Sale il numero delle vittime a Gaza dove sono morti 197 palestinesi. Israele accusa Hamas di avere stazioni terroristiche vicino a obiettivi civili come scuole e moschee. Ap chiede l'apertura di un'inchiesta sul bombardamento del palazzo dei media avvenuto sabato
A una settimana dall’inizio del conflitto tra Israele e Palestina i missili continuano a sorvolare il cielo azzurro. Un’altra intensa notte di fuoco ha colpito la Striscia di Gaza domenica sera, dove l’esercito israeliano ha affermato di aver bombardato 15 chilometri di tunnel usati da Hamas (nello specifico è stata presa di mira la linea C delle gallerie sotterranee), il quale ha risposto lanciando 60 missili (10 dei quali non hanno superato il confine, e il resto sono stati quasi tutti intercettati). Nel complesso gli attacchi sono stati circa 35 in un periodo di 20 minuti, mentre in tutta la note si contano almeno 55 raid dell’aviazione militare israeliana. Nei raid è morto anche un comandante della Jihad islamica Hussam Abu Harbeed a capo della divisione nord di Gaza del gruppo terroristico.
Tramite il suo account ufficiale, l’esercito israeliano ha accusato Hamas di aver le loro basi vicino a obiettivi civili come scuole o moschee.
Sale a 218 il bilancio delle vittime tra i palestinesi, 197 delle quali nella Striscia di Gaza e di cui 58 minori. Tra gli israeliani i decessi sono 10 di cui due minori. Sono invece migliaia i feriti. Ben 1.235 a Gaza e 4.360 in Cisgiordania, dove i vigili del fuoco israeliani sono intervenuti per sedare 97 focolai, 32 dei quali sarebbero stati causati da molotov incendiari. Secondo le autorità israeliane, la maggior parte degli incendi sono stati innescati sulle strade vicino agli insediamenti e alle basi militari. Il clima è incendiario a tutti gli effetti. Qui continuano gli scontri tra arabi e coloni, mentre la polizia interviene con l’uso della forza e arresti.
Diplomazia internazionale
Il vicesegretario americano per gli Affari israelo-palestinesi, Hady Amr, è oggi a Ramallah dove ha incontrato il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas e altri funzionari per cercare di mediare un cessate il fuoco nell’escalation.
Gli Stati Uniti si muovono anche nel fronte internazionale: in una conferenza stampa a porte chiuse in Danimarca, Blinken ha affermato che gli Stati Uniti sono «molto preoccupati» dall’escalation di violenza tra israeliani e palestinesi. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha invitato Hamas e altri gruppi militanti di Gaza a porre immediatamente fine agli attacchi missilistici, ma ha evidenziato che Israele deve fare tutto il possibile per evitare vittime civili nei suoi raid aerei. Inoltre, Blinken ha chiesto a Israele delle giustificazioni per l’attacco alla torre dei media, dato che non ha visto alcuna evidenza a riguardo.
In mattinata il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e Papa Francesco hanno parlato nel corso di un colloquio telefonico della situazione israelo-palestinese. Erdogan avrebbe accolto con soddisfazione le parole del papa che ha richiamato la pace e secondo il Times of Israel gli avrebbe riferito: «I palestinesi continueranno a subire un massacro se la comunità internazionale non punirà Israele... con sanzioni».
Nella serata di domenica si è riunito il Consiglino di Sicurezza delle Nazioni unite. Il Segretario generale, Antonio Guterres, ha chiesto un immediato cessate il fuoco, mentre la Cina ha offerto di condurre i negoziati nel suo territorio. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha anche criticato il comportamento degli Stati Uniti che settimana scorsa hanno rifiutato di adottare una dichiarazione congiunta dell’Onu per un immediato cessate il fuoco, l’avevano definita come una decisione che sarebbe stata controproducente. «A causa dell’ostruzionismo di un paese, il Consiglio non è riuscito a parlare con una sola voce», ha detto Yi. La Russia, da giorni in contatto con Hamas, ha proposto di ospitare un incontro d’emergenza del quartetto per il Medioriente.
Il week end
Sabato e domenica sono stati giorni intensi di bombardamenti. Due giornate sanguinose dopo che una famiglia intera di dieci membri (otto bambini e due donne) è stata colpita da un raid aereo avvenuto nel campo profughi di Shati, situato all’interno di Gaza, nella notte tra venerdì e sabato. L’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi, ha confermato la morte di tutti i componenti della famiglia e ha denunciato bombardamenti indiscriminati anche a danno dei civili.
Nella giornata di sabato, inoltre, l’aviazione israeliana ha bombardato il palazzo dei media (nominato al Jalaa tower) a Gaza city, che ospitava importanti testate giornalistiche come Associated Press e Al Jazeera. Il raid è stato definito come un attacco alla libertà di stampa ed è stato condannato da vari leader internazionali. Secondo l’esercito israeliano, Hamas usava i giornalisti come scudi e aveva una cellula terroristica all’interno dell’edificio.
L’Associated Press si è detta inorridita dall’accaduto e ha chiesto che venga aperta un’indagine internazionale. «Abbiamo sentito gli israeliani dire che hanno delle prove», ha detto Sally Buzbee, direttrice esecutiva dell’agenzia di stampa, al programma Reliable Sources della Cnn. «Non sappiamo quali siano queste prove. Pensiamo che sia opportuno a questo punto che ci sia uno sguardo indipendente su ciò che è successo».
Buzbee ha aggiunto: «Non ci stiamo schierando nel conflitto vero e proprio, ma siamo a favore e ciò in cui crediamo è proteggere il diritto del mondo di sapere cosa sta succedendo in questo conflitto o in qualsiasi conflitto. Questa è una storia importante e a causa delle azioni di ieri (domenica ndr.), il mondo ne saprà di meno».
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