Prima la crisi in Sudan, ora il fiume umano di Gaza e i rivolgimenti della Siria: l’affluenza nel Paese continua a crescere a livelli esponenziali, tanto che la popolazione “reale” è cresciuta di milioni di individui. Una situazione esplosiva. Ma per al-Sisi è anche un’opportunità. E per l’Europa l’ultima frontiera anti-migranti
Il mondo attorno all’Egitto è letteralmente in fiamme e la relativa stabilità del paese nordafricano, assieme a una storia politica di apertura, o quantomeno di non chiusura, delle frontiere, ne ha fatto la meta naturalmente preferita di milioni di fuggiaschi.
Lo scoppio del terribile conflitto in Sudan nell’aprile 2015, la crisi di Gaza e Cisgiordania a partire dall’ottobre dello stesso anno e, da ormai un decennio, la guerra in Siria con i recenti sviluppi che seppure in forme e numeri diversi continuano a mobilizzare persone, hanno causato un afflusso verso questo paese di un numero davvero enorme di profughi.
Cifre apocalittiche
Le cifre fornite dal governo parlano di nove milioni di individui attualmente presenti sul suolo egiziano e una relativa spesa annuale di oltre dieci miliardi di dollari. Sono numeri con tutta probabilità magnificati dal Cairo che cerca ovviamente donors in particolare tra i paesi europei terrorizzati dal potenziale spostamento dei flussi verso il Vecchio Continente nel caso in cui l’Egitto si risolvesse a respingere ed espellere. Ma che la popolazione sia aumentata di svariati milioni, specie dall’inizio della crisi sudanese, è assolutamente rispondente al vero.
Secondo l’Unhcr, i rifugiati registrati sono circa 900 mila. Ma i non registrati, quelli che continuano ad arrivare da ogni frontiera quotidianamente e che vivono in condizioni precarie di clandestinità sono molti di più. Secondo le stime dell’African Center for Strategic Studies (confermate anche dall’Onu) solo dal Sudan, negli ultimi venti mesi, ne sono entrati 1 milione e 214 mila. Poi ci sono i palestinesi (anche se dopo la tregua si prevede un possibile ritorno), i siriani nuovi e vecchi e un numero non trascurabile di africani subsahariani che, specie dopo i pogrom organizzati contro di loro in Tunisia, le frasi marcatamente xenofobe e, soprattutto, le durissime politiche adottate dal presidente Saied a seguito degli accordi con Italia e Europa, vedono nell’Egitto un approdo meno pericoloso di altri paesi.
La situazione, complice anche una condizione economica tutt’altro che rosea con dati gravemente negativi come quelli dovuti alla perdita di sette miliardi di dollari in entrate cruciali dal Canale di Suez nel 2024, causata dalla compressione della navigazione nel Mar Rosso per il conflitto a Gaza, sta diventando esplosiva.
Al momento la condizione debitoria dell’Egitto risulta particolarmente grave e il paese si trova in difficoltà nel pagare importazioni di prodotti fondamentali come il grano e l'energia mentre la sterlina egiziana prosegue la sua caduta verticale e alcuni beni essenziali cominciano a scarseggiare. E come sempre capita in questi casi, il profugo diviene il perfetto capro espiatorio.
Un caso recente, riportato dal New York Times, ha visto protagonista Ahmed Abu Al-Yazid, il presidente di un'azienda saccarifera di proprietà del governo, la Delta Sugar Company. Senza troppi giri, il dirigente ha incolpato i rifugiati per la carenza di zucchero e di prosciugare la preziosa acqua dell'Egitto. Nel frattempo, sui social media, account filogovernativi hanno iniziato una campagna anti-migranti incolpandoli di aver fatto lievitare affitti e prezzi. Inevitabili, come denunciano associazioni di profughi, i primi segnali di repressione: centinaia di sudanesi sono stati arrestati ed espulsi sommariamente.
Fonti giornalistiche riportano poi di richieste di migliaia di dollari inoltrate a siriani che vivono in Egitto da anni per continuare a vivere lì in sicurezza mentre si moltiplicano notizie di arresti sommari di lavoratori stranieri a cui vengono chieste somme ingenti per ritornare nella legalità. A dicembre, invece, l'Egitto ha approvato una legge che attribuisce la responsabilità di controllo sui profughi al governo invece che alle agenzie delle Nazioni Unite, una misura fortemente criticata da molti enti tra cui Human Rights Watch perché «rischia di violare i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo e ostacolerà il lavoro delle agenzie dell’Onu oltre che violare gli obblighi dell'Egitto ai sensi del diritto internazionale».
Capri espiatori
Paradossalmente, però, i profughi, oltre che un’emergenza, rappresentano una grossa opportunità per al-Sisi. Da una parte, come detto, garantiscono un capro espiatorio in un periodo di gravi difficoltà politiche per il presidente, da un’altra forniscono entrate grazie all’aumento, come spiegato sopra, di nuove tasse di immigrazione che, in tutti i casi, devono essere pagate in dollari, valuta estera di cui l'Egitto ha estremo bisogno. E infine sono un ottimo movente nella ricerca di un maggiore sostegno finanziario da parte dei partner internazionali.
A giugno la Ue ha siglato un’intesa con il Cairo di un miliardo. Ma quei soldi, ufficialmente stanziati nell'ambito del nuovo partenariato dell’Unione europea che prevede accordi sulla produzione di energia ma che hanno anche il chiaro intento di bloccare possibili ondate migratorie, sono solo la prima tranche. A marzo, infatti, la Ue aveva promesso all'Egitto un pacchetto di aiuti da 8 miliardi di dollari. C’è poi il Fondo monetario internazionale che ha inviato altri miliardi per stabilizzare l'economia egiziana.
L’Egitto, in un certo senso, sta diventando quello che la Turchia e la Libia, e più recentemente la Tunisia, hanno rappresentato per anni: la barriera anti-migranti per procura europea. Molte Ong e associazioni di difesa dei diritti dei profughi denunciano che i patti europei con l'Egitto, favoriscono le violazioni dei diritti e premiano, in qualche modo, l'autoritarismo di al-Sisi sia verso i migranti che verso oppositori interni. È molto probabile, ma l’Europa si sa agisce così, è ormai una prassi consolidata.
Va anche sottolineato, però - specie da questa parte del mondo dove si grida a invasioni per qualche centinaio di migliaia di irregolari entrati nell’intera Unione europea (nel 2024 239mila, fonte: Frontex, ndr) a fronte di 450 milioni di abitanti e si sbarrano confini e frontiere - che nel bene o nel male, l’Egitto ha fatto entrare e fa risiedere milioni di disperati in fuga da conflitti spaventosi. E quindi, va aiutato.
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