Se Donald Trump voleva tentare di ripetere la magia della candidatura originaria del 2016, quando era visto come troppo estremista per vincere e con pochi appoggi nel partito repubblicano e nel Congresso, questo primo obiettivo è stato pienamente raggiunto.

Stavolta però non siamo più nella Trump Tower di New York come allora, con l’iconica discesa dalla scala mobile accompagnato dalla moglie Melania e su di lui pesano i quattro anni di presidenza culminati con l’insurrezione del 6 gennaio 2021. Non ci sono più i dubbi di allora, quando qualche commentatore ipotizzava il suo spostamento al centro durante la presidenza.

Un annuncio, quello di Trump, che è stato fatto dalla sua residenza di Mar-A-Lago, dove da quasi due anni si è trasferito, atteggiandosi a presidente in esilio dopo che la sua amministrazione è finita per le elezioni “rubate” dai democratici e dal Deep state. Nei contenuti ha concesso al buonsenso e ai suoi consiglieri soltanto una riduzione delle insinuazioni riguardanti la “Grande Bugia”. Per il resto, non è stata mantenuta la promessa che sarebbe stato un discorso breve «proteso verso il futuro», secondo le parole dello stretto consigliere Jason Miller.

L’annuncio

Trump ha iniziato parlando dell’America che aveva lasciato, secondo lui sulle soglie di una seconda “Golden Age”, dopo che aveva salvato molte vite e persino l’economia nell’anno più duro della pandemia, il 2020.

Addirittura “il confine con il Sud” dove ora sarebbe in corso una crisi migratoria senza precedenti secondo l’opinione della stragrande maggioranza dei repubblicani, ivi compresi quelli critici dell’ex presidente, durante la sua epoca era sigillato e non passavano nemmeno i carichi di droga.

Ovviamente non c’era inflazione, come se fosse stato merito suo e non delle circostanze economiche globali estremamente diverse. Sempre grazie a lui il mondo era anche “in pace”, perché si era guadagnato “il rispetto” di Russia, Iran e persino della Corea del Nord. Per questo, secondo lui, la Cina, il principale rivale commerciale, avrebbe “interferito” nelle elezioni del 2020, unica delle poche concessione alla retorica del furto delle elezioni. A tal proposito, ha anche cambiato la narrazione sulle elezioni di midterm appena concluse. Un numero “record” di candidati da lui sostenuti ha vinto, inclusi quelli sostenuti in stati profondamente conservatori come Arkansas e Idaho.

Ed eccoci invece all’America di oggi, dove è tutto disastroso, riecheggiando quindi, a rovescio, le parole del suo discorso inaugurale tenuto il 20 gennaio 2017 alla sua inaugurazione sullo stop al “massacro americano” di imprese e di cittadini. Adesso l’America è profondamente “corrotta”, molte persone entrano illegalmente, spesso con cattive intenzioni, portando droga e criminalità. L’inflazione è altissima, tanto che sarà difficile persino procurarsi un tacchino per il giorno del Ringraziamento, che costerà “cinque volte in più". Sempre secondo questa linea di narrazione falsata, che cancella sia i morti del Covid sia le proteste di Black Lives Matter durate per tutta l’estate del 2020, con Biden c’è stato «l’imbarazzante ritiro dall’Afghanistan» mentre con lui ci sono stati gli accordi di Abramo di Israele con alcuni paesi arabi e persino l’invasione dell’Ucraina non sarebbe mai avvenuta.

Questo racconto trionfale, dove Biden è un presidente che «si addormenta» e Nancy Pelosi «sta per andarsene», è incrinato solo dai risultati repubblicani minori delle aspettative, presto spiegati non soltanto dal lungo spoglio «degno di una nazione del Terzo Mondo», ma anche perché gli eventi dolorosi «sono solo all’inizio» e nel 2024 tutti gli americani «se ne accorgeranno».

Le proposte

La sua candidatura viene presentata come un “sacrificio” fatto nei confronti del popolo americano, dato che lui stava finora «vivendo bene». Ha rilanciato sull’abolizione di qualsiasi obbligo legato al Covid, sia riguardo alla mascherina che riguardo ai vaccini, costruirà uno scudo “anti-missile”, richiamando quello preconizzato da Ronald Reagan negli anni ’80. Non solo: chiede un limite di mandato anche per i membri del Congresso, evidente allusione a chi siede lì da molti anni, come il suo rivale Mitch McConnell, al Senato dal 1984 e di fare una riforma delle elezioni, con documenti con foto, voto solo in giornata e conteggio rapido per far tornare gli Americani ad avere fiducia nei processi elettorali.

Tra il pubblico di questo discorso, più programmato e meno esplosivo dello standard trumpiano di divagazioni rispetto a quanto previsto, non erano presenti esponenti repubblicani, a parte Madison Cawthorn, sconfitto alle primarie e uno dei pochissimi ad essere stato esplicitamente osteggiato dal leader repubblicano alla Camera Kevin McCarthy.

Assente anche il deputato della Florida Matt Gaetz che ha detto di non aver avuto tempo di andare all’evento trumpiano anche a causa «del meteo avverso», costituito in questo caso da qualche nuvola su un cielo sostanzialmente terso. Presenti soltanto alcuni dei personaggi coinvolti nello sforzo di ribaltare le elezioni, come Mike Lindell, proprietario di una fabbrica di cuscini noto per le sue bislacche teorie sui furti elettorali “hi-tech” e Roger Stone, graziato proprio dall’ex presidente.

Assente persino Rudy Giuliani, che ha preferito commentare live l’evento sui social, e la figlia Ivanka, che ha dichiarato che stavolta non sarà coinvolta nello sforzo politico, preferendo concentrarsi «sulla vita privata e sui propri figli». Un annuncio quindi, quello di Trump, che voleva essere dirompente e che invece appare come quello di un leader stanco, che non riesce a ottenere le headlines nelle varie testate a causa del missile caduto sul territorio polacco d’incerta provenienza o persino (è il caso del Washington Post) viene messo in ombra dalla sfida del senatore Rick Scott della Florida alla leadership di Mitch McConnell.

Alcune analisi mettono in luce che l’annuncio, fatto prima del ballottaggio in Georgia del 6 dicembre (Trump si è comunque ricordato di sostenere il suo candidato prescelto Herschel Walker), avrebbe uno scopo assai meno nobile del sacrificio a favore del popolo americano: sarebbe un modo per anticipare eventuali incriminazioni del dipartimento di giustizia, anche se non sono mancate le allusioni alla “persecuzioni” dell’Fbi e al fatto che ha ricevuto «più mandati di comparizione di Al Capone».

Di sicuro, quindi, l’ex presidente Trump è nuovamente un candidato underdog come nel 2016. Stavolta però non per le sue posizioni estreme, ma soltanto per la stanchezza che la sua figura provoca nell’elettorato e nei media, sempre meno propensi a riportare le sue roboanti dichiarazioni.

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