Lo scandalo delle feste è solo l’innesco perfetto di una insoddisfazione crescente nel partito conservatore. Il consenso in calo verso il premier britannico ha fatto il resto. Questo è il giorno del voto di sfiducia su Boris Johnson. Orario previsto: 18-20 ora inglese, cioè le nostre 19-21
Lo scandalo delle feste è solo l’innesco perfetto di una insoddisfazione crescente nel partito conservatore. Il consenso in calo verso il premier britannico ha fatto il resto. Questo è il giorno del voto di sfiducia su Boris Johnson. Orario previsto: 18-20 ora inglese, cioè le nostre 19-21.
Le firme contro
Graham Brady, il presidente del “1922 Committee”, che è il gruppo parlamentare conservatore, ha comunicato che il numero di firme necessarie per procedere al voto di sfiducia «ha superato la soglia necessaria». Stando alla versione che Brady ha dato ai cronisti, il premier è stato allertato già ieri, e il partito ha aspettato la conclusione delle celebrazioni del Giubileo per annunciare la mossa.
Le motivazioni
I documenti interni mettono in luce le motivazioni del voto.
Non c’è solo il partygate, cioè lo scandalo delle feste tenutesi a Downing Street nonostante le restrizioni Covid imposte dal governo stesso. Ci sono anche considerazioni elettorali. «Una settimana dopo che lo scandalo è esploso, siamo calati nei sondaggi, e ora siamo sotto in media dell’otto per cento».
Cosa può succedere
In realtà uno degli obiettivi del voto di sfiducia è rimpiazzare Johnson senza andare ad elezioni (e rischiare di perderle). Il piano comprende individuare un nuovo leader del partito conservatore e di conseguenza un nuovo primo ministro. Così è successo con Theresa May: Boris Johnson la ha rimpiazzata senza passare per elezioni. Inizialmente May ha superato il voto di sfiducia, ma la pressione interna al partito la ha portata a dimissioni. Uno scenario analogo potrebbe andare in scena con BoJo: lo scopo del voto è anzitutto alzare il livello di pressione interna sul premier.
E dopo?
Le figure che potrebbero sostituire Johnson, e cioè Elizabeth Truss e Rishi Sunak, che si sono distinti rispettivamente per il consenso interno al partito e per la popolarità nell’elettorato conservatore, si sono schierate con Boris Johnson.
Ovviamente la presa di posizione si spiega anche perché i due hanno ruoli chiave nel governo Johnson. Ma questo è un ulteriore indizio che il voto di sfiducia potrebbe avere una funzione di pressione interna e non necessariamente concludersi con una defenestrazione immediata di Johnson.
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