Dopo anni di ricerche e indagini, il New York Times è riuscito a ottenere le dichiarazioni fiscali del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. In una lunga inchiesta pubblicata lunedì, il quotidiano ha raccontato cosa è emerso dallo studio di più di vent’anni di documentazione fiscale fino a questo momento rimasta segreta.

Dieci anni senza imposte 

La scoperta principale è che Trump ha pagato soltanto 750 dollari di tasse federali sul reddito nel 2016 e nel 2015, mentre per dieci dei quindici anni precedenti non ha pagato nemmeno un dollaro (ma ha pagato contributi e assicurazione obbligatoria, ha specificato il suo avvocato). Nel 2015, ad esempio, mentre Trump si trovava in campagna elettorale, i suoi consulenti fiscali hanno compilato una dichiarazione da cui risultava che, per l’anno precedente, Trump doveva al fisco esattamente zero dollari. Era il quarto anno di fila che accadeva.

Trump è riuscito non pagare imposte sul reddito perché per anni ha denunciato perdite enormi in quasi tutti gli investimenti in cui si è impegnato. Grazie alle regole del fisco degli Stati Uniti, molto generose per i super ricchi, Trump ha potuto utilizzato le perdite come credito fiscale per non pagare tasse sulle sue principali fonti di guadagno: i proventi derivati dal reality show The Apprentice, quelli che gli arrivano grazie alla vendita dei diritti sull’utilizzo del suo nome e quelli prodotti dalle sue poche attività di successo, come gli affitti che riscuote dalla Trump Tower di New York. «Donald Trump è stato più abile a recitare la parte dell’imprenditore che a fare impresa nella vita reale», scrivono gli autori dell’inchiesta.

Dalla partecipazione al 50 per cento nello show The Apprentice e dalla vendita dei diritti sul suo nome, che viene utilizzato da imprenditori di tutto il mondo per ribattezzare i loro progetti di sviluppo immobiliare, Trump ha ottenuto negli anni 427,4 milioni di dollari. Altri 176,5 milioni di dollari gli sono arrivati da investimenti di successo in alcuni palazzi destinati ad uffici.

Trump ha investito gran parte di questi proventi in hotel e golf club, affari che si sono quasi tutti rivelati fonti di perdite. Il Trump National Doral, ad esempio, un golf club vicino a Miami, ha genrato perdite per 162,3 milioni tra il 2012 e il 2018. Trump ha versato un totale di 213 milioni di euro per tenere in piedi la struttura e si è personalmente impegnato a garantire un mutuo da 125 milioni che dovrà ripagare entro i prossimi tre anni.

Grazie a queste perdite, Trump è riuscito a cancellare le tasse sui suoi guadagni. «Questa equazione è un elemento chiave dell’alchimia fiscale di Trump: usare i guadagni derivati dal suo status di celebrità per fondare business rischiosi e quindi utilizzare le perdite subite da questi ultimi per non pagare tasse», scrivono gli autori dell’inchiesta.

(AP Photo/Alex Brandon)

Debiti e guai con il fisco

Ma questo schema sta iniziando a mostrare i suoi limiti. L’inchiesta ha infatti rivelato che Trump e le sue società sono profondamenti indebitati e la situazione rischia di peggiorare ulteriormente nei prossimi anni. L’Irs, l’agenzia del fisco americano, sta indagando da ormai dieci anni su un rimborso fiscale richiesto e ottenuto da Trump nel 2010, pari a 72,9 milioni di dollari. Secondo l’Irs il rimborso è stato ottenuto irregolarmente e se Trump dovesse perdere la battaglia legale, che sembra sia stata sospesa dopo la sua elezione a presidente, potrebbe trovarsi a dover versare al fisco oltre 100 milioni di dollari.

Trump, inoltre, è personalmente responsabile per un totale di 421 milioni di dollari di debiti, la maggior parte dei quali derivano dalle perdite subite da alcuni dei progetti che gli stanno più a cuore: il Trump International Hotel di Washington e il Doral golf course di Miami, ad esempio. La maggior parte di questi debiti dovrà essere rimborsata nei prossimi quattro anni.

La situazione economica generale, inoltre, non promette nulla di buono per il futuro. Il business di Trump si basa principalmente sugli hotel e sugli affitti pagati da negozi fisici che si trovano all’interno dei palazzi di sua proprietà, entrambi settori duramente colpiti dalla pandemia.

L’immagine di Trump che emerge dalle sue dichiarazioni fiscali, scrive il New York Times, è quella di un «presidente-uomo d’affari» che si trova in una situazione finanziaria sempre più precaria.

Trump durante una conferenza stampa (AP Photo/Carolyn Kaster)

Rielezione o disastro

Per Trump la rielezione a presidente è una questione di importanza personale legata anche alla salute delle sue finanze. Una fetta crescente delle sue entrate, scrivono gli autori dell’inchiesta, deriva da accordi per la cessione dei diritti sul suo nome a uomini d’affari residenti in paesi autoritari o che comunque si trovano in una delicata situazione geopolitica. Il New York Times scrive che dal 2017, Trump ha ottenuto 6,3 milioni di dollari grazie ad affari conclusi nelle Filippine, In India e in Turchia.

Se venisse rieletto, l’indagine dell’Irs rimarrebbe sospesa e sarebbe probabilmente più facile per lui raggiungere un accordo con i suoi creditori. Il New York Times scrive che anche nel peggiore dei casi Trump ha comunque numerose proprietà che potrebbe cedere per ripagare i suoi debiti. Ma una corsa a vendere i suoi asset danneggerebbe definitivamente la sua immagine di imprenditore di successo.

© Riproduzione riservata