L’ex presidente dovrà affrontare secondo i media americani oltre trenta capi d’imputazioni per i pagamenti in nero effettuati durante la campagna elettorale del 2016 all’ex pornostar Stormy Daniels per non rivelare la loro relazione. Trump si presenterà in tribunale martedì
Una giuria di Manhattan ha votato per mettere sotto accusa l’ex presidente. I capi di imputazione non sono ancora stati dichiarati, ma sono legati alle somme che Trump ha pagato all’ex pornostar Stormy Daniels durante la campagna elettorale del 2016 per costringerla al silenzio. Anche l’incrimazione, in ogni caso, non impedisce una sua nuova candidatura nel 2024.
«QUESTO È UN ATTACCO AL NOSTRO PAESE COME NON SI È MAI VISTO PRIMA» ha scritto Trump sulla sua piattaforma social Truth Media. L'ex presidente si trova nella sua residenza di Mar a Lago. Uno dei suoi avvocati, Joe Tacopini, ha detto che è «pronto a combattere».
Cosa succederà
Secondo quanto ha riferito la sua avvoca Susan Necheles, Trump comparirà in tribunale martedì per consegnarsi, essere informato del capi d'imputazione a suo carico, ed eventualmente finire in stato di fermo. «Ci aspettiamo che l'udienza per la formalizzazione delle accuse avvenga martedì» ha scritto l'avvocata di Trump in una mail all'agenzia di stampa Afp, senza fornire ulteriori dettagli.
L'udienza di "arraignment" a cui si presenterà l'ex presidente Usa sotto accusa è la prima comparizione in tribunale in un procedimento penale negli Stati Uniti. A un imputato vengono presentate le accuse a suo carico e questi generalmente rilascia una dichiarazione. Il giudice decide quindi se deve essere rilasciato su cauzione o presi in custodia.
Trump dovrebbe essere accusato di una lunga serie di capi d'imputazione, secondo i media Usa una trentina, per il pagamento in denaro segreto a Daniels.
Un altro avvocato del team di Trump, Chris Kise, ha già detto che l'incriminazione dell’ex presidente «non ha nessuna base legale» bollandola come «il punto più basso della storia per il nostro sistema di giustizia penale».
Kise è poi passato ad attaccare la procura: «Quello che una volta era l'ufficio del procuratore distrettuale più rispettato e venerato della nazione è stato completamente imbastardito da un politico opportunista che cerca, come molti altri, di lucrare sul marchio Trump. La totale assenza di una base legale, assieme alla natura politica dell'accusa, dovrebbe spaventare ogni cittadino di questo paese, indipendentemente dalle sue opinioni sul presidente Trump».
La ricerca di alleati
Le reazioni sono state molte, soprattutto nel partito di Trump, mentre la Casa bianca per il momento ha preferito non commentare.
Nel frattempo, Trump ha anche chiamato i suoi alleati chiave a Capitol Hill per avere conferme del loro sostegno dopo l'incriminazione da parte della procura di Manhattan. Tra gli altri Trump si è rivolto ai componenti della leadership repubblicana della Camera e i parlamentari che prestano servizio nelle commissioni che vogliono indagare sull'ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan. Lo riferisce la Cnn citando fonti di partito.
Nelle telefonate, l'ex presidente avrebbe detto agli alleati che ha intenzione di combattere le accuse e ha continuato a inveire contro l'accusa e contro il procuratore distrettuale Bragg.
Per lo speaker repubblicano della Camera, Kevin McCarthy, l’incriminazione da parte di Bragg è un danno irreparabile per gli Stati Uniti. «Alvin Bragg ha danneggiato irreparabilmente il nostro paese nel tentativo di interferire nelle elezioni presidenziali» ha twittato.
Una delle dichiarazioni più dure arrivate nelle ore successive alla diffusione della notizia è stata quella del vicepresidente dei tempi della presidenza Trump, Mike Pence. «Penso che l'accusa senza precedenti di un ex presidente degli Stati Uniti per una questione di finanziamento della campagna elettorale sia un oltraggio» ha detto in un’intervista aggiungendo che le accuse mosse a Trump «per milioni di americani sono null'altro che un procedimento politico». Secondo Pence, l'incriminazione è un «disservizio al paese» che dividerà ulteriormente il popolo americano.
Al fianco dell’ex presidente si è già schierato anche il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis, considerato il potenziale rivale di Trump alle primarie di partito per le elezioni del 2024. DeSantis ha fatto infatti sapere che non concederà l’estradizione dell’ex presidente dal suo stato per trasferirlo a New York: «La Florida non risponderà alla richiesta di estradizione. La strumentalizzazione del sistema giudiziario per far avanzare un'agenda politica capovolge lo stato di diritto ed è anti-americana. Il procuratore distrettuale di Manhattan, sostenuto da Soros, ha costantemente piegato la legge per declassare i reati e giustificare condotte criminali. Ma ora sta forzando la legge per prendere di mira un avversario politico».
Trump ha anche chiesto una mano ai suoi sostenitori. La campagna dell'ex presidente ha inviato una email ai sostenitori per sollecitare donazioni. «Lo Stato oscuro userà qualsiasi cosa avrà a disposizione per chiudere il movimento che tu hai messo al primo posto» si legge nella mail. «Stiamo vivendo il capitolo più buio della storia americana. Da quando ho cominciato a correre per la carica di presidente da completo outsider politico, la corrotta classe al potere ha cercato di chiudere il movimento America First».
Il messaggio si chiude con un auspicio per le prossime presidenziali: «Nel 2024 con il tuo supporto noi scriveremo il prossimo grande capitolo della storia americana, e il 2024 sarà ricordato per sempre come quello in cui noi abbiamo salvato la nostra Repubblica. Noi renderemo di nuovo grande l'America».
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