Dopo aver rivestito per dodici anni consecutivo la carica da primo ministro di Israele ed essere diventato il volto del paese, quasi più dei diversi presidenti israeliani, Benjamin Netanyahu si appresta a lasciare il palazzo residenziale del governo. L’ultima volta che è accaduto non era ancora iniziato il 21esimo secolo. Contemporaneamente, l’ex premier continua ad affrontare le accuse per corruzione a suo carico, negandole, una dopo l’altra. 

Ieri sera, in un discorso televisivo alla Knesset, Bibi ha espresso il suo timore per il paese a causa della nascita di un «pericoloso governo di sinistra». Netanyahu si è mostrato davanti alle telecamere nervoso e ha definito la scena politica nata dalle elezioni del 23 marzo scorso come la «frode del secolo», soprattutto dopo che il suo “compagno” di destra, Naftali Bennett, ha deciso di voltargli le spalle, scegliendo di allearsi con il leader dell’opposizione centrista Yair Lapid. Una mossa che l’ormai ex primo ministro non ha gradito, soprattutto dopo che il suo alleato aveva dichiarato pubblicamente che non l’avrebbe fatto. 

L’accordo

Secondo un accordo preso con Lapid, sarà proprio Bennett, ex ministro dell’Economia e milionario del settore tecnologico, a diventare primo ministro spodestando di fatto Netanyahu. In base all'accordo di coalizione, Bennett e Lapid si alterneranno nel ruolo di primo ministro, con Bennett in carica per i primi due anni e Lapid per gli ultimi due.

L'accordo deve ancora essere votato alla Knesset, il parlamento israeliano, dove servirà il sostegno della maggioranza prima che il governo possa prestare giuramento. Il voto dovrebbe tenersi entro 7-12 giorni, secondo il Washington Post, ma Lapid ha già telefonato al nuovo presidente, Isaac Herzog, per comunicargli che può procedere a formare un nuovo governo di coalizione.

La coalizione, firmata ieri, consisterebbe in un mosaico di partiti ideologicamente opposti e includerebbe un partito che rappresenta, per la prima volta nella storia israeliana, i cittadini palestinesi di Israele.

Accordi sono stati raggiunti anche con il partito centrista Blu e Bianco, guidato da Benny Gantz, che sarebbe rimasto ministro della Difesa nel nuovo governo; con il partito nazionalista Yisrael Beiteinu dell'ex ministro della difesa Avigdor Lieberman; il partito di sinistra Meretz e il partito laburista di centrosinistra.

Tuttavia, in Israele nessuno esclude un ritorno in politica di Netanyahu. Molti, infatti, secondo la stampa locale, ritengono che l’alleanza Lapid-Bennett potrebbe incrementare l’instabilità interna, soprattutto alla luce delle diverse fazioni politiche. Tante almeno per quante volte sono state ripetute le elezioni (quattro in due anni). E anche questa volta, il dubbio sembra essere proprio quanto durerà il nuovo governo: una coalizione sottoscritta da otto partiti, dalla sinistra all’estrema destra, tenuti insieme solo dalla volontà comune di far fuori Netanyahu.

Da parte sua, dai banchi dell’opposizione, invece, Netanyahu potrebbe continuare a insistere sul fatto che questo governo sia stato voluto dalla sinistra e ricorrere anche ad azioni militari contro «i nemici di Israele». 

Le accuse contro Netanyahu

Mentre viene messo ai margini della scena politica, Netanyahu è impegnato ad affrontare il processo che lo vede imputato con l’accusa di corruzione, frode e violazione di fiducia mentre era in carica. Accuse che continua a negare.

Secondo l’accusa, in particolare, avrebbe concesso favori ai leader dei media, in cambio di regali esorbitanti per quantità di sigari e champagne. 

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