistici costituisce un atto che «non può essere assolutamente tollerato» ha detto Kishida. Il ministro della Difesa giapponese, Yasukatsu Hamada, ha dichiarato che Tokyo ha presentato una «veemente protesta» alla Corea del Nord tramite i canali di comunicazione diplomatica tra i due paesi a Pechino.
Anche gli Stati Uniti hanno promesso di voler continuare a cercare un «approccio diplomatico», ma parte della reazione nordcoreana è dovuta anche alla riapertura del dossier che riguarda Pyongyang davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
La riunione
Durante la riunione, la rappresentante degli Stati Uniti Linda Thomas-Greenfield ha accusato Cina e Russia di proteggere la Corea del Nord dai tentativi di inasprire le sanzioni Onu. A maggio scorso i due paesi avevano posto il veto a una proposta degli Stati Uniti di inasprire le sanzioni.
Il viceambasciatore cinese all’Onu, Geng Shuang, ha risposto che il Consiglio ha un ruolo costruttivo «invece di affidarsi esclusivamente alla retorica o alle pressioni», accusando a sua volta Washington di aver contribuito con le esercitazioni ad avvelenare il clima nella zona. Per allentare le tensioni, secondo il viceambasciatore andrebbe ripreso in mano il testo di una risoluzione proposta da Cina e Russia nel 2019 per alleviare le sanzioni e «creare un clima favorevole» nella regione.
Sulla stessa linea anche la viceambasciatrice alle Nazioni unite russa, Anna Evstigneeva, che non vede prospettive in un ulteriore inasprimento delle sanzioni. «Siamo convinti che i meccanismi delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza debbano essere utilizzati per sostenere il dialogo intercoreano e i negoziati multilaterali, anziché diventare un ostacolo» ha detto.
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