Con il 51,2 per cento dei voti, Maduro sarà alla guida del paese fino al 2030. Maria Corina Machado, leader dell’opposizione (a cui è stato impedito di candidarsi), contesta l’esito del voto. Alla vigilia, i sondaggi davano in netto vantaggio il centrista Edmundo Gonzalez Urrutia
Con il 51,2 per cento dei voti, Nicolas Maduro ha vinto le elezioni in Venezuela: resterà alla guida del paese fino al 2030, quando saranno 17 in totale gli anni in cui è stato presidente. «Non ci sono riusciti con le sanzioni, con l'aggressione, con la minaccia. Non ce l'hanno fatta ora e non ce la faranno mai con la dignità del popolo del Venezuela. Il fascismo in Venezuela, la terra di Bolivar e Chavez, non passerà. Chavez vive. Chavez, questo trionfo è tuo», ha dichiarato Maduro, che ha anche denunciato un attacco hacker al centro del consiglio elettorale: «Sappiamo chi lo ha fatto. Lo hanno fatto perché volevano impedire che il popolo del Venezuela avesse il suo risultato ufficiale».
Ma l’opposizione, guidata da Maria Corina Machado (alla quale la Commissione elettorale non ha consentito di candidarsi), non riconosce l’esito del voto e denuncia irregolarità, affermando che il «nuovo presidente eletto» sia in realtà Edmundo Gonzalez Urrutia, centrista sostenuto da una larga coalizione di destra e sinistra, la Piattaforma Unitaria Democratica (PUD). Secondo Machado, l’opposizione ha ottenuto il 70 per cento dei voti, e non il 44 per cento come riportato dalla commissione elettorale.
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha espresso «seri dubbi» sui risultati elettorali del Venezuela, mentre poche ore prima la vicepresidente Kamala Harris e altri sette Paesi dell'America Latina avevano chiesto il «rispetto della volontà del popolo venezuelano».
I sondaggi della vigilia
Il risultato del voto in Venezuela non era per nulla scontato: secondo i sondaggi prima del voto, l'opposizione si trovava per la prima volta in netto vantaggio sul Gran Polo Patriottico che sostiene Maduro, al potere dal 2013. E per la prima volta, per il governo chavista sembrava difficile riuscire ad aggiudicarsi un'elezione che, in caso di vittoria dell'opposizione, avrebbe potuto segnalare l'inizio della fine del regime bolivariano fondato da Hugo Chavez nel 1998.
Uno dei dubbi più grandi della vigilia riguardava il comportamento dell’esercito nel caso di una vittoria dell’opposizione: il sostegno delle forze armate - guadagnato a forza di regalie - è stato di fatto uno dei due pilastri del chavismo. L'altro pilastro, che ne spiega la longevità di fronte a risultati economici disastrosi (anche per le sanzioni statunitensi), è che la destra venezuelana ha lasciato un pessimo ricordo, il che permise allo stesso Chavez di sopravvivere a un colpo di Stato militare e successivamente condannò al fallimento l'opposizione guidata da Juan Guaidò e appoggiata da Washington.
La situazione economica in Venezuela
Il Venezuela è il paese con le maggiori riserve certificate di idrocarburi nel mondo. Ma, nonostante le ingenti risorse petrolifere, sta affrontando da circa un decennio una crisi economica senza precedenti, provocata sia dal calo del prezzo del petrolio, sia dalla corruzione e dalla gestione autoritaria e repressiva del regime da parte di Maduro.
Negli anni, soprattutto a causa dell’inflazione che ha raggiunto picchi incredibili (+65mila per cento), la povertà è aumentata a dismisura, tanto che 7,7 milioni di persone (un quarto della popolazione) sono state costrette a emigrare nel resto dell’America Latina a causa della fame. Secondo i sondaggi altrettante persone sono pronte a scappare, davanti alla riconferma di Maduro.
Anche per questo motivo il Venezuela è sotto sanzioni internazionali: Venezuela e Stati Uniti non hanno relazioni diplomatiche dal 2019, ma ciononostante l’amministrazione di Joe Biden ha cercato di trovare un accordo capace di stabilizzare la situazione nel paese. A ottobre, ad esempio, il regime aveva promesso di indire nuove elezioni libere: in cambio, gli Stati Uniti hanno eliminato gran parte delle sanzioni, sbloccando parte dei fondi venezuelani congelati all’estero.
Una decisione che non è durata molto: nei mesi successivi, Maduro ha continuato a reprimere il dissenso, prima non permettendo alla popolarissima Machado di candidarsi alle elezioni, poi rifiutando le candidature di molti altri attivisti e politici, alcuni dei quali sono stati anche arrestati. Per ultimo, è stato impedito l’accesso al paese agli enti indipendenti di controllo delle elezioni, compresi quelli dell’Unione europea. La conseguenza è stata il ripristino delle sanzioni da parte degli Usa.
Il Venezuela continua così a navigare in cattivissime acque dal punto di vista economico: una nuova crisi sociale potrebbe rivelarsi fatale per il tentativo di risollevare le sorti economiche del paese.
© Riproduzione riservata