L’ex presidente ha raccolto circa il 54 per cento dei consensi, mentre la sua avversaria Nikki Haley raccoglie il 43 per cento, promettendo di rimanere in corsa fino al Super Tuesday. Il tycoon la attacca nel suo discorso della vittoria, ricordando a tutti che comunque «ha perso anche se fa credere di aver vinto»
Negli Stati Uniti risultati delle primarie repubblicane in New Hampshire, quando sono stati contati oltre il 90 per cento dei voti, sono andati come previsto. Donald Trump è il vincitore della consultazione che i media chiamano “first in the nation” (il primo appuntamento elettorale dell’Iowa del 15 era un caucus, ovvero una particolare forma di elezione che prevede il consenso palese) con circa il 54 per cento dei suffragi. L’unica concorrente rimasta, l’ex ambasciatrice presso le Nazioni Unite Nikki Haley, ha raccolto soltanto il 43 per cento, nonostante il sostegno del popolare governatore Chris Sununu, un repubblicano moderato che si è speso molto per la sua causa e il fatto che le primarie erano aperte anche agli elettori registrati come indipendenti.
Il tycoon ha tenuto un breve discorso di vittoria nella città di Nashua, circondato da tre ex contendenti per la presidenza che hanno deciso di sostenerlo: il governatore del North Dakota Doug Burgum, l’imprenditore del biotech Vivek Ramaswamy e il senatore del South Carolina Tim Scott. Nella breve prolusione tenuta dall’ex presidente, che pure sembra aver pochi ostacoli verso la nomination, non c’è stato però un tono unitario, ma una critica alla sua rivale con toni piuttosto aspri, dicendo che la «ben vestita» Haley ha appena fatto quello che sembra un discorso di vittoria «ma lei è quella che ha perso», ricordando anche come in Iowa lei si accreditasse come principale rivale «ma è arrivata soltanto terza». Si è poi rivolto a Scott dicendo «devi proprio odiarla anche se è lei che ti ha nominato al Senato». L’interessato ha sorriso glissando e dicendo «semplicemente mi piaci molto tu».
Haley resta in corsa
Dal canto suo però l’ex ambasciatrice e governatrice del South Carolina ha rimarcato che comunque «rimarrà in corsa» per i prossimi appuntamenti elettorali, tra cui c’è proprio lo stato da cui proviene, che voterà il prossimo 23 febbraio, e la principale organizzazione che la sostiene, Americans for Prosperity, finanziata dal magnate della chimica Charles Koch, ha confermato che rimarrà con lei fino al Super Tuesday del 5 marzo, dove voteranno ben sedici stati. Gli exit poll del New Hampshire però mostrano una sua sostanziale debolezza con l’elettorato conservatore, maggioritario nel suo stato di provenienza: chi si definisce “molto conservatore” ha scelto nell’88 per cento dei casi Donald Trump, decisione condivisa da chi si definisce conservatore senza aggettivi al 60 per cento.
Haley riesce a prevalere soltanto tra i moderati, dove raccoglie il 75 per cento dei consensi, ma che nel moderno partito repubblicano rappresentano una frazione molto minoritaria. Secondo le stesse rilevazioni all’uscita dalle urne, Trump prevale in quasi tutti gli altri segmenti di elettorato, esclusi i laureati e chi ha un reddito superiore ai 100mila dollari annui.
Sui temi però Haley è apparsa più convincente del suo avversario: Haley è vista come più affidabile per chi pensa maggiormente all’economia, ai diritti riproduttivi e alla politica estera americana, mentre Trump stravince tra chi crede che l’immigrazione sia il principale problema degli Stati Uniti. Anche questo però non è bastato a farle vincere questa consultazione che secondo gli analisti sembrava fatta su misura per una candidata con il suo profilo.
Nelle prossime settimane però Haley giocherà sempre maggiormente la carta della vecchiaia del suo avversario, che ultimamente sta inciampando in numerosi lapsus verbali che lo accomunano molto al suo principale avversario, il presidente Joe Biden. Proprio lo stesso Biden ha diramato un comunicato affermando che «ormai è chiaro che Donald Trump sarà il candidato scelto dai repubblicani» e ha invitato gli indipendenti e i moderati di centrodestra a unirsi a lui per battere il tycoon.
Anche i dem hanno consultato la propria base, anche se queste primarie non assegneranno delegati per un contrasto con il comitato nazionale democratico che ha scelto di cominciare ufficialmente dal South Carolina il prossimo 3 febbraio. In ossequio a questa decisione, anche il presidente non era sulle schede elettorali, i suoi sostenitori hanno invitato i militanti a scrivere il suo nome sulla scheda per mostrare la sua forza ed evitare che il suo principale concorrente, il deputato del Minnesota Dean Phillips, potesse guadagnare una maggiore pubblicità da una vittoria sia pur solo simbolica. Anche se i voti scritti a mano non sono ancora stati contati tutti, appare comunque chiaro che l’inquilino della Casa Bianca è riuscito a prevalere con oltre i due terzi dei consensi mentre Phillips si ferma a uno striminzito 20,5 per cento.
Il New Hampshire, quindi, conferma una volta di più il rematch del prossimo 5 novembre, nonostante la stanchezza dell’elettorato generale.
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