Due fonti vicine ai colloqui hanno riferito che i negoziati sul rilascio degli ostaggi sono a buon punto. Secondo Axios l’accordo si articolerebbe in due fasi e prevedrebbe anche alcuni giorni di cessate il fuoco.
Un accordo tra Israele e Hamas per la liberazione degli ostaggi sembra essere sempre più vicino. Due fonti con «conoscenza diretta dei colloqui» hanno riferito ad Axios che «Israele rilascerà tre prigionieri palestinesi per ogni ostaggio». Il patto sembra essere articolato in due fasi: Hamas dovrebbe intanto rilasciare 50 tra donne e bambini, mentre Israele libererebbe 150 prigionieri palestinesi e permetterebbe l’ingresso di 300 camion di aiuti al giorno. Gli scambi avverrebbero durante quattro giorni di cessate il fuoco.
In una seconda fase invece il gruppo terrorista dovrebbe rilasciare altri 50 ostaggi sempre tra donne e bambini e anziani, in cambio di una proroga di diversi giorni del cessate il fuoco e di altri rilasci dei prigionieri, sempre tre per ogni ostaggio.
La notizia che un accordo sia vicino è stata confermata anche dal leader di Hamas, Ismail Haniyeh, che vive in Qatar e ha riferito oggi a Reuters che: «I funzionari di Hamas sono vicini al raggiungimento di un accordo di tregua». Anche il portavoce del ministro degli Esteri del Qatar, Majed al Ansari, ha dichiarato stamattina: «Siamo vicini a raggiungere un accordo e i negoziati sono arrivati a uno stato finale». I media israeliani intanto hanno riportato che il premier, Benjamin Netanyahu ha dichiarato che «ci sono progressi sul negoziato per gli ostaggi e spera di avere presto buone notizie» e ha convocato il gabinetto di guerra a Tel Aviv alle 18 ora locale. Sul tavolo gli aggiornamenti relativi allo scambio di ostaggi e detenuti. Un’ora dopo invece si riunirà il gabinetto di sicurezza e alle 20 tutto il governo «alla luce degli sviluppi riguardanti il rilascio dei nostri ostaggi» ha affermato l’ufficio del primo ministro.
Parlando dalla Casa Bianca anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha confermato che «la situazione dei negoziati è buona» e di «essere vicini a riportare alcuni degli ostaggi a casa», ma «non vuole entrare nei dettagli».
Le incertezze
Un’indiscrezione del Jerusalem Post riporta che Hamas dovrebbe rilasciare 40 minori e 13 donne, precisando che il cessate il fuoco durerà cinque giorni, mentre Haaretz ha fatto sapere che il gruppo terrorista rilascerà 10 ostaggi ogni giorno di tregua (che dovrebbe durare 4-5 giorni), ma Israele spera che il numero totale di ostaggi liberati possa arrivare a 80. Secondo quanto riportato da Ansa, su questa intesa concordano Mossad, Shin Bet e esercito, ma dovrebbe riguardare solo i cittadini israeliani vivi, i cittadini stranieri dovrebbero essere rilasciati in base ad accordi con i rispettivi paesi».
I partiti di estrema destra Religoius Zionism e Otzma Yehudit si sono però opposti alla proposta di accordo che sta circolando in queste ore. Religious Zionism ha detto che il patto «è pessimo e non lo approveranno» Il motivo è che secondo il partito Hamas sta proponendo questo accordo perché «vuole disperatamente una tregua per riorganizzarsi e continuare a combattere», non solo firmarlo e abbandonare i rimanenti ostaggi «alzerebbe il prezzo» del loro rilascio in futuro. Ben Gvir, ministro della Sicurezza e leader di Otzma Yehudit ha detto: «è impossibile scegliere tra una donna e un’altra e un bambino e un altro, dovrebbero essere rilasciati tutti gli ostaggi», anche secondo il ministro «si ridurrebbero le chances di liberare i rimanenti».
I combattimenti
L’esercito ha detto oggi di aver «completato l’accerchiamento di Jabaliya nel nord di Gaza ed è pronta a intensificare i combattimenti». Israele però è impegnata anche sul fronte nord, al confine col Libano. Negli ultimi giorni le provocazioni tra Hezbollah e l’Idf si sono fatte sempre più ravvicinate, con un maggiore ricorso a droni da parte dal gruppo libanese. Stamattina tre missili anticarro sono stati lanciati dal Libano sulla zona di Metula, nel nord d’Israele, mentre l’Idf ha risposto con l’artiglieria, colpendo tre unità per il lancio dei missili anticarro nel sud del paese. In uno di questi bombardamenti sono rimasti uccisi due giornalisti della troupe televisiva di al Mayadin, vicina all’Iran e due civili. In un altro 4 terroristi di Hamas.
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