Sulla Spianata delle moschee centinaia di fedeli si erano radunati per l'ultima preghiera prima della fine del periodo di Ramadan. Subito dopo sono esplose le proteste contro gli sfratti nel quartiere Sheikh Jarrah a favore dei coloni israeliani
È salito ad almeno 175 palestinesi e dieci poliziotti israeliani il numero di persone ferite ieri nel corso degli scontri avvenuti nella zona della Spianata delle Moschee, a Gerusalemme. Decine di migliaia di fedeli si sono radunati nella Spianata delle Moschee, chiamata dagli ebrei il Monte del Tempio, per l'ultima grande preghiera del venerdì prima della fine del mese di Ramadan.
È stato a quel punto che sono iniziate le proteste contro gli sfratti di famiglie palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah nella parte est della città. Fin da subito si sono verificati gli scontri fra i dimostranti, che hanno anche usato armi da fuoco, e la polizia israeliana, che ha lanciato granate assordanti e sparato contro i manifestanti con proiettili di gomma. Gli scontri più violenti sono avvenuti nel complesso della moschea di Al-Aqsa, mentre la polizia ha provveduto a chiudere la Porta di Damasco.
Una portavoce ha fatto sapere che i medici hanno aperto un ospedale da campo per curare l'elevato numero di pazienti. Almeno una dozzina di palestinesi sono stati feriti al volto. «Centinaia di rivoltosi hanno lanciato pietre, bottiglie e altri oggetti in direzione degli agenti che hanno reagito», ha dichiarato la polizia israeliana, il cui portavoce, Wassem Badr, ha parlato di «disordini violenti».
Dalla Spianata delle moschee, gli scontri si sono estesi anche al vicino quartiere di Sheikh Jarrah, dove le manifestazioni notturne quotidiane contro il possibile sgombero delle famiglie palestinesi a favore dei coloni israeliani sono sfociate nei giorni scorsi in scontri con la polizia. La Mezzaluna Rossa ha riferito che almeno quattro palestinesi sono rimasti feriti gravemente. Al momento una fragile calma sembra essere tornata a Gerusalemme Est.
Le reazioni
I violenti scontri della notte scorsa hanno allarmato anche gli Stati Uniti, che hanno lanciato un appello per ridurre le tensioni a Gerusalemme e per evitare lo sfratto dei palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah a vantaggio dei coloni israeliani.
«Siamo profondamenti preoccupati per l'aumento delle tensioni a Gerusalemme», ha detto la portavoce del dipartimento di Stato Usa, Jalina Porter, la quale si è detta preoccupata anche «per gli sfratti potenziali delle famiglie palestinesi» nel quartiere di Gerusalemme est, «molte delle quali vivono naturalmente nelle loro case da molte generazioni».
«Negli ultimi giorni le tensioni e le violenze nella Cisgiordania occupata, in particolare a Gerusalemme Est, sono aumentate pericolosamente. La scorsa notte si sono verificati gravi scontri sulla Spianata delle Moschee che hanno causato molti feriti. La violenza e l'istigazione alla violenza sono inaccettabili e gli autori di ogni parte devono essere ritenuti responsabili». Così in una nota il portavoce del servizio di azione esterna della Ue, l'ufficio dell'Alto rappresentante Josep Borrell, Peter Stano, il quale ha aggiunto che «l'Unione europea invita le autorità ad agire con urgenza per allentare le attuali tensioni a Gerusalemme».
ll presidente palestinese Abu Mazen ha intanto accusato Israele di essere «responsabile degli sviluppi pericolosi e degli attacchi in corso» a Gerusalemme e «delle relative conseguenze». Abu Mazen ha poi invitato «la comunità internazionale ad assumersi tutte le sue responsabilità per fermare l'aggressione» contro i palestinesi e «fornire protezione internazionale»
Anche il governo iraniano ha condannato con fermezza l’«attacco» definendolo «un crimine di guerra».
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