Il Segretario di stato Antony Blinken ha annunciato sanzioni nei confronti di 43 funzionari di alto rango bielorussi per contrastare la repressione dei diritti umani. Le misure restrittive si aggiungono a quelle già approvate dall’Unione europea nei mesi scorsi
Giro di vite ai funzionari del regime bielorusso di Lukashenko. Dopo la condanna a due anni di carcere nei confronti di due giornaliste accusate di aver filmato delle proteste non autorizzate e i blitz della polizia dei giorni scorsi contro le associazioni per i diritti umani, gli Stati Uniti hanno imposto delle sanzioni nei confronti di 43 cittadini bielorussi.
In particolare le misure restrittive hanno coinvolto «funzionari di alto livello del settore della giustizia, leader delle forze dell'ordine e personale di rango che hanno detenuto e abusato di manifestanti pacifici» come dichiarato dal Segretario di stato americano Antony Blinken. Inoltre, sono stati sanzionati anche i giudici e i procuratori coinvolti nella condanna di manifestanti e giornalisti, così come i dirigenti accademici che hanno minacciato gli studenti partecipanti alle proteste.
La repressione
Nel 2020 sono stati arrestati circa 477 reporter, alcuni dei quali sono ancora in attesa di processo. Dallo scorso agosto sono state arrestate oltre 30mila persone per aver partecipato alle manifestazioni che chiedevano le dimissioni del presidente Aleksandr Lukashenko, in carica da oltre vent’anni e accusato di brogli elettorali alle scorse elezioni. Infatti, la sua vittoria non è ancora stata riconosciuta dall’Unione europea.
Le promesse del presidente
Il presidente bielorusso ha sempre rifiutato di lasciare la sua carica, contando anche sull’appoggio di Mosca che considera il paese come uno stato cuscinetto tra la Russia e la Nato. Per cercare di mitigare gli animi ha promesso una nuova riforma costituzionale da approvare tramite referendum entro la fine del 2021, ma i cittadini vogliono solo che firmi le dimissioni e si vada a nuove elezioni democratiche.
Le sanzioni di Washington seguono quelle già approvate dall’Unione europea allarmata dalla repressione dei diritti umani in corso nella Bielorussia. L’Unione aveva sanzionato 14 ufficiali del governo di Lukashenko, fra cui anche il figlio Viktor vietando la loro entrata sul suolo comunitario e il congelamento dei loro beni. •
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