Oggi è l’ultimo giorno di tregua tra Israele e Hamas, ma da ieri il capo della Cia e del Mossad si trovano in Qatar per estenderla. Secondo il quotidiano egiziano al Araby al Jadeed – che ha citato fonti egiziane –  un’intesa preliminare è stata raggiunta per prolungare la tregua altri due giorni e alle stesse condizioni della precedente proroga.

In una dichiarazione video, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha ribadito gli obiettivi della guerra (distruggere Hamas e fare in modo che Gaza non possa più rappresentare una minaccia per lo stato ebraico) e ha assicurato che «Israele tornerà a combattere una volta terminata questa fase di restituzione degli ostaggi. Non c'è modo di non tornare a combattere fino alla fine». Dello stesso tono sono anche le dichiarazioni del ministro Benny Gantz: «Israele è pronto a rinnovare la lotta in qualsiasi momento» e del ministro della Difesa Yoav Gallant «Le forze dell’Idf  sono pronte per un’immediata ripresa dei combattimenti».

Funzionari israeliani stamattina hanno detto ad Haaretz che la proposta è all’esame, ma non è stata ancora confermata. Il problema, riporta Haaretz, è se Hamas acconsentirà a rilasciare dieci ostaggi al giorno rispettando le richieste di Tel Aviv. Con le liberazioni degli ultimi giorni sono poche le donne e i bambini ancora prigionieri, e il gruppo si troverebbe costretto a liberare anche gli uomini.

Una fonte vicina ad Hamas ha dichiarato all’agenzia French Press che sarebbe disposto a prolungare la tregua di quattro giorni e «potrebbe rilasciare prigionieri israeliani detenuti dal gruppo, da altri movimenti di resistenza e da altri partiti durante questo periodo, secondo i termini della tregua esistente», non è chiaro quindi se Hamas ha intenzione di rispettare il numero di ostaggi liberati al giorno, ma solo rilasciando donne e bambini.

Finora sono stati liberati sessanta ostaggi israeliani, altri 21 ostaggi – 19 tailandesi, un filippino e un russo-israeliano – sono invece stati rilasciati nel corso di negoziati separati durante il cessate il fuoco. Inoltre, prima della tregua, Hamas aveva consegnato quattro ostaggi mentre l’esercito israeliano (Idf) ne aveva salvato uno.

Altri due poi sono stati trovati morti a Gaza. Mentre Hamas ha dichiarato che tre degli ostaggi (il neonato di 10 mesi Kfir Bibas, suo fratello di quattro anni e la loro madre) sono morti a seguito dei bombardamenti israeliani. I mediatori presenti in Qatar hanno affermato quindi di non essere in grado di verificare i numeri. Un funzionari dell’ala politica del gruppo terroristico ha anche detto che Hamas rilascerà due ostaggi con cittadinanza russa in un gesto di «apprezzamento» per la posizione assunta dal presidente Vladimir Putin. I due dovrebbero aggiungersi agli altri dieci di stasera, il cui elenco è già stato consegnato al governo israeliano.

Con l’ultimo scambio di ieri sera, invece, Tel Aviv ha liberato 180 prigionieri palestinesi, ma, avendone arrestati 133 in Cisgiordania nei giorni del cessate il fuoco, in realtà il numero totale dei palestinesi detenuti dallo stato ebraico è stato ridotto solo di 47 unità.

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha detto in parlamento che le dichiarazioni del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, stanno «diminuendo» le speranze di Ankara che la pausa possa trasformarsi in un cessate il fuoco completo e ha definito Netanyahu «il macellaio di Gaza».

Violazioni della tregua

Ma la tregua rischia di essere precaria e non durare a lungo. Un palestinese è stato ucciso dall’Idf nel nord di Gaza, mentre un altro è stato ferito. Al Jazeera ha riportato le parole di un residente, Hind Khoudary, che si trova adesso a Khan Yonis: «La gente dice che questa tregua è inutile perché i gazawi non hanno la possibilità di tornare alle loro case e sapere se i familiari stanno bene».

Nel frattempo in Cisgiordania continuano gli scontri. L’Idf ha affermato che stanotte ha compiuto un’azione antiterrorismo a Jenin, facendo saltare in aria case e distruggendo strade e conduttore idriche. Quattro residenti sono stati uccisi, secondo l’Idf uno di loro è Mohammad Zabeidi, importante agente della Jihad islamica, mentre un altro è Hussam Hanoun, sempre della Jihad islamica. Altre sei persone, tra cui due bambini, sono state ferite e almeno altre 20 sono state arrestate.

Kibbutz

Benjamin Netanyahu ha organizzato un incontro con i leader dei kibbutz al confine con la Striscia di Gaza, distrutti dall’attentato del sette ottobre, ma i leader di almeno due delle comunità, Be’eri e Nir Oz, rifiutano di inviare rappresentanti. La critica rivolta a Netanyahu è di aver deciso di incontrarli solo ora, dopo quasi due mesi dall’attentato e di aver invitato solo i leader e non le intere comunità. Be’eri ha detto di non voler boicottare l’incontro di per sé, ma anziché parteciparvi chiede che sia il premier a venire sul posto. 

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