Gli ucraini sono pronti a morire per la libertà, e noi italiani?
A tail of a multiple rocket sticks out of the ground near the recently recaptured village of Zakitne, Ukraine, Wednesday, Nov. 9, 2022. Villages and towns in Ukraine saw more heavy fighting and shelling Wednesday as Ukrainian and Russian forces strained to advance on different fronts after more than 8 1/2 months of war. At least nine civilians were killed and 24 others were wounded in 24 hours, the Ukrainian president's office said. (AP Photo/Andriy Andriyenko)
12 novembre 2022 • 17:00Aggiornato, 15 ottobre 2024 • 17:06
Affinché l’Europa torni a essere il posto della pace, piuttosto che maledirla e attardarci in inutili ritualità dovremmo ripensare qual è il posto della guerra nella prospettiva della nostra vita.
Non della guerra scelta, non della guerra come forma “ordinaria” di continuazione della politica con altri mezzi, ma della guerra come strumento ultimo al quale affidare la difesa della nostra libertà.
Il nuovo libro del politologo Vittorio Emanuele Parsi esplora la scomoda questione di quale posto deve avere la guerra in una società democratica che persegue la pace attraverso la libertà.
Insegna relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano, dove dirige l’Alta scuola di economia e relazioni internazionali. È capitano difregata della riserva selezionata della marina militare. Il suo ultimo libro, intitolato Vulnerabili: come la pandemia sta cambiando la politica e il mondo, è stato pubblicato da Piemme.