- Il pattugliamento congiunto di Cina e Russia sul mar del Giappone ha lanciato a Washington un segnale inequivocabile: la collaborazione tra Pechino e Mosca è destinata a intensificarsi.
- È evidente tuttavia che con la Russia che potrebbe rimanere a lungo impantanata in Ucraina, nel caso di un prossimo scontro nel Pacifico occidentale l’Epl potrebbe fare poco affidamento su Mosca.
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La modernizzazione dell’Epl ha subìto un’accelerazione nel 2017, con il taglio di altri 300 mila effettivi. La struttura di comando modellata sull’esercito dell’Urss degli anni Cinquanta è stata sostituita da una più moderna, simile al sistema di comando unificato degli Usa.
Le 13 ore di pattugliamento congiunto sul Mar del Giappone del cinese “Xian H-6” e del russo “Tu-95” erano programmate da tempo: nulla a che vedere – puntualizza il ministero della Difesa di Pechino – con la dichiarazione di Joe Biden, che ha oltrepassato la politica statunitense di «ambiguità strategica», avvertendo che la sua amministrazione è pronta a scendere in guerra per difendere Taiwan in caso di attacco cinese.
Eppure, secondo gli analisti militari, il lungo sorvolo, il 24 maggio scorso, mentre il presidente Usa era a Tokyo, dei due vecchi bombardieri strategici, ha lanciato a Washington un segnale inequivocabile: la collaborazione tra Pechino e Mosca (al di fuori del conflitto in Ucraina) è destinata a intensificarsi.
«È necessario che la Cina continui, perché gli Stati uniti e il Giappone stanno rafforzando la cooperazione e le esercitazioni militari», ha spiegato Ye Gang.
Secondo l’ex colonnello dell’Esercito popolare di liberazione (Epl) «sia la Cina che la Russia hanno la necessità di contenere le provocazioni degli Stati uniti. La cooperazione militare nell’Asia orientale è preziosa per entrambi i paesi».
Le sempre più frequenti esercitazioni congiunte – soprattutto in Asia centrale e nel Pacifico – puntano all’interoperabilità dei due eserciti.
Se il messaggio politico è chiaro (la partnership “senza limiti” sottoscritta da Xi Jinping e Vladimir Putin il 4 febbraio scorso include anche l’Epl e l’armata russa), è altrettanto evidente che, con quest’ultima che potrebbe rimanere a lungo impantanata in Ucraina, nel caso di un prossimo scontro nel Pacifico occidentale – nello Stretto di Taiwan, tra gli atolli del Mar cinese meridionale o nel Mar cinese orientale – l’Epl potrebbe fare poco affidamento su Mosca.
Pechino in realtà si sta preparando già da qualche anno a contare sempre più sulle proprie forze. Non sarà facile. L’Epl ha molto terreno da recuperare rispetto agli eserciti più potenti, anche perché l’ultima, breve guerra (non esattamente un trionfo) l’ha combattuta nel 1979 contro il Vietnam, tanto che i generali cinesi mettono in guardia contro la “malattia della pace”.
Modernizzazione entro il 2027
Posto sotto l’autorità della Commissione militare centrale (Cmc) presieduta dal segretario del partito comunista, l’Epl resta un esercito fortemente politicizzato, i cui soldati dedicano un terzo dell’orario di servizio allo studio della teoria politica.
Ma la sua funzione non è più solo quella di difendere il partito che governa ininterrottamente la Cina dal 1949. Il 1° agosto 2017, in occasione del XC anniversario della fondazione, Xi ha fissato l’obiettivo di una forza «pronta a combattere, capace di combattere e sicura di vincere».
Il presidente cinese ha aggiunto che «nessuno dovrebbe aspettarsi che inghiottiremo bocconi amari, dannosi per la nostra sovranità, sicurezza o interessi di sviluppo».
Il rafforzamento dell’Epl punta a dar vita entro il centenario della sua fondazione, nel 2027, a un esercito moderno in grado soprattutto di impedire le “interferenze” degli Stati uniti nello Stretto di Taiwan.
A tal fine l’incremento del bilancio della difesa – secondo solo a quello Usa – nel decennio 2012-2021 è stato continuo. E quest’anno Pechino ha approvato un budget di 229 miliardi di dollari, in crescita del 7,1 per cento rispetto al 2021.
E, ha annunciato l’Assemblea nazionale del popolo, sarà «necessario mantenere un aumento adeguato e costante» delle spese per la difesa.
L’Epl, che alla fine degli anni Settanta contava 4 milioni di effettivi, iniziò una cura dimagrante con l’avvio della politica di “riforma e apertura”, che relegò quella della difesa all’ultimo posto delle “quattro modernizzazioni” avviate da Deng Xiaoping, dopo l’agricoltura, l’industria, e la scienza e tecnologia.
