Nela notte sono state colpite Kiev e alcune città orientali, tra cui Dnipro dove si registrano due morti e 23 feriti a seguito dell’attacco. L’emissario cinese a Mosca «serve un cessate il fuoco ma Mosca mantenga le regioni annesse»
Durante l’attacco alla città di Dnipro sono stati colpiti un istituto medico e una clinica veterinaria, provocando un incendio. Nell’attacco due persone hanno perso la vita, ventitrè sono rimaste ferite, di cui tre molto gravi e quattro sono tutt’ora disperse. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha commentato così su Telegram l’accaduto: «I terroristi russi confermano ancora una volta il loro status di combattenti contro tutto ciò che è umano e onesto».
La pace in lontananza
Il capo dell’Ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, ha dichiarato che «un vertice di pace è ormai necessario» aggiungendo che «l’ideale sarebbe che si tenesse a luglio».
Anche Mosca si è espressa oggi su una possibile pace valutando positivamente il piano proposto da Papa Francesco, tuttavia il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, ha aggiunto che «nessun passo pratico è stato preso dalla parte vaticana per organizzare il viaggio a Mosca».
L’emissario cinese, Li Hui, oggi a Mosca ha chiesto un cessate il fuoco e ha invitato gli stati europei a fare altrettanto, affrancandosi dalla linea statunitense. Hui ha però specificato che «Mosca deve conservare i territori dell’Ucraina annessi» ovvero le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk, e le regioni di Zaporizhzhia e Kherson.
L’attacco alla capitale
Ancora attacchi su Kiev da parte dell’esercito russo. Salgono così a tredici i giorni di maggio in cui Mosca ha preso di mira la capitale dell’Ucraina. Un’intensità e una costanza che non si vedevano dall’inizio della guerra quando le forze armate russe hanno fallito nel loro tentativo di conquistare Kiev in pochi giorni.
«Questa volta l'attacco è stato effettuato da bombardieri strategici Tu-95MS, provenienti dalla regione del Caspio, probabilmente con missili da crociera X-101», ha spiegato l’amministrazione regionale di Kiev su Telegram. Al momento non sono segnalate vittime o feriti nonostante l’attacco abbia coinvolto anche un centro commerciale nell’area di Obolon.
Gli attacchi nella notte
Secondo l’esercito ucraino tra le 22 e le 5 del mattino sono stati lanciati 17 missili e 31 droni contro la capitale, la città di Dnipro e altre regioni orientali. Di questi, l’aeronautica ha riferito di aver abbattuto 10 missili lanciati dal Mar Caspio, 23 droni Shahed di fabbricazione iraniana e due droni da ricognizione.
«È stata una notte molto difficile. Il nemico ha sferrato un attacco di massa alla regione con missili e droni», ha scritto su Telegram Serhiy Lysak, governatore della regione di Dnipropetrovsk. «Dnipro ha sofferto», ha aggiunto.
Nelle ultime settimane si sono intensificati gli attacchi al cuore dell’Ucraina e questo potrebbe evidenziare l’inizio della tanto annunciata controffensiva di Kiev. Al momento dopo mesi e mesi di guerra logorante, il gruppo Wagner – l’agenzia militare privata russa impiegata in Ucraina e in altre parti del mondo – si è ritirata da Bakhmut dopo averne preso il controllo.
Diplomazia e sanzioni internazionali
«Ho intenzione di parlare di nuovo con Putin a tempo debito», ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz in un’intervista. L’ultima telefonata avuta tra i due leader risale a dicembre. Scholz è uno dei leader europei più “defilati” nel tavolo delle trattative per arrivare a una mediazione e alla pace.
Il cancelliere tedesco ha detto che Putin non può pensare a una «pace fredda» cioè all’attuale «linea del fronte come nuovo confine tra Russia e Ucraina». Si arriverà a una «pace giusta il cui prerequisito è il ritiro delle truppe russe», ha aggiunto.
Intanto, il Giappone ha deciso di intensificare le sanzioni internazionali contro Mosca dopo che la scorsa settimana ha ospitato il vertice del G7.
Secondo quanto dichiarato dal ministero degli Esteri, il Giappone congelerà i beni di 78 gruppi e 17 individui, tra cui anche degli ufficiali dell'esercito, e vieterà le esportazioni a 80 entità russe, come i laboratori di ricerca affiliati alle forze armate.
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