La discussione su un virgolettato di Björn Höcke citato da Repubblica ha mostrato quanto vale per i leghisti la potabilità politica degli alleati sul piano europeo. Ma le notizie sul fatto che AfD è un partito del tutto impresentabile, purtroppo per Salvini, sono vere
Per la Lega le prossime elezioni europee sono la principale priorità per i mesi a venire. Il Carroccio si sforza per spuntare l’alleanza con Conservatori e Popolari, i gruppi di appartenenza dei partner di governo. Un patto che però rischia di sfumare proprio per la natura degli alleati europei che la Lega si è scelta. Nonostante gli sforzi del Carroccio di normalizzarli.
Tra loro, le famiglie di Fratelli d’Italia e Forza Italia sono a un passo dall’intesa. Con quello che in ambienti di centrosinistra viene considerato il circolo della vergogna, il gruppo della Lega Identità e democrazia, non tutti vogliono invece avere a che fare. A creare problemi soprattutto ai Popolari sono Rassemblement National e Alternative für Deutschland. L’ultima conferma arriva dalla Versiliana, dove il segretario di FI Antonio Tajani ha spiegato che «nessuno in Europa farà mai un accordo con Marine Le Pen e con AfD. Neanche io farò mai un accordo con Alternative für Deutschland quando dicono che un bambino disabile deve essere emarginato e messo in una classe da solo, è una vergogna, mi fa schifo».
Soprattutto su AfD pesa anche il veto dei cristianodemocratici tedeschi. Avere AfD nel gruppo per Salvini fa tutta la differenza del mondo: per la Cdu/Csu allearsi con Id significherebbe accettare a livello europeo una collaborazione che in patria non sarebbe difendibile perché abbatterebbe il muro di fuoco che i cristianodemocratici hanno sempre promesso di mantenere alla propria destra.
Per avere prova che AfD è tutt’altro che normalizzabile, basta guardare alle dichiarazioni dei suoi esponenti negli ultimi anni e ai programmi che ha presentato. Nei giorni scorsi si è consumato uno scontro su una dichiarazione di Björn Höcke, capogruppo AfD del parlamento della Turingia, riportata da Repubblica. Il prossimo candidato governatore del Land della Germania est, che è stato a lungo insegnante, ha spiegato di voler intervenire sulla politica dell’inclusione. Un’espressione tecnica che Höcke ha usato con consapevolezza per indicare la volontà di mantenere in vita le Förderschule, le scuole speciali per i bambini con disabilità che la Germania ha stabilito di eliminare progressivamente in osservanza di una raccomandazione delle Nazioni unite. Per la Lega il riferimento non era chiaro e la deduzione velleitaria.
Per avere però conferma che Höcke sapeva benissimo cosa stava dicendo (ed evocando) basta tornare al programma elettorale delle elezioni federali del 2021: «I bambini con bisogni particolari ottengono nelle scuole speciali un aiuto di ampia portata che la scuola regolare non è in grado di fornire. Per questo motivo AfD si impegna nella conservazione delle Förderschule, che devono tornare la prima soluzione per gli alunni con bisogni di assistenza particolari». Le classi speciali vanno mantenute, insomma.
I capisaldi
A chi vuole normalizzare AfD forse è opportuno ricordare anche che lo stesso Höcke anni fa parlava di «monumento alla vergogna» in riferimento al monumento alla memoria delle vittime dell’olocausto nelle vicinanze della Porta di Brandeburgo. Sempre lui annunciava che il popolo tedesco è minacciato «nella sua esistenza dal calo delle nascite e dall’immigrazione di massa», e che un grosso problema della storiografia tedesca è il fatto che Adolf Hitler venga ritratto come «il male assoluto». Sono tanti gli attivisti e i giornalisti che si sono dedicati a raccogliere le dichiarazioni più controverse degli esponenti di AfD, ma negli ultimi anni hanno avuto solo l’imbarazzo della scelta. «Abbiamo il diritto di essere orgogliosi delle azioni dei soldati tedeschi nelle due guerre mondiali» diceva Alexander Gauland, ex leader del partito, che considerava il passato nazista della Germania «una cagata d’uccello in oltre mille anni di storia tedesca costellata da successi».
Ma mentre un altro deputato spiegava che sarà necessario «eliminare» persone come Aydan Özuguz, vicepresidente del Bundestag di origini turche, il suo collega Thomas Seitz decideva che «l’intera Africa non vale le sane ossa di un solo granatiere tedesco». Un politico locale, Andreas Gehlmann, raccomandava addirittura di incarcerare gli omosessuali. Se ci fossero ancora dubbi sulla natura di AfD, basta dare un’ulteriore sfogliata ai programmi elettorali.
All’ultima convention in vista delle europee gli estremisti hanno deciso di voler smontare l’Ue, emanciparsi dagli Stati Uniti e riprendere i rapporti con Mosca. Da cancellare anche ogni sforzo per lottare contro il riscaldamento globale, che va incontrato «con positività». Tutte tendenze note per AfD, che già nel 2021 aveva messo in conto di lasciare l’Unione e prendere in mano autonomamente la gestione dell’immigrazione, con un durissimo sistema di controlli, rimpatri e confini fisici, oltre alla totale indisponibilità ad accogliere migranti provenienti da altri paesi europei (come l’Italia). Come tutti i partiti sovranisti AfD è molto attenta alle politiche famigliari: nel programma proponeva di offrire un premio da 20mila euro a figlio e impegnarsi contro «l’omicidio» dei bambini non nati, rifiutandosi di riconoscere l'aborto come diritto. Il partito si batte anche per porre un limite all’«ansia universitaria» che porta a crescere anno per anno la quota di diplomati, secondo AfD per ragioni ideologiche dovute allo scarso riconoscimento dei mestieri che non prevedono una laurea. Ultimo ma non ultimo, il testo prevedeva un cambiamento dell’impostazione culturale dei tedeschi: «La cultura del ricordo non dovrebbe tener conto soltanto dei momenti più bui della storia tedesca, ma anche dei suoi successi».
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