Le truppe russe, in gran parte del gruppo Wagner, hanno occupato la zona orientale di Bakhmut, costringendo gli ucraini all’attraversamento del fiume Bakhmuta. L’assalto frontale è impossibile, ma i russi potrebbero tentare l’accerchiamento
Le truppe russe hanno occupato la parte est della città di Bakhmut, nella regione del Donetsk, da mesi al centro di intensi combattimenti. Lo riporta l’intelligence britannica e account social filorussi. Le truppe russe, in gran parte membri del gruppo Wagner, hanno preso il controllo della città fino al fiume Bakhmuta che attualmente costituisce la linea del fronte.
Gli ucraini si sono attestati sulle posizioni fortificate a ovest del fiume e hanno fatto saltare i ponti che ne consentivano l’attraversamento. La decisione ucraina di insistere sulla difesa della città, criticata da numerosi analisti militari e considerata un atto quasi esclusivamente simbolico, viene difesa su Telegram dal comando di Kiev. Secondo l’esercito, infatti, «i veri eroi» che difendono Bakhmut «infliggono al nemico le massime perdite» e «tengono sulle spalle il fronte orientale». Lo scopo, prosegue il comunicato, è «guadagnare tempo prima della controffensiva di primavera».
«Killing zone»
Nonostante la conquista di una parte di Bakhmut, per il gruppo Wagner si prospetta uno scenario comunque complesso. Come evidenziato dallo stesso ministero della Difesa di Londra, l’area di fronte alle posizioni ucraine è diventata una «killing zone». Per i russi sarà, dunque, impossibile attaccare frontalmente, se non a costo di numerose perdite.
Più probabile che venga tentato un accerchiamento da nord e da sud, tagliando così le linee di rifornimento degli ucraini. I russi hanno occupato il centro di lavorazione dei metalli Azom, un complesso parzialmente sotterraneo che verrà presumibilmente usato come riparo dalle truppe di Vladimir Putin.
Nonostante le perdite russe a Bakhmut, secondo fonti consultate dalla Cnn, siano tra le cinque e le sette volte quelle ucraine, diventa sempre più complicato per i difensori impedire, nel medio e lungo termine, la presa della città. I russi, infatti, controllano i dintorni di Bakhmut e potrebbero accerchiare gli avversari.
Diventa sempre più evidente che il senso della difesa di Bakhmut è simbolico più che tattico. Volodymyr Zelensky ha definito la città sotto assedio una «città fortezza», rafforzando il valore simbolico della resistenza.
L’evoluzione del gruppo Wagner
I russi tentano di fiaccare gli assediati con il continuo fuoco dell’artiglieria, ma questo approccio richiede un continuo ed efficace rifornimento in termini di munizioni, la cui mancanza è stata più volte, come ieri, oggetto delle lamentele di Yvgeny Prigozhin, capo del gruppo Wagner. Le manovre dei mercenari, inoltre, sono costate numerose perdite in termini di uomini, spingendo così all’apertura di centri di reclutamento in ben 42 città russe.
Lo stesso Prigozhin, in un video, ha detto che dopo la conquista di Bakhmut, il gruppo Wagner «sarà resettato» e diventerà «un esercito con la propria ideologia» basata sulla «difesa della giustizia», una dichiarazione ambigua che evidenzia, però, la complessità del “fronte russo”. Rimane, tuttavia, da definire la relazione tra la società militare privata e il Cremlino. Come riportato dal Wall Street Journal, infatti, il Cremlino ha definitivamente deciso di togliere al Wagner la possibilità di reclutare uomini nelle carceri russe. Per Prigozhin, però, l’apporto delle sue truppe è fondamentale per lo sforzo bellico, poiché la Russia «sta ancora perdendo questa guerra».
In ogni caso, la presa di Bakhmut rimane l’obiettivo cruciale di Prigozhin e dei suoi uomini. In caso di fallimento, il peso politico dell'oligarca potrebbe diminuire, considerando anche il rapporto di tensione con il ministro della Difesa, Sergej Shoigu. Il ministro considera Bakhmut l’ultimo argine all’avanzata russa nel Donbass e il mancato successo dell’assedio darebbe corpo alle preoccupazioni di Shoigu sull’affidabilità del gruppo Wagner, rivale, nel mercato della violenza, della sua società militare privata, Patriot.
Non si fermano i bombardamenti
Anche ieri i missili russi hanno colpito diverse regioni ucraine mietendo diverse vittime civili. A Kherson il bilancio è di tre morti, uccisi dai detriti di un’esplosione. Anche a Donetsk un civile ha perso la vita. Alcuni missili S-300, invece, normalmente impiegati per la difesa aerea, hanno colpito una «infrastruttura strategica» nella regione di Zaporizhzhia.
Proprio negli scorsi giorni, il collegamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia alla rete elettrica era stato compromesso dai bombardamenti, provocando lo spegnimento di due reattori.
A seguito dei continui bombardamenti e, soprattutto, del pesante attacco missilistico di venerdì, il ministro dell’Interno, Ihor Klymenko, ha detto che verranno presto implementate «nuove misure di sicurezza» per proteggere la popolazione civile dagli attacchi nemici.
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