L’Ucraina richiama i riservisti e si prepara a combattere: lo stato di emergenza ora dovrà essere approvato dal Parlamento. Gli Stati Uniti intanto colpiscono con sanzioni gli oligarchi alleati di Putin.
Il governo ucraino ha proclamato lo stato di emergenza e richiamato i riservisti. La prima decisione ora dovrà essere confermata dal parlamento. Al momento, i principali siti e portali delle istituzioni ucraine sono sotto attacco informatico e non raggiungibili.
Nel frattempo le sanzioni decise dal governo degli Stati Uniti hanno colpito, per la prima volta, la cerchia ristretta degli oligarchi fedeli al presidente russo Vladimir Putin.
Di Maio e le armi non letali
Nel suo intervento al Senato, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha parlato per la prima volta di aiutare all’esercito Ucraino, anche se con l’invio di materiali diversi dalle vere e proprie armi e munizioni. «Sono anche allo studio misure di sostegno alle Forze Armate ucraine, attraverso la fornitura di materiali non letali, ad esempio per lo sminamento».
Di Maio ha anche informato di essersi consultato questa mattina con il presidente del Consiglio Mario Draghi. «Nonostante i tentativi diplomatici, al termine della tregua olimpica Putin ha deciso di violare l’integrità territoriale ucraina. Stamattina ne ho discusso con Draghi: abbiamo convenuto che non sia il caso di procedere con vertici finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione».
«Dialogo, nella fermezza»: questa è l’attitudine del governo italiano, riferisce il ministro degli Esteri in Senato. Luigi Di Maio ha specificato anche quale sia la posizione dell’Italia sul fronte delle sanzioni. «L’Italia lavora da mesi in vista di sanzioni di varia natura e intensità». Perché siano efficaci e svolgano funzione di deterrenza, devono essere «proporzionate, graduati e legate agli sviluppi sul terreno». L’Italia, assieme agli altri 26 stati membri Ue, ieri ha approvato all’unanimità il primo pacchetto di sanzioni.
Di Maio ha detto ai senatori di avere ben presente «che gli imprenditori dal 2014 hanno subìto pesanti perdite» come conseguenza del pacchetto di sanzioni precedente. «Lavoreremo per contenere l’impatto» delle nuove misure, precisa il ministro. «Siamo consapevoli di pagare un prezzo importante per valori non negoziabili e con scopo di deterrenza, perché la Russia non alimenti la tensione». Non farlo, e cioè non intervenire con queste misure, «comporterebbe un prezzo ancor più alto».
L’Italia, informa il ministro, sta valutando lo stanziamento di un contributo a Kiev del valore di 110 milioni a supporto di popolazione ed economia ucraine.
Di Maio ribadisce l’adesione alla politica delle porte aperte della Nato, respingendo quindi l’idea putiniana che l’alleanza non debba estendersi a est. Il ministro ricorda anche che «una soluzione diplomatica è tuttora possibile, ma i margini si riducono di giorno in giorno».
Gli effetti della mossa di Putin
Dopo il riconoscimento delle auto proclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, il parlamento di Kiev ha approvato sanzioni contro 351 cittadini russi, dopo quelle già imposte da Stati Uniti e Unione europea. Oltre alle sanzioni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato un drecreto che prevede l’arruolamento in servizio dei riservisti dai 18 ai 60 anni. L’annuncio è arrivato con un post su Facebook pubblicato dal Comando Supremo delle forze armate. L’Ucraina ha anche chiesto ai suoi cittadini presenti in Russia di lasciare al paese.
Papa Bergoglio è intervenuto sulla questione chiedendo una giornata di digiuno per la pace: «Ora vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all'insistenza diabolica, all'insensatezza diabolica della violenza, si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare, il prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una giornata di digiuno per la pace». Papa Francesco ha anche chiesto alle parti coinvolte di astenersi «da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale».
L’incontro saltato tra Blinken e Lavrov
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha annunciato che non incontrerà più il suo omologo russo Sergey Lavrov a Ginevra come previsto.
A confermarlo è il portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, alla Cnn: «Come penso che il nostro segretario di Stato abbia espresso, non è il momento appropriato, poiché la Russia sta compiendo passi crescenti e si prepara a invadere», ha detto. «Non chiuderemo mai completamente la porta alla diplomazia», ha dichiarato Psaki, aggiungendo che «la diplomazia non può avere successo a meno che la Russia non cambi rotta».
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha definito l’aggressione della Russia all’Ucraina «la più grande minaccia alla sicurezza in Europa dalla seconda guerra mondiale». Nella conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, Blinken ha anche detto che l’intenzione di Putin è sempre stata quella di «invadere e controllare l’Ucraina, il suo popolo e distruggere la democrazia ucraina». È tornato a parlare anche Vladimir Putin il quale ha spiegato come la Russia sia ancora aperta al dialogo ma che la sicurezza del paese non è negoziabile.
Il rinvio dell’incontro tra Blinken e Lavrov è arrivato dopo che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in un discorso alla nazione ha annunciato l’introduzione di nuove sanzioni nei confronti della Russia. Misure che saranno più pesanti rispetto a quelle già inflitte nel 2014 e che saranno accompagnate da un nuovo invio di truppe nei paesi baltici.
Le sanzioni di Usa e Ue
Oltre all’Unione europea e agli Stati Uniti, anche il Giappone e il Canada hanno annunciato che adotteranno sanzioni commerciali contro la Russia. Ma per il ministro degli Esteri ucraino non sono ancora sufficienti. In un tweet il ministro Dmytro Kuleba ha chiesto ulteriori sanzioni e di portata maggiore.
Quelle già imposte nella giornata di ieri riguardano soggetti che hanno contribuito a danneggiare la «sovranità e l’integrità» dell’Ucraina. Si tratta di politici, uomini d’affari e oligarchi che operano in vari settori dall’economia all’informazione. L’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, Joseph Borrell, ha anche annunciato che riceveranno sanzioni anche i 351 membri della Duma, la camera bassa del parlamento russo che ha votato a favore del riconoscimento delle auto proclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk.
Tra gli altri, le sanzioni americane hanno colpito anche Alexander Bortnikov, direttore dell’Fsb e suo figlio Denis, vicepresidente della banca statale Vtb. Coinvolgono anche Sergei Kiriyenko primo vice capo dello staff di Putin, e suo figlio Vladimir, ad di VKontakte, l’analogo Facebook russo.
L’invio delle truppe
Oltre alle sanzioni, il presidente Biden ha detto che invierà nuove truppe nei paesi Baltici alleati della Nato. Gli Usa invieranno circa 800 soldati di un battaglione di fanteria, provenienti da altre località in Europa, oltre a 40 aerei d’attacco. Sarà inoltre trasferito un contingente di caccia d'assalto F-35 e di elicotteri d'attacco AH-64 Apache.
Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha dichiarato che il Canada invierà invece 460 soldati in Lettonia. Di diverso avviso è il cancelliere tedesco Olaf Scholz che in un’intervista al programma televisivo Ard ha detto che non invierà armi all’Ucraina, rimanendo fermo sulla sua decisione presa nelle scorse settimane. «Il punto è che dobbiamo proteggere l’Ucraina non dando più armi, ma stando insieme come comunità internazionale e dicendo che non accetteremo semplicemente una tale violazione del diritto internazionale».
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