- Nel giorno del primo anniversario dell’attacco all’Ucraina ordinato da Vladimir Putin, il ministero degli esteri cinese ha pubblicato un “position paper” con l’evidente obiettivo di sottolineare l’impegno di Pechino per fermare la guerra.
- Quello appena diffuso dalla leadership cinese è un insieme di principi che – secondo Xi e compagni – andrebbero seguiti per favorire una “soluzione politica” del conflitto
- Con i suoi 12 punti la leadership di Pechino prova ad accreditare la Cina come “potenza responsabile” che cerca la pace, diversamente dagli Stati Uniti, accusati di sostenere una soluzione militare che culmini in una sconfitta della Russia.
Quello presentato oggi da Pechino non è un piano di pace, ma una richiesta di cessate il fuoco e di avviare negoziati che segnala la discesa in campo della diplomazia cinese che, finora, era rimasta sostanzialmente a guardare l’invasione russa, che non ha mai condannato. A rafforzare questo tentativo nelle prossime ore dovrebbe arrivare un “discorso di pace” pronunciato dal presidente cinese, Xi Jinping.
Nel giorno del primo anniversario dell’attacco all’Ucraina ordinato da Vladimir Putin, il ministero degli esteri cinese ha pubblicato un “position paper” con l’evidente obiettivo di sottolineare l’impegno di Pechino per fermare la guerra.
La mossa è arrivata dopo che, per una settimana, il responsabile della politica estera del partito comunista, Wang Yi, si era consultato con i leader europei, col ministro degli esteri ucraino Kuleba, e terminando il suo tour de force a Mosca, per incontrare Putin, con il quale il 4 febbraio 2022 (alla vigilia dell’aggressione all’Ucraina) Xi Jinping ha siglato una partnership “senza limiti”.
I 12 punti
Quello appena diffuso dalla leadership cinese è un insieme di principi che – secondo Xi e compagni – andrebbero seguiti per favorire una “soluzione politica” di un conflitto che più va avanti più rischia di far scivolare la Cina in un blocco anti-occidentale nel quale l’economia cinese – grande importatrice di materie prime ed esportatrice di manufatti – non può permettersi di finire prigioniera.
Non a caso tra i 12 punti c’è quello che invita «tutte le parti a garantire la stabilità delle catene di approvvigionamento industriale e a salvaguardare seriamente l'attuale sistema economico mondiale e opporsi alla politicizzazione e all’utilizzo dell’economia mondiale come un’arma»
Il documento cinese afferma anzitutto che i «colloqui di pace rappresentano l’unica soluzione efficace per porre fine alla crisi ucraina», per questo è urgente un cessate il fuoco.
Il “position paper” in 12 punti ribadisce inoltre l’opposizione della Cina sia all’impiego di armi nucleari sia di sanzioni unilaterali contro la Russia. Evidenti le critiche all’amministrazione Biden, che i media di stato in questi giorni accusano apertamente di soffiare sul fuoco: «Tutte le parti devono rimanere razionali ed esercitare moderazione, evitare di alimentare il fuoco e aggravare le tensioni e impedire che la crisi si deteriori ulteriormente o addirittura vada fuori controllo».
E ancora, «Tutte le parti dovrebbero sostenere la Russia e l’Ucraina nel lavorare nella stessa direzione e riprendere il dialogo diretto il più rapidamente possibile, in modo da ridurre gradualmente la situazione e raggiungere infine un cessate il fuoco completo».
Con i suoi 12 punti la leadership di Pechino prova ad accreditare la Cina come “potenza responsabile” che cerca la pace, diversamente dagli Stati Uniti, accusati di sostenere una soluzione militare che culmini in una sconfitta della Russia.
Mentre tutti i principali protagonisti (Ucraina, Russi e Stati Uniti) sembrano spingere nella direzione di un’escalation bellica, l’attivismo diplomatico di Pechino punta anche a smentire l’accusa, che continua a piovere dall’amministrazione Biden, secondo cui Pechino «starebbe considerando di fornire armi alla Russia».
No a mondo diviso in blocchi
«La sicurezza di una regione non dovrebbe essere raggiunta rafforzando o espandendo blocchi militari», prosegue il documento cinese: un chiaro riferimento non soltanto al ruolo della Nato nel conflitto tra Russia e Ucraina, ma anche a quello che la stessa Alleanza atlantica e altre partnership militari (Aukus e partenariati bilaterali tra Stati Uniti e paesi asiatici) svolgono nella regione del Pacifico, dove le pretese di sovranità di Pechino su Taiwan e sull’80 per cento del Mar cinese meridionale vengono contrastate sempre più dagli Stati Uniti e dai loro alleati.
Inoltre, con l’attacco alle sanzioni, Pechino prova a rafforzare la sua leadership tra quei paesi emergenti i cui regimi invocano un’interpretazione fondamentalista del principio di sovranità e di non ingerenza, secondo la quale il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà non sarebbe soggetto in alcun modo a scrutinio esterno.
«I paesi interessati dovrebbero smettere di abusare delle sanzioni unilaterali e della “giurisdizione a braccio lungo” contro altri paesi, in modo da fare la loro parte nell'attenuare la crisi ucraina e creare le condizioni affinché i paesi in via di sviluppo possano far crescere le loro economie e migliorare la vita della loro gente».
Il documento afferma anche che la sicurezza dei civili dovrebbe essere protetta e potenziate l’assistenza umanitaria aumentata e la protezione delle centrali nucleari. Inoltre «la Cina sostiene lo scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina e tutte le parti dovrebbero creare condizioni più favorevoli per questo».
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