Il biglietto consegnato alla famiglia con scritto «Buon Natale». Amnesty international ha intenzione di lanciare una campagna di messaggi di solidarietà a Patrick sui social network. Il portavoce Riccardo Noury: «Raggiungerà l’apice il 7 gennaio, in occasione del Natale copto. Speriamo che lo liberino al più presto. Bene le parole del ministro Di Maio, adesso servono fatti»
«Buon Natale a tutti i miei colleghi e sostenitori. Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani». Queste sono state le parole di Patrick Zaki per accompagnare un piccolo foglio che ha consegnato alla sua famiglia durante la visita di oggi, si legge sulla pagina Facebook “Patrick libero”.
Lo studente egiziano dell’università di Bologna è ormai rinchiuso nel carcere di Tora da più di dieci mesi, e in carcere passerà le festività. Ha chiesto ai suoi genitori di fare in modo che arrivasse ai suoi colleghi in Italia e a coloro che sostengono il suo caso in tutto il mondo il suo messaggio. «Questa è sempre stata la vera natura del nostro amato Patrick, non un terrorista ma una persona compassionevole che ha sempre avuto tutte le capacità per la sua famiglia e i suoi amici anche nei momenti più bui».
Secondo gli amici che curano la pagina ormai Patrick è certo di essere stato messo in carcere per il suo lavoro. «Che sia chiaro che io sono qui perché sono un difensore dei diritti umani e non un qualsiasi altro motivo inventato» ha detto alla sua famiglia.
La sua detenzione, che va avanti dal 7 febbraio scorso, il 6 dicembre è stata prorogata di altri 45 giorni. Il giudice, ha raccontato alla famiglia, fa sempre le stesse domande e poi rinnova la sua detenzione. Patrick è accusato di propaganda eversiva sulla base di alcuni post su Facebook che però non appartengono neanche al suo profilo sul social network. In passato lo studente ha fatto parte dell’associazione Egyptian Initiative for Personal Rights, che, come Zaki, è presa di mira dal governo egiziano.
Zaki, raccontano gli amici, è pieno di gratitudine per il «popolo gentile d'Italia». Continua a soffrire di mal di schiena, durante l’ultima visita dei suoi genitori aveva dato loro altre due lettere in cui raccontava di essere provato fisicamente e mentalmente: «Patrick ha passato il Natale occidentale in carcere, da solo, stanco e spaventato... ma c'è ancora tempo per festeggiare il Natale orientale con la sua famiglia il 7 gennaio. Cioè tra dieci giorni. Continua a sostenerlo, combatti più duramente, possiamo farcela insieme! Inoltre, se rispondete al messaggio di Patrick, sarà sicuramente felice»
I messaggi di Amnesty international
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international Italia ha detto: «Quello di Patrick un messaggio molto tenero e penso che debba mobilitare tutti noi a raddoppiare gli sforzi». L’associazione che difende i diritti umani ha intenzione di lanciare una campagna social per ricordare a tutti il caso di Zaki e mantenere viva l’attenzione su quello che sta passando. Il parlamento europeo di recente ha chiesto con una risoluzione la liberazione dello studente, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha detto che cercherà di fare inserire il suo caso e quello del ricercatore italiano Giulio Regeni, ucciso al Cairo nel 2016, nell’ordine del giorno del consiglio dei ministri degli esteri dell’Unione europea il 25 gennaio. «Spero che per allora Patrick sia libero – prosegue Noury -, anche se per ora non ho elementi su cui basare il mio ottimismo. Nell’ultima settimana ci sono state prese di posizione che fanno sperare, siamo felici che abbia detto che Di Maio consideri il caso di Zaki un caso italiano, adesso aspettiamo i fatti». A metà gennaio dovrebbe essere fissata la nuova udienza, intanto il 7 gennaio arriverà il Natale copto, il Natale di Patrick. «Se fosse ancora in carcere lo riempiremo di messaggi di solidarietà, ci stiamo attrezzando per una campagna sui social network. Partiremo prima con delle foto, cartelli e volti con scritto Buon Natale Patrick. Raggiungerà l’apice il 7 gennaio. Gli amici che gestiscono la pagina Patrick Libero sono in contatto con la famiglia e l’avvocata – Huda Nasralaah –. I nostri messaggi arriveranno dentro la sua cella».
© Riproduzione riservata