Per questo motivo, fino alla morte del “piccolo timoniere” nel 1997, l’Epl ha accumulato un ritardo enorme rispetto agli altri grandi eserciti. In seguito, sia Jiang Zemin sia il suo successore, Hu Jintao, non avevano forti legami con l’esercito, che riuscì a resistere ai tentativi di riforma.
E nel quale continuava a dilagare la corruzione – favorita dalle attività economiche e dalle aziende controllate – sulla quale Deng aveva chiuso più di un occhio, cosicché la difesa potesse accontentarsi di budget piuttosto miseri.
La musica è cambiata con Xi Jinping. Figlio di un ex combattente di quella che negli anni Trenta si chiamava Armata rossa dei lavoratori e degli operai cinesi, Xi ha intrapreso il suo cursus honorum, dal 1979 al 1982, come segretario di Geng Biao, segretario generale della Cmc.
E ha mantenuto un rapporto molto stretto con l’esercito, sul quale oggi ha un controllo assoluto non soltanto in quanto presidente della Cmc, ma avendovi piazzato come vice due sue fedelissimi, il comandante dell’aviazione Xu Qiliang e il generale dell’esercito Zhang Youxia.
Un ruolo centrale nella riforma dell’Epl è stato affidato alla campagna anti corruzione, che ha colpito migliaia di “mosche” e “tigri” oltre che nel partito anche tra gli uomini in divisa: l’incriminazione degli ex vice presidenti della Cmc Xu Caihou e Guo Boxiong è stata fondamentale per far avanzare i cambiamenti voluti da Xi.
La modernizzazione dell’Epl ha subìto un’accelerazione nel 2017, con il taglio di altri 300 mila effettivi, che l’ha portato agli attuali 2 milioni i militari in servizio: il più grande esercito del mondo.
La struttura di comando modellata sull’esercito dell’Urss degli anni Cinquanta è stata sostituita da una più moderna, simile al sistema di comando unificato degli Usa. Un dipartimento del personale congiunto supervisiona i comandi regionali, che nel 2016 sono stati ridotti da sette a cinque, ciascuno con l’autorità di pianificare, addestrare e condurre operazioni per specifiche missioni regionali.
Ogni comando è organizzato per fronteggiare le minacce alla frontiera. Quello orientale si occupa di Taiwan, Giappone e del Mar cinese orientale; quello occidentale delle regioni autonome del Xinjiang e del Tibet; quello centrale della protezione della capitale Pechino; quello settentrionale di Russia, Mongolia e Corea del nord; quello meridionale del Mar cinese meridionale e dei confini con i paesi del sud-est asiatico.
Tra nuove armi e modello Usa
Alla Cina non mancano sistemi di armamento moderni, sviluppati dai suoi centri di ricerca, tra cui il caccia invisibile (stealth) J-20 e i missili balistici ipersonici DF-17.
Le forze missilistiche dell’Epl sono considerate tra le più temibili del mondo e l’aviazione e, soprattutto, la marina stanno compiendo progressi notevoli. La creazione di un esercito forte è accompagnata dalla propaganda: migliaia di video in rete, film e documentari che esaltano il coraggio e la preparazione dei soldati dell’Epl.
Eppure il ministero della difesa ha suonato l’allarme: è «urgente migliorare la capacità di combattimento». Nell’eventualità di un conflitto – soprattutto contro gli Stati Uniti – l’Epl potrebbe rivelarsi inadeguato alla guerra moderna. Per questo negli ultimi mesi sono stati introdotti nuovi regolamenti che puntano a rendere più professionali sottufficiali e militari di leva, migliorando i sistemi di reclutamento, addestramento e avanzamento di carriera.
Le reclute verranno ricercate sempre di più all’interno delle università e verranno aumentati i loro salari e benefit. Il modello è quello dell’esercito statunitense, con un’articolata divisione delle funzioni tra soldati con un elevato grado di specializzazione.
Una professionalizzazione che però gli Stati uniti hanno raggiunto partecipando a un gran numero di guerre e di missioni, via via più tecnologiche, in teatri diversi e lontani a partire dal secondo conflitto mondiale. Un bagaglio che alla Cina, che ha costruito la sua ascesa come “potenza pacifica” manca, avendo negli ultimi decenni partecipato solo a missioni di peacekeeping.
I generali cinesi hanno osservato la disastrosa interruzione delle forniture ai militari russi al fronte nelle prime settimane dell’invasione dell’Ucraina.
Buon per loro che, anche per quanto riguarda la logistica, l’Epl si sia ispirato agli Usa, per la digitalizzazione degli inventari, come per la spedizione di armamenti e vettovagliamenti. Anche le autostrade e le ferrovie dedicate a rifornire i vari comandi regionali sono state aggiornate secondo la riforma.
Tuttavia, alla domanda se l’Epl sia pronto alla guerra qualsiasi cinese non accecato dal nazionalismo risponderebbe con la formula utilizzata per esprimere approssimazione: chàbuduō, “più o meno”.
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