- Il presidente americano Joe Biden, in genere piuttosto refrattario a intervenire nelle questioni etiche e sociali che infiammano le culture wars, stavolta ha deciso di entrare nel merito con una proposta diretta ad arginare le discriminazioni delle ragazze trans in campo sportivo.
- Una proposta del Dipartimento dell’educazione vorrebbe implementare un divieto federale di discriminazione che però lasci libertà nel caso in cui le differenze fisiche siano troppo evidenti, come nel caso degli studenti già adolescenti.
- Il mondo Lgbt esprime perplessità su questa norma, giudicata troppo “fumosa” e che potenzialmente consentirebbe comunque alle legislature statali dominate dai repubblicani di trovare nuove modalità di discriminazione.
Il presidente americano Joe Biden, in genere piuttosto refrattario a intervenire nelle questioni etiche e sociali che infiammano le culture wars, stavolta ha deciso di entrare nel merito con una proposta diretta ad arginare le discriminazioni delle ragazze trans in campo sportivo, spesso ostacolate da provvedimenti statali che mirano a far sì che ogni studente debba partecipare alle gare sportiva secondo il sesso biologico.
Una proposta del Dipartimento dell’educazione vorrebbe implementare un divieto federale di discriminazione che però lasci libertà nel caso in cui le differenze fisiche siano troppo evidenti, come nel caso degli studenti già adolescenti.
Andiamo con ordine. Da circa tre anni a questa parte, il mondo trans viene bersagliato da una serie di disegni di legge presentati nelle assemblee statali, specie quelle a maggioranza repubblicana, per restringere sia le possibilità riguardanti la transizione di genere, sia le manifestazioni pubbliche della comunità Lgbt.
Una sottocategoria di questi provvedimenti discriminatori riguarda proprio la sport scolastico ed è concepito per le ragazze trans, che quindi vengono costrette a gareggiare con i maschi. Secondo i dati di Map, un think tank che promuove i diritti Lgbt, attualmente circa 20 stati proibiscono alle ragazze trans di partecipare alle competizioni.
Dall’altra parte invece, gli stati governati dai democratici come la California e l’Illinois stanno aumentando le protezioni, imponendo alle compagnie assicurative di pagare per le transizioni e impedendo che altri organismi locali come città o contee implementino simili regolamenti. Insomma, l’ennesima guerra culturale americana.
Troppo “fumosa”
Era solo questione di tempo prima che arrivasse arrivata fino alla Camera lo scorso marzo, dove il deputato repubblicano della Florida Greg Steube ha presentato un emendamento al titolo IX della legge federale sull’educazione del 1972, che proibisce le discriminazioni sessuali in quelle scuole e università che vengono finanziate con i fondi federali.
In questa modifica si specifica che la partecipazione agli sport scolastici riguarda solo quelli consentiti «dalla biologia riproduttiva e genetica presente alla nascita» del singolo studente.
Una fumosa espressione legislativa che di fatto punta a proibire la partecipazione delle ragazze trans agli sport scolastici. A quel punto l’amministrazione Biden ha deciso di provare a intervenire con un provvedimento che cerca di accontentare tutti, tendendo la mano a quei repubblicani moderati che vedono con sfavore una discriminazione a tappeto: da una lato si vieta la discriminazione diretta, dall’altra si lascia una porta aperta laddove le differenze fisiche possano provocare un’alterazione della competizione, specie per chi già ha superato la pubertà.
Ci sono dei gruppi Lgbt che però esprimono perplessità su questa norma, giudicata troppo “fumosa” e che potenzialmente consentirebbe comunque alle legislature statali dominate dai repubblicani di trovare nuove modalità di discriminazione.
E peraltro non è neanche detto che i più centristi dei repubblicani siano disposti a dare una mano ai dem, dato che per essere riconfermati spesso hanno bisogno anche del sostegno dei trumpiani più radicali.
Questa acrimonia da parte della destra conservatrice però stride molto con l’effettiva ampiezza del fenomeno. Secondo i dati della National Collegiate Athletic Association, soltanto 32 studenti trans hanno preso parte alle competizioni agonistiche in una delle discipline sportive scolastiche, un numero davvero irrisorio, addirittura inferiore ai componenti della commissione Istruzione e Lavoro della Camera federale dei Rappresentanti, che sono quarantacinque e che a marzo ha dato parere favorevole a un divieto nazionale.
Il caso della West Virginia
In un caso recente in West Virginia è stato richiesto alla Corte suprema un provvedimento d’urgenza che proibisca alla studentessa dodicenne Becky Pepper-Jackson di partecipare alle gare di atletica femminile della sua scuola media.
La Corte suprema ha respinto la richiesta, dando così ragione alla Corte d’appello federale che a marzo ha dato ragione alla ragazza, consentendole di gareggiare.
Nemmeno il provvedimento di Joe Biden contribuirà a calmare le acque sulla questione, nonostante un sondaggio di Pew Research riveli che il 65 per cento dei repubblicani si oppone alle discriminazioni per la comunità Lgbt.
Probabilmente quella minoranza che invece le accetta è considerata decisiva per non perdere le future elezioni a livello statale, anche se sembra una preoccupazione davvero bizzarra in stati come la succitata West Virginia, dove nel 2020 Trump ha superato Joe Biden di ben 39 punti percentuali.
© Riproduzione riservata