- Il summit è iniziato verso le 11.20 ora locale si è svolto alla presenza del turco Mevlut Cavusoglu e ha fatto da prologo all’Antalya Diplomacy Forum.
- «L’incontro è durato un’ora e mezza e ringrazio il ministro turco, non era facile organizzarlo. È stato il primo incontro fra noi dall’invasione», ha detto Kuleba, con l’aria seria e preoccupata, subito dopo il summit.
- Kiev, forte del sostegno internazionale e di un’apparente resilienza sul campo, non sembra ancora disposta a fare grosse concessioni in cambio di una tregua. Ad Antalya ne è venuto fuori un ottimo spot pubblicitario per la Turchia.
Quando alle 6.10 di giovedì mattina la voce del muezzin è risuonata nel centro storico della cittadina rivierasca di Antalya, nota destinazione di villeggiatura estiva di turisti russi nonché ucraini nella Turchia meridionale, i preparativi erano già in corso all’hotel di lusso Regnum Carya nel sobborgo orientale di Belek.
Era un grande giorno per il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu e per la diplomazia di Ankara, che ospitava il primo incontro fra i ministri degli esteri di Russia e Ucraina dall’inizio della guerra il 24 febbraio scorso. Quale miglior prologo per l’Antalya Diplomacy Forum, la kermesse che nei prossimi giorni vuole rilanciare la Turchia sulla scena internazionale? “Il mondo in attesa”, titolava il quotidiano filo governativo “Daily Sabah”.
Ma se l’occasione ha acceso i riflettori sui tentativi di mediazione della Turchia, a meno è servita in termini concreti per Russia e Ucraina. Mercoledì il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva detto che si augurava l’incontro avrebbe portato a un cessate il fuoco permanente, evitando che «questa crisi si trasformi in tragedia».
Invece il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba è uscito dal summit trilaterale sconsolato, raccontando di non essere riuscito neppure a portare a casa un corridoio umanitario per la cittadina di Mariupol.
Nessun passo avanti
«L’incontro è durato un’ora e mezza e ringrazio il ministro turco, non era facile organizzarlo. È stata la prima occasione di confronto fra me e Lavrov dall’inizio dell’invasione. A Mariupol, sul mare di Azov, c’è la situazione più drammatica al momento», ha affermato Kuleba,
«Volevo concordare un corridoio umanitario, con cui i civili potessero uscire dalla città, e perché gli aiuti umanitari potessero entrare. Ho anche sollevato la proposta di un cessate il fuoco di 24 ore, ma non ci sono stati passi avanti».
Secondo Kuleba, Lavrov avrebbe detto di non poter trattare le questioni direttamente: «Io pensavo i ministri degli esteri fossero investiti di potere decisionale, invece evidentemente a Mosca non funziona così», ha dichiarato polemico.
Da parte sua il rappresentante di Mosca, nella sua conferenza stampa in una sala separata da quella di Kuleba (Cavusoglu ha scelto di fare la sua in quella ucraina), ha insistito sul fatto che il principale canale negoziale rimane quello della Bielorussia.
Negazionismo russo
«Non siamo venuti qui per sostituirlo (il canale della Bielorussia, ndr), sono gli ucraini che hanno provato a mettere da parte il lavoro vero», ha detto. Con un’uscita al limite del surreale, ha poi commentato: «Non abbiamo intenzione di invadere altri paesi, in realtà non abbiamo neppure invaso l’Ucraina».
Il ministro ha poi manifestato forte irritazione per le domande sull’attacco russo di mercoledì presso un reparto di maternità di un ospedale a Mariupol, che ha causato indignazione a livello internazionale.
«È la terza volta che me lo chiedete. Ho già detto che il luogo era stato occupato dal battaglione di Azov, e da altri militanti radicali, non c’erano né donne né bambini. Lo abbiamo provato giorni fa presso il Consiglio di sicurezza dell’Onu. È un’ennesima dimostrazione di come l’opinione pubblica venga manipolata in Occidente», è sbottato, malgrado i documenti fotografici circolati mercoledì.
Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, originario proprio della regione di Antalya, aveva detto: «Spero questo passo ci porti a pace e stabilità», annunciando l’iniziativa lo scorso lunedì. La Turchia, come Russia e Ucraina, si affaccia sul mar Nero, e ha buone relazioni con ambedue i paesi.
Il numero uno della diplomazia turca ha ribadito in conferenza stampa come entrambi i ministri avessero richiesto una sua partecipazione diretta al confronto. Prima del trilaterale, ha incontrato separatamente le delegazioni.
La posizione turca
Dall’inizio della guerra la Turchia ha cercato di mantenere una posizione equilibrata fra Kiev e Mosca, ritagliandosi una posizione di mediatrice. Da paese membro della Nato che non si è mai sentito del tutto ben accolto dall’Occidente, un fatto che lo ha fatta scivolare verso la Russia di Putin, la sua posizione strategica si prestava al ruolo.
Dopo l’evento Cavusoglu ha sottolineato come si fosse discusso di un possibile prossimo colloquio diretto fra il presidente russo Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. «Lavrov ha detto che Putin non è contrario in principio all’idea», ha dichiarato. Altri successi non li ha potuti vantare.
Da qualche anno Erdogan ha superato una grave crisi diplomatica con il presidente russo, in seguito all’abbattimento di un jet da guerra Sukhoi Su-24 che era transitato per errore nello spazio aereo turco dalla Siria nel novembre 2015 (proprio in Siria le Turchia e la Russia sono schierate dalle due parti opposte del conflitto).
In quell’occasione fu Putin a imporre sanzioni, fra le quali il divieto ai turisti russi, che solitamente affollano le spiagge proprio di Antalya, di andare in Turchia. Ma la crisi fu poi superata quando Mosca ottenne le scuse dello stesso Erdogan. Ankara è molto vicina anche all’Ucraina, cui ha fornito i droni Bayraktar, prodotti da un’azienda di cui fa parte anche il genero del presidente turco, e che stanno venendo utilizzati nel conflitto.
Malgrado gli scarsi margini di mediazione, Kuleba si è detto desideroso di portare avanti il dialogo. «Al momento la richiesta russa è una nostra totale resa, uno scenario che chiaramente noi non possiamo accettare», ha spiegato. «Ma sono aperto a continuare il lavoro in questo format».
Lavrov invece ha risposto all’ultima domanda criticando i paesi Nato per aver inserito nel dibattito pubblico la possibilità di una guerra nucleare. «Jens Stoltenberg ha minacciato di dispiegare armi atomiche nell’est Europa, la Francia ha ricordato di avere armi nucleari, e Joe Biden ha paventato una terza guerra mondiale”, ha detto. Proprio il segretario generale della Nato, Stoltenberg, è atteso in questi giorni Turchia per partecipare all’Antalya Diplomacy Forum.
Viste le difficoltà incontrate nelle prime due settimane dall’invasione, sia sul piano militare che su quello delle reazioni della popolazione, la Russia non sembra ancora in grado di imporre una resa all’Ucraina, motivo per cui prima del vertice di Antalya le chance di un accordo venivano considerate flebili.
Da parte sua Kiev, forte del sostegno internazionale e di un’apparente resilienza sul campo, non sembra ancora disposta a fare grosse concessioni in cambio di una tregua. Ad Antalya ne è venuto fuori un ottimo spot pubblicitario per la Turchia.
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