L’agenzia Nova riporta un articolo uscito su Le Monde in Francia riguardo al dibattito attorno alla “dottrina Mitterrand”. Secondo gli intellettuali si è trattata di una scelta politica che ha poi permesso di creare un’unità pacifica e stabile
La “dottrina Mitterrand”, che ha permesso a molti ex terroristi italiani di estrema sinistra di rifugiarsi in Francia dopo aver abbandonato la lotta armata, «deve essere protetta». È quanto afferma sulle colonne del quotidiano Le Monde un gruppo di intellettuali e accademici. «La dottrina Mitterand non è un testo scritto, ha valore solo come decisione politica. Ma si fonda su un ragionamento che hanno riconfermato in seguito diversi governi, di destra e di sinistra, e del quale ci sembra che valga la pena che sia ricordato», si legge nell'articolo. La protezione della Francia non ha mai sottratto «dei colpevoli ad una giusta pena», né ha rimesso «in questione il diritto di uno Stato nel far valere il proprio sistema di giustizia«. La “dottrina Mitterrand”, a loro modo di vedere, ha semplicemente messo in atto «un meccanismo che consiste nel prendere la decisione politica, dinnanzi alla lacerazione dolorosa e generale della coesione di un Paese e, un volta che il contesto politico di questa lacerazione sembra scomparire, di costruire le condizioni di un’unità e di una pace ritrovate», affermano gli intellettuali.
«Oggi i militanti italiani esiliati arrivati all’inizio degli anni Ottanta hanno ormai quarant’anni di più – ricorda la tribuna -. Hanno ormai ampiamente l'età della pensione. Sono stati giornalisti, ristoratori, medici, grafici, documentaristi, psicologi. Hanno avuto figli e nipoti. Non hanno smesso di ripetere che la guerra era finita, che erano da molto tempo estranei a quello che erano stati, pertanto senza rifiutare di ammettere la proprie responsabilità».
«Riaffermare la dottrina Mitterrand oggi non significa in nessun caso dare all'Italia delle lezioni sul tema della giustizia. Significa semplicemente ricordarsi che la politica si fa anche e soprattutto al presente, che deve costruire le condizioni di un futuro condiviso e che la concezione della giustizia come puro strumento di vendetta, anche 40 anni dopo, è contrario a quello che continuiamo a considerare come un funzionamento chiaro della democrazia», si legge su Le Monde.
Agenzia Nova
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