- Bandiere nere della jihad palestinese accompagnano il feretro di Ahmed Kmel, uno dei due combattenti della jihad islamica palestinese uccisi qualche ora prima, lo scorso mercoledì, a sud di Jenin, in Cisgiordania.
- Ibrahim, il fotografo palestinese con cui viaggiamo, ci dice che il leader del Battaglione Al Qassam di Jenin è poco più dietro la massa della gente che si accalca intorno alla fossa dove stanno seppellendo Ahmed Kmel.
- «Per loro chiunque resiste alla occupazione è terrorista. Ma questa è la loro terminologia. Queste sono le scuse degli occupanti che hanno bisogno di una giustificazione per eliminarci. Queste ovviamente sono bugie»
Bandiere nere della jihad palestinese accompagnano il feretro di Ahmed Kmel, uno dei due combattenti della jihad islamica palestinese uccisi qualche ora prima, lo scorso mercoledì, a sud di Jenin, in Cisgiordania.
Spari di kalashnikov nell’aria puntellano il coro all’unisono di “Allahu Akhbar”, Dio è grande in arabo. Il corteo fa sosta in un campo da calcio dove gli uomini venuto per dare l’ultimo saluto a Ahmed Kmel si uniscono in preghiera. Poi verso il cimitero a qualche metro di distanza. Tra le pietre tombali sbucano alcuni uomini con la fascia verde di Hamas.
Sulla fascia la scritta in arabo “Kataib as Shiad Ezzedeen Al Qassam”. Sono membri del Battaglione Al Qassam che è l’ala militare di Hamas che è nella lista delle organizzazioni terroristiche per l’Europa, gli Stati Uniti, Egitto e altri paesi.
Ibrahim, il fotografo palestinese con cui viaggiamo, ci dice che il leader del Battaglione Al Qassam di Jenin è poco più dietro la massa della gente che si accalca intorno alla fossa dove stanno seppellendo Ahmed Kmel. Gli chiediamo se può mediare per noi un’intervista. Il leader che qui a Jenin si fa chiamare con il nom de guerre Abu Aesh accetta.
A Gaza come qui nei territori occupati della Cisgiordania, Tel Aviv dichiara che porta avanti operazioni militari per eliminare i gruppi armati terroristi.
Per loro chiunque resiste alla occupazione è terrorista. Ma questa è la loro terminologia. Queste sono le scuse degli occupanti che hanno bisogno di una giustificazione per eliminarci. Queste ovviamente sono bugie.
Qual è invece la vostra versione dei fatti?
Gli israeliani stanno facendo operazioni a tappeto in tutta la Cisgiordania. Qui qualsiasi persona è un target, anche anziani, donne, bambini. Sparano su tutto. Quando fanno irruzione, non hanno pietà. Che cosa fai quando vedi persone uccise davanti ai tuoi occhi se non difenderti? Chiunque alla fine prende le armi e prova a resistere. Anche chi ha una vita agiata.
Nell’ultimo mese si sono intensificate le operazioni militari israeliane in Cisgiordania per arrestare o eliminare i combattenti palestinesi. Perché?
Hanno paura che possiamo riorganizzarci insieme e riuscire a cacciarli via. Per questo stanno provando a fiaccare i gruppi armati combattenti.
Nell’ultimo scontro tra Israele e i gruppi jihadisti nella Striscia di Gaza, Hamas ha deciso di rimanere fuori. Forse il gruppo di resistenza armata legato agli Hezbollah libanesi e finanziati dall’Iran ha ancora bisogno di tempo per recuperare le perdite subite durante l’operazione militare israeliana su Gaza “Spada di Gerusalemme” di due anni fa, in cui fu la loro rete a finire nel mirino di Tel Aviv. Un uomo è rimasto tutto il tempo ad ascoltare la nostra intervista con Abu Aesh. Non appena il leader del battaglione Al Qassam va via si avvicina. «Io sono di Hamas», dice. È in abiti civili e nessuna fascia verde sulla fronte. «Noi anche qui in Cisgiordania siamo il gruppo armato più forte», ci dice. Hamas è arrivata nella West Bank a metà degli anni Ottanta. Le città di Nablus e Jenin sono le sue roccaforti. «Dopo la seconda intifada abbiamo subito gravi perdite. Hanno arrestato tutti i capi. Quando non ci arrestavano gli israeliani, - conclude l’uomo, ci prendevano gli uomini dell’autorità palestinese di Abu Mazen che qui ci temeva come competitor dopo la vittoria di Hamas a Gaza».
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