«Sta diventando sempre più difficile e irresponsabile per coloro che ricoprono posizioni elettive ignorare queste prove... Ci auguriamo che apriate urgentemente questa indagine per perseguire la giustizia per le innumerevoli vittime e per scoraggiare ulteriori atrocità commesse contro gli uiguri», scrivono 38 eurodeputati in una lettera inviata al procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan
Trentotto membri del parlamento europeo hanno co-firmato una lettera diretta al procuratore della Corte penale internazionale, in cui chiedono di aprire un’indagine sui crimini commessi da funzionari contro gli uiguri, la minoranza turcofona della regione dello Xinjiang.
Gli eurodeputati basano la loro richiesta sulla denuncia presentata il 6 luglio del 2020 da parte del governo del Turkestan in esilio – l’esecutivo non riconosciuto a livello internazionale che rappresenta la diaspora uigura all’estero e ha sede a Washington – con cui si chiede al procuratore capo Karim Khan di aprire un’indagine per crimini internazionali commessi a danno degli uiguri.
Dal 6 luglio del 2020 il team di avvocati guidati da Rodney Dixon che assiste il governo degli uiguri in esilio ha presentato tre fascicoli di prove contenenti le testimonianze dei reati commessi. I funzionari cinesi stanno prendendo di mira gli uiguri che vivono nei paesi vicini come il Tagikistan costringendoli a rientrare in Cina, o deportandoli con la forza, dove vengono rinchiusi all’interno di centri di detenzione. Una volta rientrati nel paese i famigliari non hanno più notizie di loro.
«Ci risulta che, sebbene la Cina non sia uno stato parte della Corte penale internazionale, la denuncia è stata presentata sulla base del fatto che il vostro ufficio ha giurisdizione sulla situazione in quanto sono stati commessi gravi crimini internazionali da funzionari cinesi sul territorio di uno stato aderente alla Corte penale internazionale», scrivono gli europarlamentari.
«Le prove confermano che almeno il 90 per cento degli uiguri che vivono in Tagikistan sono stati radunati e deportati in Cina da funzionari cinesi che operano sul campo in Tagikistan», continua la lettera. «Sta diventando sempre più difficile e irresponsabile per coloro che ricoprono posizioni elettive ignorare queste prove... Ci auguriamo che apriate urgentemente questa indagine per perseguire la giustizia per le innumerevoli vittime e per scoraggiare ulteriori atrocità commesse contro gli uiguri».
Il rapporto delle Nazioni unite
La lettera diretta all’Ufficio del procuratore Karim Khan all’Aja è stata scritta e firmata dopo che lo scorso 1º settembre l’Alto commissario Onu per i diritti umani ha pubblicato un rapporto in cui si accusa Pechino di sottoporre la minoranza minoranza uigura della regione cinese dello Xinjang a un regime persecutorio e oppressivo che include detenzioni arbitrarie, torture, repressione culturale e religiosa e altre forme di violenza diretta o indiretta, giustificate con il rischio della diffusione dell’estremismo e del terrorismo.
La pubblicazione del rapporto è stata a lungo ostacolata e ritardata dal governo cinese, che in risposta ha pubblicato un documento di 130 pagine in cui nega tutte le accuse. Il rapporto dell’Onu è basato su interviste di testimoni, analisi di documenti ufficiali e sul lavoro di numerosi attivisti e ricercatori che si sono occupati della vicenda dello Xinjang.
La sistematica discriminazione degli uiguri è stata giustificata dal governo con il rischio della diffusione del fondamentalismo e del terrorismo islamico, ma diversi parlamenti nazionali – tra cui quelli di Olanda e Canada – e leader politici accusano Pechino di compiere un genocidio.
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