Il piano, diviso in tre diverse fasi, sarebbe stato bocciato dai due gruppi che controllano la Striscia. L’Iran comunica l’uccisione di un alto ufficiale delle Guardie rivoluzionarie in un raid israeliano in Siria. Netanyahu fischiato dai famigliari delle vittime durante il suo discorso alla Knesset
Anche a Natale prosegue il conflitto in Medio Oriente. Secondo il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, sono almeno settanta le persone uccise in un raid israeliano vicino al campo profughi di Al-Maghazi nel centro della Striscia. Da venerdì le forze armate israeliane hanno colpito almeno 200 obiettivi militari a Gaza.
Il conflitto a fuoco con i miliziani di Hamas ha portato all’uccisione di 15 soldati israeliani. Da quando è iniziata l’operazione militare via terra dentro la Striscia, sono stati uccisi 154 militari israeliani, perdite molto più alte tra i miliziani di Hamas, dove ne sarebbero morti 8mila.
Da Teheran le Guardie rivoluzionarie hanno annunciato che uno dei loro più alti consiglieri sarebbe morto in un attacco israeliano in Siria nella zona di Sayyidah Zaynab, nei pressi di Damasco. Un’uccisione che aumenterà ulteriormente le tensioni, dato che dall’Iran hanno annunciato che Israele «pagherà» per questo.
In un messaggio alla nazione, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che non interromperà le operazioni militari. «Continueremo con tutta la nostra forza, fino alla fine, fino alla vittoria, finché non raggiungeremo tutti i nostri obiettivi», ha detto dopo aver espresso cordoglio per i soldati morti a Gaza. «Fatemi essere molto chiaro: questa sarà una guerra lunga», ha specificato Netanyahu che è stato fischiato alla Knesset (il parlamento israeliano) dai famigliari degli ostaggi.
Sarah Netanyahu, moglie del premier israeliano, ha scritto una lettera al Papa chiedendo il «personale intervento» per la liberazione degli ostaggi.
Le mediazioni dell’Egitto
I funzionari egiziani hanno ripreso le trattative per arrivare una tregua che porti al rilascio dei civili presi in ostaggio da Hamas e a una soluzione politica di lungo periodo per risolvere la crisi. Dopo la visita dei vertici di Hamas al Cairo della scorsa settimana, una delegazione della Jihad islamica palestinese (Pij), che detiene alcuni ostaggi israeliani a Gaza, è arrivata nella capitale dell’Egitto il 24 dicembre per colloqui con esponenti della sicurezza nazionale.
Il piano annunciato dai media egiziani è diviso in tre fasi diverse. La prima fase prevede la sospensione dei combattimenti per due settimane, estendibile a tre o quattro, in cambio della liberazione di 40 ostaggi: donne, minorenni e uomini anziani, soprattutto malati. In cambio, Israele rilascerebbe 120 prigionieri di sicurezza palestinesi di uguale tipo.
La seconda fase prevede colloqui più approfonditi per porre fine alle divisioni politiche dentro il mondo palestinese e creare un governo tecnico per gestire Gaza e la Cisgiordania. La terza e ultima fase, invece, prevede un accordo per il rilascio di tutti i militari israeliani detenuti da Hamas e da altre fazioni palestinesi, in cambio del ritiro israeliano dalla Striscia.
La prima volta dall’inizio della guerra che l’Egitto propone un piano di questo tipo. Al momento, il paese guidato dal presidente Abdel Fattah al-Sisi ha seguito le mediazioni per il rilascio degli ostaggi insieme al Qatar. Ma secondo quanto riporta la Reuters, che cita due funzionari della sicurezza egiziana, il piano sarebbe stato bocciato sia da Hamas che dalla Jihad islamica.
Intanto il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha inviato una lettera a papa Francesco per chiedere un cessate il fuoco. «Auspico che mentre ci avviciniamo al Nuovo Anno vedremo un'azione immediata della comunità internazionale e di tutte le persone oneste per fermare l'uccisione di innocenti a Gaza».
© Riproduzione riservata