Il Washington post rivela che gli agenti federali cercavano documenti collegati alle armi nucleari e quindi con grandi implicazioni sulla sicurezza mondiale
Secondo quanto rivelato dal Washington post, il blitz dell’Fbi nella residenza di Mar-a-Lago dell’ex presidente americano Donald Trump serviva a recuperare documenti top secret. Non si sa ancora se fossero relativi all’arsenale americano oppure anche a quelli di altri paesi.
L’operazione è stata ordinata direttamente dal procuratore generale Merrick Garland, che ha spiegato che altri tentativi meno intrusivi di recuperare le carte erano falliti.
La rivelazione
Gli agenti federali nei giorni scorsi avevano cercato di recuperare il materiale che Trump aveva portato con sé lasciando la Casa bianca. L’archivio di stato cercava da tempo di avere indietro i materiali. Quando era riuscito a recuperarne una parte aveva individuato carte coperte da segreto e allertato il dipartimento di Giustizia.
Mesi prima che l'Fbi entrasse a Mar-a-Lago, Trump aveva ricevuto un mandato di comparizione a cui non avrebbe dato seguito.
Ieri un alto funzionario del dipartimento ha anche richiesto che venga reso pubblico un inventario del materiale sequestrato e il mandato di perquisizione. Il giudice che si occupa del caso ha dato 24 ore di tempo a Trump per opporsi alla mozione. L’ex presidente ha il mandato da lunedì scorso, quando è stato effettuato il blitz, ma per il momento ha scelto di non pubblicarlo. Opporsi alla pubblicazione potrebbe però dare l’impressione che il tycoon abbia qualcosa da nascondere.
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