È il primo voto dopo la storica sentenza della Corte suprema che aveva ribaltato la Roe v. Wade, una sentenza del 1973 che garantiva il diritto all’aborto a livello federale. In questo caso è stato respinto un emendamento che avrebbe aperto la strada a una legge per limitare il diritto a livello statale
Il Kansas ha votato per difendere l’aborto come diritto costituzionale. È un risultato dal forte impatto simbolico, e non solo perché è arrivato in uno stato tradizionalmente conservatore (il congresso è a maggioranza repubblicana, anche se la governatrice è una democratica). È soprattutto il primo voto dopo la storica sentenza della Corte suprema che aveva ribaltato la Roe v. Wade, una sentenza del 1973 che garantiva il diritto all’aborto a livello federale.
Un risultato inaspettato
Con la vittoria del no al referendum, i cittadini hanno scelto di mantenere a livello statale il diritto all’aborto, contrapponendosi a una decisione della Corte suprema statale del 2019 e all’idea di una legge che lo avrebbe invece limitato. È soprattutto un primo esempio che potrebbe ispirare anche altri stati a iniziative simili.
Nel caso specifico, è stato respinto un emendamento conosciuto con lo slogan “Value them both” che avrebbe poi aperto la strada all’approvazione della nuova legge. Il risultato è stato netto, ben superiore rispetto alle attese e ai sondaggi della vigilia: il “no” si sta avvicinando al 60 per cento, con lo spoglio non ancora concluso.
Alle ultime presidenziali in Kansas aveva vinto nettamente Donald Trump.
Diritto all’aborto
Il Kansas attualmente consente l'aborto fino alla 22a settimana di gravidanza. Successivamente, l'aborto è consentito solo per salvare la vita di un paziente o per prevenire «una menomazione fisica sostanziale e irreversibile di una importante funzione corporea».
Nei giorni scorsi la campagna sui due fronti era stata feroce, alimentata da grossi finanziamenti. Si prevedeva un testa a testa, non è stato così.
© Riproduzione riservata