- L’opposizione ha fatto un gran bel regalo a Erdogan, in vista delle elezioni anticipate del 14 maggio. La contesa sui candidati ha portato a uno strappo e a una divisione ormai praticamente scontata.
- Kemal Kiliçdaroglu del partito repubblicano doveva essere il candidato unico. Ma i nazionalisti hanno preferito sfilarsi dall’alleanza.
- Fra ambizioni personali e sondaggi sfavorevoli, quel che resta è una strada in discesa per l’attuale presidente. Che così si riprende dopo i dissesti economici e le conseguenze del terremoto.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan può andare alle elezioni anticipate del 14 maggio prossimo con meno timori: l’alleanza tra le opposizioni si è rotta e, malgrado tutte le difficoltà del paese, l’Akp ha buone probabilità di vittoria proseguendo un dominio più che ventennale.
L’alleanza dell’opposizione turca non ha trovato l’accordo sullo sfidante del presidente: il partito Iyi (partito del bene) ha dichiarato che non sosterrà il candidato prescelto dalla coalizione, Kemal Kilicdaroglu, leader del partito popolare repubblicano (Chp).
Iyi è una forza nazionalista guidata da Meral Aksener che ha preferito sfilarsi dall’alleanza di cui costituiva la seconda forza. I nazionalisti sostengono che la scelta fatta dagli altri cinque partiti del blocco non è stata razionale: «Le ambizioni personali hanno avuto la precedenza», ha dichiarato Aksener. «Abbiamo perso la capacità di rappresentare la volontà della nazione».
Divisi sui candidati
È un colpo durissimo per l’opposizione che si preparava a sfidare a viso aperto Erdogan, favorita dalla crisi economica e dalle conseguenze del terremoto. È probabile che tale annuncio preluda all’uscita di Iyi dalla coalizione.
Malgrado tale battuta di arresto, gli altri cinque partiti del blocco hanno concordato di continuare a sostenere Kemal Kiliçdaroglu come candidato unico. Oltre al Chp restano in alleanza il partito islamista della felicità, il partito democratico e due scissioni del partito al governo: Deva e Futuro.
Per ora il potenziale sfidante di Erdogan non si scompone e pare stia lavorando ad una ricomposizione del “tavolo dei sei”, come in Turchia viene chiamata l’opposizione. Ma pochi ci credono davvero. L’idea di Iyi era di designare il sindaco di Ankara Mansur Yavas o quello di Istanbul Ekrem Imamoglu (entrambi del Chp), sulla base di sondaggi che considerano tali candidature migliori di quella di Kiliçdaroglu.
Candidati sindaci
Polemicamente Aksener ha invitato Yavas o Imamoglu a scavalcare la dirigenza del loro partito dichiarando la propria candidatura autonomamente. In effetti diverse indagini danno a Yavas e Imamoglu un vantaggio maggiore rispetto a Kiliçdaroglu.
Il problema è che un tribunale turco ha da poco condannato Imamoglu, anche se è in corso il processo di appello, mentre è noto che Yavas non è in grado di raccogliere il consenso dei curdi, parte essenziale dell’elettorato, come invece il suo collega di Istanbul potrebbe.
Nessuno dei due sindaci ha per ora fatto commenti sulle polemiche in corso. La decisione del leader di Iyi ha avuto conseguenze anche all’interno del suo partito, con alcuni dirigenti che hanno sconfessato l’uscita dalla coalizione e altri che si sono dimessi.
Le grandi manovre per le elezioni turche di maggio continuano in un clima di crescente tensione: ambienti democratici contrari alla politica di Erdogan (in particolare quella nei confronti della giustizia e dei media) sostengono che questa potrebbe essere l’ultima occasione per arrestare la deriva autoritaria del paese.
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