- Alla fine la nuova presidente del Perù, Dina Bouarte, ha deciso di cedere alla piazza e di indire nuove elezioni. Ma non è detto che questo basterà a placare le manifestazioni che sono scoppiate nei giorni scorsi e hanno già causato due morti e diversi feriti.
- Il primo passo in questa vicenda lo ha fatto l’ex presidente Pedro Castillo, in un tentativo un po’ maldestro di colpo di stato. Mercoledì 7 dicembre ha sciolto il parlamento e ha indetto nuove elezioni legislative. Il parlamento lo ha destituito e lo ha fatto arrestare.
- Castillo viene ancora percepito da una larga fetta di popolazione come un diretto rappresentante dei loro interessi, in apparente contrasto con le accuse di corruzione. Domenica migliaia di persone hanno manifestato per lui. Le proteste si sono concentrate soprattutto nelle zone rurali.
Alla fine la nuova presidente del Perù, Dina Bouarte, ha deciso di cedere alla piazza e di indire nuove elezioni (anticipate al 2024, rispetto alla data naturale del 2026). Ma non è detto che questo basterà a placare le manifestazioni che sono scoppiate nei giorni scorsi e hanno già causato due morti e diversi feriti. La presidente ha anche detto che intende chiedere lo stato d’emergenza, con la possibilità che sia utilizzato l’esercito per mantenere l’ordine. Intanto il Perù in pochi giorni ha vissuto:
- un tentativo di colpo di stato,
- l’arresto del vecchio presidente,
- la salita al potere di una nuova presidente,
- la rivolta popolare nelle piazze
- l’annuncio di elezioni anticipate.
Il golpe fallito
Il primo passo in questa vicenda lo ha fatto l’ex presidente Pedro Castillo, in un tentativo un po’ maldestro di colpo di stato. Mercoledì 7 dicembre ha sciolto il parlamento e ha indetto nuove elezioni legislative. Il suo obiettivo principale era di bloccare una mozione che lo avrebbe molto probabilmente sfiduciato (per la terza volta). Castillo è stato a lungo accusato di inesperienza dai suoi oppositori politici, ma non solo. È indagato in sei presunti casi di corruzione, con particolare riferimento alla gestione degli appalti pubblici.
Castillo – che si è sempre difeso dalle accuse, imputandole a una generale «mancata accettazione del voto» – ha proclamato un governo d’emergenza che avrebbe dovuto aprire la strada a nuove elezioni e a una riforma costituzionale. Nel frattempo, avrebbe potuto governare per decreto.
Il tentato golpe è durato però solo poche ore. Da subito il presidente della Corte costituzionale peruviana, Francisco Morales, ha dichiarato che il tentativo sarebbe stato «destinato a fallire». Castillo non ha trovato l’appoggio dei militari né dei suoi ministri. Il parlamento ha deciso di destituirlo e lo ha fatto arrestare.
La nuova presidente
Già giovedì, 8 dicembre, l’ex vicepresidente di Castillo ha giurato come nuova presidente. Si chiama Dina Boluarte, è un’avvocata, ha 60 anni ed è la prima donna a rivestire questo ruolo nella storia del Perù. Ha chiesto di avere a disposizione di un po’ di tempo «per salvare il paese».
E ha dichiarato l’intenzione di restare al potere fino alla scadenza naturale del governo. Un’intenzione che ha fatto imbestialire i sostenitori di Castillo e li ha convinti a scendere in piazza.
La crisi
Tutto questo fervore politico nella capitale è arrivato in un contesto molto particolare, che riguarda invece soprattutto le zone lontane dal centro e le piccole realtà contadine sulle Ande. La scorsa estate il Perù ha vissuto uno dei periodi di siccità peggiori dell’ultimo mezzo secolo. Senza pioggia, i contadini non hanno potuto piantare le patate. Con i prati rinsecchiti è diventato difficile trovare il cibo per l’allevamento di pecore, alpaca, vigogne e lama.
Un’epidemia di influenza aviaria ha ucciso 18mila uccelli marini (perlopiù pellicani). Pochi giorni prima del tentato golpe, Perù ed Ecuador hanno dichiarato lo stato d’emergenza per tre mesi, applicando numerose restrizioni sul commercio di pollame, tacchini e uova, con l’obiettivo di evitare che l’epidemia si diffonda negli allevamenti.
In contemporanea, il governo ha confermato di essere nel pieno di una quinta ondata di Covid. Dall’inizio dell’epidemia sono stati infettati quasi 4 milioni e mezzo di peruviani, mentre 217mila di loro sono morti.
La rivolta popolare
In questo contesto, Castillo viene ancora percepito da una larga fetta di popolazione come un diretto rappresentante dei loro interessi, in apparente contrasto con le accuse di corruzione. Dalla sua parte ha quella stessa inesperienza che gli viene rinfacciata dagli oppositori, ma che per altri è invece sintomo di genuinità.
Eletto nell’estate del 2021, Castillo è un ex insegnante e, soprattutto, era il primo presidente originario di una povera comunità agricola. Anche se il suo governo è stato decisamente travagliato, ed è passato da numerose modifiche nella squadra dei suoi funzionari, domenica migliaia di persone hanno manifestato per lui. Le proteste si sono concentrate soprattutto nelle zone rurali.
Due ragazzi, uno di 15 e uno di 18 anni, sono morti durante ad Andahuaylas, una piccola comunità nella regione di Apurimac. Una trentina di persone sono rimaste ferite, come ha confermato il ministro dell’Interno, Césare Cervantes. Una folla di circa 2mila manifestanti ha occupato l’aeroporto di Arequipa, nel sud del Perù.
Verso il voto
A tarda notte la presidente ha infine deciso di diffondere un discorso: «Interpretando la volontà popolare, ho deciso di prendere l’iniziativa per arrivare a un accordo con il Congresso della Repubblica per anticipare le elezioni ad aprile 2024». Fra un anno e quattro mesi.
«La patria sta vivendo momenti difficili – ha detto Boluarte –. Assumendo la presidenza ho indicato che il mio governo avrebbe cercato il dialogo, la comprensione, l’accordo e il consenso tra tutti e per tutti». «La vita di nessun peruviano merita di essere sacrificata per interessi politici».
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