Prima dello scoppio del conflitto la regione ospitava quasi 100mila rifugiati provenienti dall'Eritrea e che dipendono dall'assistenza dell'Unhcr e dei suoi partner, e altri 100mila sfollati interni. Questo numero è ora in aumento
L'Unhcr segue con grande preoccupazione l’evolversi della crisi umanitaria in Etiopia e Sudan, provocata dal conflitto tra il governo federale etiope e le forze governative regionali del Tigray. Si stima che negli ultimi giorni circa 4mila persone abbiano attraversato ogni giorno il confine per cercare sicurezza nel Sudan orientale. Si tratta di un afflusso mai visto negli ultimi due decenni in questa parte del paese. Più della metà delle persone costrette a fuggire sono bambini. E la capacità di fornire aiuti non riesce a tenerne il passo. I rifugiati in fuga dai combattimenti continuano ad arrivare spaventati ed esausti dal lungo viaggio verso la salvezza, e i pochi effetti personali che portano con sé lasciano intendere che siano fuggiti in fretta.
La maggior parte delle persone che arrivano proviene da Humera nel Tigray, mentre altri rifugiati arrivano dalle vicine città di Rawyan e Dima. L'Unhcr e altre agenzie umanitarie stanno facendo il possibile per fornire assistenza nelle zone di confine, collaborando con le autorità sudanesi per registrare le persone e distribuire generi di prima necessità, tra cui coperte e materassini, cibo, acqua pulita e sapone. Anche le comunità locali in Sudan, un paese che già ospita una delle più grandi popolazioni di rifugiati in Africa, stanno generosamente sostenendo i rifugiati attraverso la fornitura di cibo.
L'igiene è una delle principali preoccupazioni nel contesto dell'emergenza Covid-19, dato che sempre più persone continuano ad arrivare. L'Unhcr sta lavorando per trasferire i rifugiati lontano dal confine in modo che possano meglio accedere all'assistenza e ai servizi. Tuttavia, c'è un urgente bisogno di più siti disponibili.
La situazione nel Tigray
Nel frattempo, nella regione etiope del Tigray, dopo quasi due settimane di combattimenti le condizioni generali di vita e operative stanno diventando più difficili, con interruzioni di corrente e scarsità di cibo e carburante. Le comunicazioni sono state interrotte, creando un black out informativo. Prima dello scoppio del conflitto la regione ospitava quasi 100mila rifugiati provenienti dall'Eritrea - prevalentemente in quattro campi, Shimelba, Hitsas, Mai Aini e Adi Harush, nella parte occidentale del Tigray - che dipendono dall'assistenza dell'Unhcr e dei suoi partner, e altri 100mila sfollati interni. Questo numero è ora in aumento.
La scorsa settimana, mentre i combattimenti si sono avvicinati al campo profughi di Shimelba che ospita circa 6.500 rifugiati eritrei, l'Unchr ha iniziato a prepararsi ad accogliere i rifugiati in altri campi e sta anche valutando ulteriori opzioni di trasferimento.
In questo contesto, la possibilità di ulteriori spostamenti di rifugiati all'interno dell'Etiopia diventa sempre più reale, così come lo diventa la possibilità di pericolosi spostamenti oltreconfine attraverso il deserto verso la Libia e poi l'Europa. L'Unhcr ha invitato gli altri paesi della regione a mantenere aperte le frontiere per le persone costrette a fuggire e si sta adoperando per rispondere ad eventuali ulteriori spostamenti, man mano che la situazione evolve. Ha anche lanciato una raccolta fondi per avere le risorse necessarie per affrontare questa crisi in rapida evoluzione. I bisogni crescono di giorno in giorno, e necessitano urgentemente di un maggiore sostegno. L’emergenza sta crescendo di ora in ora, abbiamo bisogno del vostro sostegno.
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