Il viaggio in Belgio si è rivelato una mezza catastrofe per Francesco che ne voleva fare un momento forte di riflessione sulle prospettive dell’Europa, sulla pace e sulla questione ambientale. E invece prima il centro della visita sono stati gli abusi sui minori commessi dal clero, poi è scoppiata la polemica forte sulla questione femminile nella chiesa.

Senza contare l’ennesimo riferimento all’aborto compiuto dal pontefice che ha ripetuto un concetto già espresso in varie occasioni: i medici che aiutano le donne ad abortire sono paragonabili a dei sicari, perché di fatto uccidono una persona.

Il tutto alla vigilia di un sinodo generale della chiesa in programma nelle prossime settimane di ottobre, che rischia di diventare la fotografia malinconica di una chiesa che non ce la fa ad affrontare i nodi irrisolti. Sugli abusi, in Belgio, l’istituzione ecclesiale è stata chiamata sul banco degli accusati dalle vittime oltre che dalle principali istituzioni del paese; ma se sullo scandalo pedofilia Bergoglio ha risposto comunque assumendosi le responsabilità dei fatti e chiedendo perdono, lo scontro più duro si è verificato sul ruolo delle donne nella chiesa. Scontro per la verità annunciato.

Sì, perché la contestazione è arrivata dall’Università cattolica di Lovanio che anzi, data la ricorrenza dei 600 anni della sua fondazione (Papa Martino V la fondò nel 1425), costituiva l’occasione formale della visita pastorale del papa in Belgio.

Sabato scorso, Francesco ha dunque incontrato la comunità scientifica e gli studenti dell’ateneo nell’aula magna per un colloquio sulla crisi ambientale, le diseguaglianze fa nord e sud del mondo, e sul ruolo delle donne e degli uomini nella società e nella chiesa. Dunque, già in previsione dell’arrivo del pontefice la rettrice Francoise Smets aveva detto che sull’ultimo punto l’università avrebbe segnalato il proprio dissenso.

Cosa che è puntualmente avvenuta, anche perché il papa, durante l’incontro, ha semplicemente ribadito la posizione più volte espressa in merito: ovvero che il ministero sacerdotale non è in discussione, non può quindi essere aperto alle donne; tuttavia, ha detto, si tratta di un dato “minore” rispetto al fatto che «la donna si trova al cuore dell’evento salvifico. È dal “sì” di Maria che Dio in persona viene nel mondo. Donna è accoglienza feconda, cura, dedizione vitale. Per questo è più importante la donna dell’uomo, ma è brutto quando la donna vuol fare l’uomo: no, è donna, e questo è importante».

La risposta dell’ateneo è arrivata da un comunicato stampa diffuso dopo l’incontro, nel quale si sottolinea come l’università «esprime la propria incomprensione e disapprovazione per la posizione espressa da papa Francesco riguardo al posto della donna nella chiesa e nella società. "La donna è accoglienza feconda, cura, dedizione vitale”, ha detto il pontefice. Una posizione deterministica e riduttiva con la quale l’UCLouvain non può che esprimere il proprio disaccordo». Al contrario, l’ateneo, ha riaffermato la propria vocazione ad essere centro di studi “inclusivo”, «affinché tutti possano prosperare a pieno titolo al suo interno e nella società, qualunque sia la loro origine, il genere o l’orientamento sessuale». Infine, l’università «invita la Chiesa a seguire lo stesso percorso, senza alcuna forma di discriminazione».

Una mente ottusa

La risposta del papa, stizzita nei contenuti, non si è fatta attendere, così nel corso della consueta conferenza stampa tenuta sul volo che da Bruxelles lo riportava a Roma, ha affermato: «La donna – lo dico sempre – è più importante degli uomini, perché la chiesa è donna, la chiesa è sposa di Gesù. Se questo a quelle signore sembra conservativo, io sono Carlo Gardel. Perché non si capisce… Vedo che c’è una mente ottusa che non vuol sentire parlare di questo. La donna è uguale all’uomo, è uguale, anzi, nella vita della Chiesa la donna è superiore, perché la chiesa è donna».

Quindi ha criticato il femminismo. Francesco, come se non bastasse, è tornato durante il viaggio di ritorno, anche a parlare della figura di re Baldovino del Belgio, il quale, ha osservato, ha fatto «un atto coraggioso perché davanti a una legge di morte lui non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio, ci vuole un politico con i pantaloni per fare questo».

Baldovino, infatti, rifiutando di firmare la legge sull'aborto, «ha dato un messaggio e lui lo ha fatto perché è un santo», ha aggiunto il pontefice, spiegando perché vuole che vada avanti il processo di beatificazione del sovrano scomparso nel 1993. Un bel filotto, insomma, quello inanellato da Bergoglio, che sembra chiudere la porta definitivamente a ogni speranza di riforma della chiesa nel senso di un vero protagonismo femminile.

Non solo: i diversi interventi del papa certificano la separazione fra la Santa sede e le attese di cambiamento degli episcopati del Centro e Nord Europa senza, per altro, che Francesco sia riuscito a mobilitare in suo favore i settori più retrivi e tradizionalisti del cattolicesimo europeo.

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