L’Unione europea tenta la strada della deterrenza ma la Casa Bianca riunisce alcuni leader in un video summit e annuncia: ci sono 8500 soldati pronti a intervenire, l’allerta è massima
Ci sono 8500 soldati statunitensi allertati e pronti a intervenire nell’Est dell’Europa. La Russia ha già 100mila uomini alle frontiere dell’Ucraina. Gli Stati Uniti fanno un passo ulteriore nella crisi e quel passo è sia militare che politico. Ieri sera Joe Biden dalla situation room ha riunito virtualmente il segretario della Nato, il premier britannico Boris Jonson e alcuni leader europei, il presidente della repubblica francese Emmanuel Macron, il premier italiano Mario Draghi e quello tedesco Olaf Scholz. C’era anche Andrzej Duda, il presidente della repubblica: la Polonia confina con l’Ucraina e ha solidi legami militari con gli Usa in funzione anti Mosca.
Per l’Unione europea hanno partecipato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e quello del Consiglio europeo, Charles Michel.
Ottanta minuti di videochiamata per sciogliere le differenze di approccio occidentali: Biden in conclusione del vertice ha dichiarato «consenso unanime».
L’altro vertice
Nel pomeriggio, c’era stato un consiglio Ue dei ministri degli Esteri, con la presenza del segretario di stato Usa Antony Blinken. «Non c’è spazio per le sfere d’influenza nel ventunesimo secolo» è il messaggio lanciato dai leader europei.
Nelle conclusioni del vertice non c’è stato riferimento a sanzioni a Mosca se non in termini di misure da innescare in caso di aggressione. «Una ulteriore aggressione militare all’Ucraina avrà conseguenze massicce e costi aspri, il che include misure penalizzanti a livello individuale e di settore»; il lavoro preparatorio è affidato a Borrell e von der Leyen.
La linea concordata nel vertice Ue è quella della deterrenza nell’immediato e di supporto a Kiev in caso di attacco, oltre che, da subito, finanziario. La Commissione ha annunciato un pacchetto da 1,2 miliardi di euro.
Mentre l’Unione europea invitava Mosca alla de-escalation, altre navi e jet della Nato fluivano verso l’Est Europa, con l’invito del segretario Stoltenberg a ulteriori aiuti. Gli Stati Uniti e il Regno Unito, come segno tangibile di allerta, hanno evacuato le famiglie dei diplomatici di stanza a Kiev.
Tensione alle porte d’Europa
L’incontro nella situation room e la «massima allerta» di Biden alzano ancor di più la percezione di un conflitto imminente, la direzione è opposta a quella di de-escalation. I 100mila soldati di Putin alla frontiera e lo scambio tra i leader sulla situazione politica e militare lasciano come conclusione altri soldati pronti a intervenire. I media Usa parlano di «guerra di nervi» tra Biden e Putin, ma quella guerra è alle porte d’Europa.
Tra i leader Ue, c’è chi perora la linea di dialogo con Mosca: per Macron, il dialogo va tenuto aperto. Berlino finora ha frenato l’arrivo di armi a Kiev. Il premier Draghi ieri sera, dopo la giornata quirinalizia e il vertice con Biden, ha concluso che «serve il più stretto coordinamento tra gli alleati e l’esigenza di una risposta comune, capace di tenere un dialogo con la Russia per allentare le tensioni, chiarendo al contempo le gravi conseguenze che un ulteriore deterioramento della situazione potrebbe comportare».
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ieri pomeriggio non ha preso parte al vertice coi suoi omologhi europei: ha ritenuto il dossier del Quirinale più rilevante, e per lui ha partecipato il rappresentante Pietro Benassi.
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