- II presidente russo incontra a Mosca il cancelliere tedesco Olaf Scholz e chiede rassicurazioni. Scholz ,apparso in difficoltà davanti all’oratoria di Putin, ha proposto, forse pensando ai 21 miliardi di euro investiti dalle 4mila imprese tedesche presenti in Russia e al North Stream2, che sarebbe meglio abbandonare il formato Normandia (Ucraina, Russia, Francia e Germania) per usare quello tripartitico tra Russia, Ucraina e Osce.
- Biden è sempre più occupato dal dossier ucraino e i repubblicani al Congresso hanno approfittato della crisi europea per rallentare la nomina presidenziale della vice presidente per la supervisione sulle banche, Sarah Bloom Raskin mentre alla Fed si sta combattendo un altrettanto insidiosa guerra all’inflazione
- Putin, parlando dell’eventualità di non aprire il gasdotto North Stream 2 e mettendo una mano in tasca.ha chiesto a Scholz in conferenza stampa se i tedeschi sono disposti a pagare il gas russo cinque volte di più
Un punto geo-strategico è assodato: la complessa e imprevedibile crisi ucraina ha dimostrato che potrebbe essere molto più difficile del previsto per l’amministrazione Biden concentrarsi sull'Asia e la sfida cinese di Xi Jinping come avrebbe voluto fare dopo essersi liberato, forse troppo frettolosamente del ventennale ginepraio afghano.
Da settimane dal suo studio ovale nella Casa Bianca a Washington – poco distante dalla sede della Federal Reserve dove i repubblicani hanno rallentato la nomina presidenziale della vice presidente per la supervisione sulle banche, Sarah Bloom Raskin e dove si sta combattendo un altrettanto insidiosa guerra all’inflazione –, Biden deve costantemente telefonare ai sei maggiori leader europei, parlare direttamente con Vladimir Putin, ascoltare i suoi generali, decidere l’invio di truppe supplementari in Europa, ritirare l’ambasciata americana da Kiev a Leopoli vicino al confine polacco e promuovere, dopo aver sentito i servizi segreti, la “strategia dell’allarme” per mantenere alta la tensione con Mosca. Da giorni la Vecchia Europa è tornata nei radar di Washington che non vedeva l’ora di occuparsi solo e soprattutto del dinamico quadrante del Pacifico.
Anche dopo l’annuncio di un parziale ritiro russo dai confini ucraini la Nato – con il suo segretario in scadenza, Jens Stoltenberg, pronto a diventare il nuovo governatore norvegese –, non sembra credere al Cremlino e resta scettica negando segni di de-escalation. Anzi dice che Mosca ha aumentato le sue potenzialità di attacco, in un giallo dove l’unica certezza è che la guerra delle parole continua.
Il discorso di Putin in conferenza stampa a Mosca dopo l’incontro di un’ora con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, non sembra dare credito a chi crede che l’assedio a Kiev sia finito. Mosca non sembra voler mollare la presa senza aver avuto le rassicurazioni che chiede.
«Non accetteremo mai l'allargamento della Nato fino ai confini», ha detto Putin rispondendo alla domanda di una giornalista russa in sala. «Ci è stato detto per trent’anni che non si sarebbe allargata di un centimetro e ora vediamo le sue infrastrutture alle nostre porte. Vogliamo risolvere questo problema, adesso», ha spiegato il presidente russo, Putin, a distanza di sicurezza anti Covid in conferenza stampa con il cancelliere tedesco, Scholz.
«Non vogliamo la guerra, ha aggiunto Putin. «C'è già stata una guerra in Europa e l’ha iniziata la Nato bombardando la Jugoslavia. Noi non vogliamo il conflitto». Il cancelliere tedesco, apparso più volte in difficoltà davanti all’oratoria impetuosa del russo, ha ribattuto che «il processo di Minsk può dare un contributo. In Jugoslavia c'era una minaccia di genocidio da fermare».
Putin ha scosso la testa e ha sottolineato che «in Donbass è in corso un genocidio» e che «i deputati della Duma hanno chiesto in una risoluzione il mio personale intervento per il riconoscimento delle due repubbliche» separatiste. Scholz ha ribattuto sempre con voce pacata, forse pensando in cuor suo ai 21 miliardi di euro investiti dalle 4mila imprese tedesche presenti in Russia e al North Stream2, che sarebbe meglio abbandonare il formato Normandia (Ucraina, Russia, Francia e Germania) per usare quello tripartitico tra Russia, Ucraina e Osce, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
Ma Putin non ha mollato la presa e ha aggiunto, dopo aver ricordato l’attività dell’ex cancelliere tedesco, il socialdemocratico come Scholz, Gerhard Schroeder nel consorzio a tutela degli interessi di Berlino: «Per quanto riguarda Nord Stream 2, non è un progetto politico ma commerciale. L'Europa ottiene gas più economico dalla Russia». Poi mettendo una mano in tasca e toccando un nervo sensibile per i tedeschi, ha aggiunto: «Siete pronti a pagare cinque volte di più il gas russo?”.
Draghi telefona a Zelenskij
Anche Roma, silente da giorni è entrata in partita ai tempi supplementari non volendo mancare al tentativo diplomatico europeo di aprire una breccia con Mosca. «Con il premier Mario Draghi abbiamo discusso delle sfide della sicurezza che affrontano l'Ucraina e l'Europa. Abbiamo avuto uno scambio di opinioni sull'intensificazione del lavoro di tutti i formati negoziali e sullo sblocco del processo di pace. Apprezzo il sostegno dell'Italia all'Ucraina», ha scritto in un tweet il presidente dell'Ucraina, Volodimir Zelenskij.
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è volato a Kiev per incontrare il suo omologo ucraino e cercare un compromesso sulla crisi militare con la Russia. Speriamo che l'Italia possa convincere la Russia a risolvere la situazione in modo pacifico», ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. «Quando sei in difficoltà il tuo amico si trova vicino a te e sono lieto di vedere Luigi davanti a me», ha proseguito Kuleba aggiungendo che «così si comportano i veri amici». Speriamo di non deluderlo.
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