Un attivista pro-democrazia, Jimmy Sham, ha parzialmente vinto il ricorso presso l’Alta corte di Hong Kong, permettendo il riconoscimento dell’unione civile con il suo compagno, sposato all’estero dieci anni prima. La Corte però ha respinto il riconoscimento dell’istituto matrimoniale tra persone dello stesso sesso
A Hong Kong la Corte suprema si è pronunciata a favore delle unioni civili per le coppie omosessuali. Si tratta di una sentenza storica in un paese dove il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è riconosciuto, ma in cui sta gradualmente crescendo l’accettazione sociale nei confronti di questo istituto.
Nello specifico la sentenza riguarda Jimmy Sham, detenuto dal 2021 per aver contestato la legge sulla sicurezza voluta dalla Cina. A Sham non era stato permesso il riconoscimento legale del matrimonio tra lui e il suo compagno, officiato all’estero nel 2013.
Sham aveva chiesto una revisione giudiziaria nel 2018, la sua richiesta era stata respinta nel 2020 dal tribunale di prima istanza e nell’agosto scorso dalla Corte d’appello. L’Alta corte ha però deciso di ascoltare le istanze dell’attivista ritenendole di interesse pubblico e generale e decidendo infine di accogliere parzialmente il suo ricorso.
La Corte infatti ha riconosciuto le unioni civili omosessuali, ma non si è spinta fino a garantire i pieni diritti matrimoniali anche alle coppie dello stesso sesso.
Da qualche anno però la sensibilità nell’ex colonia inglese sta cambiando. Nel 2019 un funzionario pubblico locale aveva portato il suo caso in tribunale sostenendo che suo marito – anche lui spostato all’estero – dovesse godere dei benefici coniugali concessi normalmente ai dipendenti pubblici di Hong Kong, vincendo le cause sia di primo che di secondo grado.
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