Il New York Times riporta la notizia di discussioni tra i vertici militari russi sulle armi nucleari. Erdogan salva l’accordo sul grano, ma è incerto il rinnovo dopo la scadenza del 18 novembre
Alti ufficiali dell’esercito russo avrebbero discusso su come e quando utilizzare un’arma nucleare in Ucraina. La notizia arriva dal New York Times che cita un’intelligence circolata tra i vertici dell’amministrazione Biden a metà ottobre.
Secondo il documento ottenuto dai servizi segreti americani, Vladimir Putin non ha partecipato alla discussione, non è specificato se ci fossero gli altri due membri della triade – il ministro della Difesa Sergej Shoigu e il capo di stato maggiore Valery Gerasimov – che insieme al presidente russo hanno accesso ai codici di detonazione delle armi nucleari. La notizia, però, preoccupa il governo statunitense, secondo cui la discussione sull’uso o meno dell’arsenale atomico evidenzia la frustrazione dei vertici militari per l’andamento fallimentare della guerra.
Nelle ultime settimane, nonostante la Russia abbia eseguito esercitazioni di deterrenza nucleare e più volte il vicepresidente del Consiglio nazionale di sicurezza russo, Dimitri Medvev, ha minacciato l’uso della bomba nucleare, il Pentagono ha provato a sciogliere le tensioni. «Continuiamo a monitorare la situazione nel miglior modo possibile e non ci risulta che la Russia si stia preparando a tale uso», ha detto John Kirby del Consiglio nazionale di sicurezza.
Non è escluso tuttavia l’utilizzo di un’arma nucleare tattica, un evento che oltre a provocare danni alla popolazione locale e all’Ucraina, inevitabilmente stravolgerà l’ordine mondiale nato dopo la Seconda guerra mondiale. Si creerebbe un precedente pericolosissimo. Nel pomeriggio una nota del ministero degli Esteri russo ha spiegato che «nell’attuazione della sua politica di deterrenza nucleare la Russia è rigorosamente e coerentemente guidata dal principio che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta».
Tuttavia, la Russia «ipoteticamente consente una reazione utilizzando armi nucleari esclusivamente in risposta all’aggressione con l’utilizzo di armi di distruzione di massa o ad un’aggressione con armi convenzionali quando l’esistenza stessa dello stato è minacciata». Ciò comunque non mette in discussione la notizia del New York Times. Negli ultimi mesi più volte l’intelligence americana ed europea ha riportato notizie di disguidi e scollamento tra i generali militari e i vertici del Cremlino.
I primi non sono soddisfatti dell’andamento della guerra, mentre dal Cremlino più volte si è cercato di rimpiazzare i comandanti e generali in campo per cercare di cambiare rotta. L’ultimo disguido interno è riportato dalla Cnn, secondo cui Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo paramilitare Wagner (attivo in Ucraina, Libia, Siria, Mali e altri paesi), si sarebbe confrontato duramente con Vladimir Putin in merito alla sua cattiva gestione degli alti generali e ha chiesto un approccio più aggressivo.
L’accordo sul grano
È stato necessario l’intervento del presidente turco Recep Tayyip Erdogan e del suo ministro della Difesa per far rientrare la Russia nell’accordo sull’esportazione del grano ucraino che aveva abbandonato lo scorso sabato.
Il ministero della Difesa russo ha annunciato che il dietrofront è dettato da nuove garanzie ottenute da Kiev che ha promesso di non utilizzare i “corridoi alimentari” del mar Nero per portare avanti le proprie operazioni militari contro la Russia. Per Mosca, invece, l’esercito ucraino ha sfruttato l’accordo per attaccare con i droni il porto di Sebastopoli in Crimea, dove è stanziata la flotta russa.
In una riunione con i membri permanenti del Consiglio di sicurezza russo, Putin ha tenuto ha specificare: «Ho dato istruzioni al ministero della Difesa di riprendere la nostra piena partecipazione a questi lavori. Allo stesso tempo, la Russia si riserva il diritto di ritirarsi da questi accordi se queste garanzie saranno violate dall’Ucraina». Intanto, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha detto che presto sarà convocato l’ambasciatore britannico a Mosca.
Dallo scorso sabato il Cremlino accusa il Regno Unito di aver aiutato, tramite un’unità della marina militare britannica stanziata nel porto ucraino di Ochakiv, l’esercito di Kiev nel compiere l’attacco a Sebastopoli. Accuse sempre respinte. Ma se l’accordo sul grano è rientrato in vigore già da ieri, al momento ha una vita breve visto che scade il 18 novembre. Sta a Putin e Zelensky decidere se rinnovarlo o meno, la speranza delle Nazioni unite è che le esportazioni alimentari possano continuare, dopo che negli ultimi mesi avevano quasi raggiunto i livelli pre guerra dello scorso anno.
La guerra
Nel frattempo, la guerra continua e a Kiev le autorità militari stanno predisponendo diversi livelli di difesa perché temono che l’esercito russo possa attaccare nuovamente la capitale. I militari di Mosca stanno conducendo operazioni offensive intorno a Bakhmut e alla città di Donetsk, mentre nella regione di Kherson rafforzano le loro linee di difesa.
Man mano che gli ucraini liberano terreno vengono alla luce le atrocità e i crimini commessi dai soldati di Mosca. Secondo il ministro agli Affari interni dell’Ucraina, Denys Monastyrsky, sono state scoperte 23 camere di tortura nella regione di Kharkiv, 3 nella regione di Kherson, 1 nella regione di Donetsk e 8 nel territorio di Kupyansk. Luoghi di detenzione e violenze dove si stanno raccogliendo prove per incriminare i soldati russi.
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