Nel palazzo la sede di Associated Press e di Al Jazeera. Ap che in una nota ha dichiarato: «Siamo sconvolti e inorriditi». Al Jazeera: «Ciò che Israele ha fatto è un atto barbaro che prende di mira la sicurezza dei nostri giornalisti e impedisce loro di rivelare la verità». Il primo ministro israeliano ha rassicurato Biden dicendogli che «Israele sta facendo di tutto per evitare di colpire civili», ma continuano a registrarsi vittime, inclusi oltre trenta bambini
Continuano gli attacchi di Israele: l'esercito israeliano ha colpito un palazzo nella Striscia di Gaza che ospita gli uffici dei media, tra cui quello dell'agenzia Usa Associated Press e di Al Jazeera. Il raid aereo è avvenuto circa un'ora dopo che l'esercito israeliano ha ordinato di evacuare l'edificio, ma prima del dovuto. Per i servizi israeliani «l’edificio ospitava gli uffici di media civili, che Hamas usava come scudi umani». Immediata la risposta di Ap che in una nota ha dichiarato: «Siamo sconvolti e inorriditi». Al Jazeera ha definito l’attacco come un crimine di guerra e ha detto: «Ciò che Israele ha fatto è un atto barbaro che prende di mira la sicurezza dei nostri giornalisti e impedisce loro di rivelare la verità».
In un tweet la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha scritto: «Abbiamo comunicato agli israeliani che garantire la sicurezza e l’incolumità dei giornalisti e dei media indipendenti è una responsabilità fondamentale». Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiamato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, rassicurandolo e dicendogli che «Israele sta facendo di tutto per evitare di colpire civili». Biden ha avuto colloqui telefonici anche con il presidente palestinese Abu Mazen per discutere della situazione che sta coinvolgendo molti civili.
La giornata
Tra venerdì e sabato si è consumata un’altra notte di scontri a Gaza e Cisgiordania. Oramai si è perso il conto dei missili partiti da Israele e Hamas dopo l'escalation militare iniziata il 10 maggio. Inevitabilmente, sale anche il bilancio delle vittime. Gli ultimi dati riportano 139 vittime tra i palestinesi (di cui 39 bambini) e 10 tra gli israeliani (due bambini). Circa 46 i feriti soccorsi dalle ambulanze in Israele, mentre l’Egitto ha aperto il valico di Rafah per far entrare nella Striscia di Gaza dieci ambulanze ed evacuare i feriti. Dieci persone appartenenti alla stessa famiglia sono stata uccise in un attacco aereo israeliano sulla Striscia di Gaza occidentale. Otto bambini e due donne. Si trovavano in un edificio crollato in seguito a un attacco aereo dell’aviazione militare israeliana, nel campo profughi di Shati (Qui l’intervista all’Agenzia Onu che fornisce assistenza al campo=
L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che un uomo di 35 anni è morto e altre persone sono rimaste ferite dopo un attacco aereo compiuto da Israele con un drone sul campo profughi di a-Bureji a Gaza. In risposta ai raid che hanno ucciso la famiglia nel campo profughi di Shati, Hamas ha lanciato dei razzi verso Israele. Nel quartiere Ramat Gan di Tel Aviv l’attacco ha provocato la morte di un israeliano di 50 anni mentre un altro è rimasto ferito. La polizia israeliana dice di aver arrestato 43 sospetti durante un’altra notte di intensi disordini nella città centrale israeliana di Lod.
A Ramallah e nella West Bank si sono radunati diversi cittadini palestinesi in occasione della ricorrenza della Nakba (la catastrofe), l’esodo di 700mila palestinesi che sono stati costretti a lasciare le loro case dopo la prima guerra tra arabi e israeliani del 1948.
Sono diversi i tunnel e gli edifici dell’intelligence militari di Hamas colpiti nella notte, mentre nelle città israeliane e in quelle miste si sono intensificati episodi di violenza. Veri e propri squadroni girano alla ricerca dell’arabo o l’ebreo.
Il ministro della Difesa Benny Gantz ha diretto un messaggio ai palestinesi in Giudea e Samaria dopo vari episodi di violenza: «Lo stato di Israele non ha alcun interesse in un’escalation ma è pronto per qualsiasi scenario». Per cercare di allentare le tensioni Gantz ha anche incontrato i dirigenti di Facebook e TikTok per chiedergli di rimuove i contenuti che incitano all’odio.
La situazione è tesa anche al confine con la Giordania e con il Libano dove nella giornata di ieri, al confine, si sono radunati migliaia di giovani manifestanti per protestare contro l’intervento militare dell’esercito israeliano. Ci sono stati tafferugli dopo che alcuni manifestanti hanno lanciato alcune molotov oltre il confine.
Sul fronte diplomatico per domani è previsto l’incontro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite. Nel frattempo nella serata del 14 maggio l’ufficio del presidente palestinese Abu Mazen ha rilasciato una dichiarazione: «Il presidente chiede all’amministrazione degli Stati Uniti di intervenire immediatamente e rapidamente per fermare questa aggressione israeliana in modo che le cose non vadano fuori controllo».
il vicesegretario americano per gli affari israeliani e palestinesi Hady Amr è arrivato a Tel Aviv per avviare dei colloqui con le parti e porre fine alle violenze in corso con Gaza.
Le reazioni all’estero
Londra, Madrid, Parigi e Roma sono solo alcune delle capitali europee in cui si sono tenute delle manifestazioni in solidarietà per la Palestina.
In Germania si sono diffusi vari episodi di violenza e proteste fuori dalle sinagoghe dove sono state anche bruciate delle bandiere israeliane. «Chiunque attacca una sinagoga o deturpa simboli ebraici dimostra che per lui non si tratta di criticare uno stato o le politiche di un governo, ma di aggressione e odio verso una religione e le persone che vi appartengono», ha detto Steffen Seibert il portavoce della cancelliera Angela Merkel, aggiungendo: «La nostra democrazia non tollererà manifestazioni antisemite».
In Bangladesh si sono tenute delle proteste fuori la moschea di Baitul Mokarram, la più importante di Dhaka. Sono stati esposti cartelloni con la scritta «Boicottare lo stato terrorista Israele» e intonati canti «Abbasso Israele». I rapporti tra Bangladesh e Israele sono molto delicati, infatti, il paese è uno dei 28 stati membri delle Nazioni unite che non riconosce lo stato di Israele. Una recente inchiesta di Al Jazeera ha invece messo in luce gli acquisti dell’esercito del Bangladesh di alcuni sistemi spia comprati da aziende israeliane.
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