Lo stallo sul fronte dell’offensiva sta causando un problema politico al presidente ucraino. L’ex comico dispone ancora di un sostegno molto ampio, ma i futuri avversari si preparano
La lentezza dell’attesa controffensiva ucraina rischia di trasformarsi in un problema politico per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Anche se il sostegno di cui gode rimane altissimo, sondaggi e ricerche indicano che dopo un anno e mezzo di guerra, gli ucraini sono sempre meno inclini a scusare il governo per la mancanza di successi militari e per gli errori nell’amministrazione civile. La legge marziale dichiarata dopo l’invasione rende impossibile tenere le elezioni fissate per l’anno prossimo, ma in mancanza di successi militari e con l’emergere di nuove figure politiche, Zelensky potrebbe essere costretto a nuovo cambio di posizione per restare popolare.
Leadership solida?
Fin dallo scoppio della guerra, Zelensky è stato celebrato come un leader carismatico in grado di unire la nazione nel suo momento più difficile, ma dopo un anno e mezzo di guerra anche la leadership più forte rischia di logorarsi. Secondo gli ultimi sondaggi condotti la scorsa primavera, prima dell’inizio della controffensiva, Zelensky gode ancora del sostegno di almeno otto o nove ucraini su dieci. Gli elettori sono favorevoli anche alla prosecuzione della guerra fino alla riconquista di tutti i territori occupati, l’obiettivo dichiarato di Zelensky.
Ma ricerche più recenti indicano che la fiducia che gli ucraini hanno concesso al loro presidente potrebbe presto incrinarsi. Secondo un sondaggio pubblicato questa settimana, oltre il 77 per cento degli ucraini ritiene Zelensky personalmente responsabile per la corruzione diffusa nel governo e nell’esercito. La sensazione che il governo non abbia fatto abbastanza è confermata dalle numerose inchieste dei media ucraini indipendenti, che hanno rivelato casi di corruzione ai livelli più alti del ministero della Difesa e un vasto giro di bustarelle in cambio di esenzioni in molti centri di reclutamento.
«Dopo 16 mesi di guerra l’argomento che le autorità non possono essere dapertutto contemporaneamente non funziona più», ha spiegato il sociologo Petro Burkovsky, direttore della fondazione Dif che ha commissionato la ricerca all’Istituto internazionale di sociologia di Kiev, uno delle più prestigiose società di ricerca ucraine. «Oggi i cittadini si aspettano che Zelensky faccia di tutto per rimuovere [i corrotti]».
Le possibili alternative
La fortuna di Zelensky è che per il momento all’orizzonte non si vedono ancora avversari alla sua altezza. Oltre quarti degli elettori hanno un’opinione negativa dell’ex presidente Petro Poroshenko e dell’ex prima ministra Yulia Tymoshenko, le due figure principali dell’opposizione, mentre i partiti tradizionali votati dagli ucraini russofoni devono ancora riprendersi dagli effetti dell’invasione e dalla repressione che ne è seguita e rischiano di scomparire come forze politiche.
Il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, è una delle poche figure riconoscibili a livello nazionale che hanno qualche possibilità di insediare Zelensky. Lo scorso marzo, i sondaggi gli davano una popolarità del 58 per cento, ma lo scandalo per i mancati controlli sulla sicurezza dei rifugi aerei scoppiato in primavera potrebbe aver danneggiato le sue possibiltà.
Un’altra figura estremamente popolare è Serhiy Prytula, attore e presentatore televisivo, ex candidato a sindaco di Kiev e diventato famoso dopo l’invasione per le sue campagne di raccolta fondi a favore delle forze armate. Con un sostegno del 68 per cento, Prytula è secondo in popolarità solo allo stesso Zelensky e a Valery Zaluzhnyi, comandante in capo delle forze armate ucraine.
Cambiare per non morire
I risultati deludenti dell’offensiva non mettono in dubbio soltanto le capacità di Zelensky, ma anche i suoi obiettivi militari. Se nemmeno un’offensiva pianificata per mesi è in grado di riconquistare vaste porzioni di terreno, che fine farà la promessa di liberare tutti i territori occupati dalla Russia?
In questa apparente contraddizione si sta inserendo Oleksey Arestovych, ex consigliere di Zelensky dimessosi lo scorso giugno dopo aver sostenuto che un’esplosione nella città di Dnipro era stata causata da un missile della contraerea ucraina e non da un attacco aereo russo.
Divenuto un commentatore indipendente, Arestovych ha iniziato a sostenere che per l’Ucraina cedere parte dei territori occupati in cambio dell’adesione alla Nato «sarebbe un ottimo affare». Dotato di un notevole seguito social e con un tasso di approvazione vicino al 50 per cento, Arestovych suggerisce da tempo la sua intenzione di entrare in politica, pur assicurando che non intende candidarsi se Zelensky parteciperà alle prossime elezioni.
Al momento quella di Arestovych è una voce isolata nella politica ucraina e chi dovesse parlare apertamente di abbandonare la Crimea e trattare con la Russia è a forte rischio di ricevere una visita da parte del Sbu, i servizi di sicurezza ucraina. Ma con il proseguire dello stallo, è possibile che questa divenga il polo politico opposto a quello che sostiene la necessità di liberare l’intero paese. Per il momento, Zelensky è schierato in tutto e per tutto con questo secondo campo, ma non è impossibile immaginare un suo passaggio a una posizione più trattativista. Dopotutto, nel 2019 era stato eletto come presidente della pace contro il nazionalista Poroshenko.
Le elezioni
In ogni caso, queste opposte visioni non saranno messe alla prova tanto presto. La costituzione ucraina stabilisce che non si possono tenere elezioni mentre è in vigore la legge marziale. Questo significa che le parlamentari fissate per ottobre sono già state rinviate e che con ogni probabilità saranno rimandate anche le presidenziali fissate nel marzo 2024. La decisione di non tenere elezioni fino alla fine della guerra è stata confermata da Zelensky a giugno. Le uniche voci critiche si sono alzate dal Consiglio d’Europa. Dall’Ucraina, invece, quasi nessuna protesta. Almeno per ora.
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