Gli attivisti sono accusati di avere tentato di espatriare illegalmente dopo essere stati bloccati il 23 agosto mentre tentavano di raggiungere Taiwan a bordo di una barca
Il tribunale cinese di Shenzen ha condannato dieci dei dodici attivisti dissidenti di Hong Kong accusati di avere tentato di espatriare illegalmente dopo essere stati bloccati il 23 agosto mentre tentavano di raggiungere Taiwan a bordo di una barca. I due organizzatori del viaggio sono stati condannati rispettivamente a due e tre anni di detenzione mentre gli altri membri dell’equipaggio dovranno restare in carcere per sette mesi. Le autorità cinesi hanno rimpatriato invece i due minorenni presenti a bordo dell’imbarcazione.
Tutti i dodici hongkonghesi si erano dichiarati colpevoli ieri prima di conoscere la sentenza. Ieri, 29 dicembre, l’Unione europea aveva chiesto alla Cina di liberare i membri dell’equipaggio. Gli attivisti sono inoltre accusati dalle autorità di Hong Kong di avere infranto la legge sulla sicurezza nazionale che prevede pene severe per chi mette in discussione l’influenza cinese nella regione. La misura è stata approvata nel luglio di quest’anno ed è stata criticata da diversi governi occidentali tra cui gli Stati Uniti che hanno sanzionato i legislatori cinesi “colpevoli” di averla promulgata.
Condananto per «insulti alla bandiera»
I dodici attivisti di Hong Kong non sono stati gli unici a ricevere una condanna nella giornata di oggi 30 dicembre: anche il 19enne, Tony Chung, è stato condannato per avere gettato a terra una bandiera cinese durante dei tafferugli con alcuni sostenitori dell’influenza cinese nella regione. Dal luglio 2019 la situazione è molto tesa a Hong Kong dove i sostenitori delle riforme democratiche manifestano il proprio dissenso contro l’inglobamento dell’ex colonia britannica nel territorio cinese e chiedono l’introduzione del suffragio universale. La governatrice attuale, Carrie Lam, è infatti stata scelta, come tutti i suoi predecessori, da un élite filocinese. Per tentare di porre fine alle proteste le autorità della regione, spalleggiate dalla Cina, hanno dato il via a una nuova stretta repressiva che ha colpito l’editore Jimmy Lai e tre dei leader delle proteste, Joshua Wong, Ivan Lam e Agnes Chow.
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