Gli agricoltori si aspettano una soluzione entro giovedì, quando il piano per l’agricoltura della maggioranza sarà discusso al Bundestag. Resta alta l’attenzione sui movimenti dell’estrema destra dopo il presunto incontro di rappresentanti di AfD con gruppi neonazisti
L’hanno fatto di nuovo. Gli agricoltori hanno sono tornati in piazza con i loro trattori: in 10mila hanno raggiunto la porta di Brandeburgo polemizzando con il ministro delle Finanze Christian Lindner che ha cercato di placare la folla. Altri manifestanti hanno bloccato le strade in Renania Settentrionale-Vestfalia e nella zona di Brema. Ma per il governo Scholz i problemi non finiscono qui: i dati economici pubblicati ieri mattina hanno certificato definitivamente che la Germania è entrata in recessione, con il Pil che nel 2023 ha subito una contrazione dello 0,3 per cento. Un dato grave (anche se da Bruxelles si ragiona nell’ottica di un «rimbalzo graduale» l’anno prossimo) che peggiora ulteriormente le prospettive per il cancelliere socialdemocratico.
A far fronte ai manifestanti infuriati oggi c’era uno degli esponenti più in difficoltà del governo: i sondaggi più recenti danno la Fdp sul filo della soglia del 5 per cento che limita l’accesso al Bundestag. A differenza di altri membri del governo che hanno mostrato comprensione ma hanno spiegato di non vedere margine per ulteriori concessioni ai manifestanti, che protestano contro il taglio delle sovvenzioni sul carburante, Lindner ha cercato la complicità degli agricoltori. Il ministro ha raccontato di essere abituato, da vero cacciatore, a pulire una stalla e di conoscere bene il sudore.
Per il ministro, più che polemizzare sui tagli chiesti dall’esecutivo, è ora di trovare un accordo con la politica a un livello più alto, per esempio per quanto riguarda la burocrazia che rallenta il settore oppure per intervenire sulle norme della politica agricola comune dell’Unione europea. Una proposta insufficiente per i manifestanti, che l’hanno ricoperto di fischi: l’attesa è ancora per le trattative con i rappresentanti della maggioranza, che hanno invitato a un confronto otto associazioni di categoria per negoziare un nuovo accordo. La maggioranza si è data tempo fino a giovedì per presentare un piano che risolva la situazione: è fissata per dopodomani la discussione in aula e da parte dei rappresentanti di categoria c’è attesa per una rimozione definitiva dei tagli delle sovvenzioni sul carburante.
L’ombra della destra
Nonostante la manifestazione si sia tenuta in maniera pacifica, sulla protesta si allunga ancora l’ombra della destra, che negli ultimi giorni ha cercato di cavalcare le rivendicazioni in chiave antigovernativa. Le proteste, peraltro, continuano a raccogliere il favore della popolazione: secondo un recente sondaggio della televisione pubblica, il 68 per cento degli interpellati avrebbe mostrato comprensione nei confronti delle manifestazioni degli agricoltori. Se le manifestazioni dovessero davvero finire sotto il controllo, anche parziale, di AfD, certificato ieri secondo partito al 24 per cento da un sondaggio di Yougov, un’escalation diventerebbe un rischio tangibile.
Dal palco il capo della principale associazione di categoria, Joachim Rukwied, ha marcato le distanze dalla destra, ma gli slogan contro Scholz e i Verdi, o i manichini dei politici considerati “responsabili” del malessere degli agricoltori si sono visti anche ieri nel corteo. A poco sono serviti gli interventi del ministro dell’Economia Robert Habeck e quello del cancelliere Olaf Scholz, che hanno entrambi cercato il dialogo raccomandando ai manifestanti di mantenere il senso della misura nella loro protesta e di non cadere nel tranello di chi propone soluzioni troppo semplici a problemi complessi.
A esacerbare il timore che la destra possa intestarsi lo scontento contro il governo c’è poi la vicenda dell’incontro segreto tra politici di AfD e dell’estrema destra in cui sarebbe stato discusso anche il piano della “remigrazione”, del rimpatrio cioè dei migranti e dei tedeschi con radici straniere lontano dalla Germania. L’episodio, rivelano fonti di stampa, potrebbe non essere stato un caso isolato. Alla notizia domenica ha fatto seguito manifestazioni contro l’estrema destra in diverse città: a Potsdam – dove sarebbe avvenuto l’incontro, definito dal cancelliere «un caso per i servizi segreti interni – sono scesi in piazza anche il cancelliere Scholz e la ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Una partecipazione che ha portato la mobilitazione a un altro livello di gravità. Dal palco, le organizzazioni giovanili dei partiti hanno ribadito il cordone sanitario nei confronti di AfD. Sono intervenuti anche i rappresentanti della Junge Union, l’associazione giovanile della Cdu/Csu: il segretario del partito, da parte sua, ha immediatamente avviato la procedura di espulsione nei confronti di alcuni singoli membri del partito che avevano partecipato all’incontro con l’estrema destra. Friedrich Merz ha anche annunciato di voler tagliare i ponti con l’ala più conservatrice dei cristianodemocratici, la Werteunion, che già da tempo ha ambizioni di lasciare la Cdu.
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