Dopo l’annuncio, circa un migliaio di sostenitori del colpo di stato hanno manifestato a Yangon, la città più popolosa del paese, per mostrare il loro supporto alla giunta militare
Facebook ha bloccato gli account social legati ai militari golpisti del Myanmar. Dopo l’annuncio, circa un migliaio di sostenitori del colpo di stato hanno manifestato a Yangon, la città più popolosa del paese, per mostrare il loro supporto alla giunta militare. Si tratta della prima manifestazione in favore dei golpisti dal 1° febbraio giorno dell’inizio del colpo di stato che ha rovesciato il governo di Aung San Suu Kyi. Secondo i militari, il partito di Suu Kyi, la Lega nazionale per i democratici (Nld), avrebbe commesso brogli durante le elezioni del novembre scorso che lo avevano visto vincere con un consenso schiacciante dell’83 per cento.
La repressione
Dal giorno del golpe, gli attivisti hanno iniziato a protestare contro l’esercito e il ritorno della dittatura militare che ha già governato il paese tra il 1962 e il 2015 prima di essere sconfitta proprio da Suu Kyi che per il suo impegno per la democrazia si era già guadagnata il premio Nobel per la Pace nel 1991. La stessa ex leader del paese è stata immediatamente colpita dalla repressione del regime che l’ha posta agli arresti domiciliari con la duplice accusa di violazione delle norme anti Covid e di importazione illegale di walkie talkie. Inoltre, la giunta ha arrestato tutti i principali esponenti dell’Nld. Ma la repressione ha colpito soprattutto le decine di migliaia di manifestanti che hanno dimostrato il loro sostegno a Suu Kyi scendendo per oltre tre settimane consecutive nelle principali piazze del paese e organizzando lo sciopero generale del 22 febbraio. L’esercito infatti ha sparato sui dimostranti uccidendo finora almeno tre persone. La comunità internazionale ha condannato duramente il golpe. Le Nazioni unite hanno più volte chiesto il ritorno della democrazia mentre gli Stati Uniti hanno già annunciato sanzioni contro il regime. Anche l’Unione europea si è detta pronta a sanzioni mentre la Nuova Zelanda ha deciso di tagliare le relazioni con il paese.
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